Vincenzo, che ci fai a Helsinki da Melito?
“Sono nato a Melito, ho studiato a Napoli, ma a Napoli non c’era posto per me.”.
Quando leggiamo le storie dei cervelli in fuga immaginiamo tanta nostalgia, metaforiche valigie di cartone, la voglia di rivalsa, un malcelato senso di sconfitta.
Se l’Italia avesse un volto, forse avrebbe il volto della docente “che mi negò la possibilità di fare specializzazione a Napoli dopo la laurea in chimica e tecnologie farmaceutiche perché, disse non sei portato per la ricerca.”.
Ma Vincenzo Cerullo, 44 enne professore ordinario a Helsinki, non sembra avere rivincite da prendersi: è un professionista che ha inseguito il suo sogno e che, invece di piangere sulle umane meschinità si è rimboccato le maniche: il piano a non è andato in porto?
Vincenzo è partito, letteralmente, seguendo il piano b, sotto le forme di un PhD a Houston durato 7 anni.
Come fu la prima notte all’estero, Vincenzo?
“Ho pianto tutta la notte. Pianto pianto pianto e c’era un pensiero unico che mi risuonava in testa: “stavolta ho cacato fuori dalla tazza”, me lo ricordo perché non avevo mai usato quella espressione prima, forse non la conoscevo neanche. Però ci sono andato, ho resistito ai momenti di solitudine, alla vita lasciata a Napoli, ai miei genitori e ai miei fratelli: ma ho inseguito una passione che era più forte di quello che pensavo, più forte delle mie (in)sicurezze, più forte della bella vita”.
E poi?
“E poi mi sono sposato con Maria, finlandese, nel 2009 mi sono trasferito a Helsinki e ho vinto il concorso da professore ordinario. Mi sono trasferito per lavoro, come i calciatori. Accade”.
Certo, accade. Accade anche che nel 2016 Vincenzo ha cofirmato un documento indirizzato al governo italiano insieme ad altri venti ricercatori italiani.
Il dato che ha originato il documento ineriva i progetti finanziati dallo European Research Council: su 30 ricercatori con passaporto italiano che hanno ottenuto un ERC Consolidator 2015 (un finanziamento molto prestigioso che può arrivare a due milioni di euro), ben 17 lavorano all’estero. Viceversa, la mobilità in entrata è imbarazzante: il numero di ERC Consolidator in arrivo in Italia è zero
Da qui i ricercatori formularono una serie di osservazioni sulle criticità e le conseguenti proposte innovative.
Tra le prime: Estrema scarsità di fondi e investimenti, Mancanza di trasparenza nell’attribuzione dei fondi, Mancanza di trasparenza nelle assunzioni, incertezza dei regolamenti; a fronte di esse però proposte concrete e strutturate – creazione di agenzie per la ricerca che gestiscano l’assegnazione di fondi in base a giudizi espressi da commissioni a forte carattere internazionale; incentivi alla mobilità dei ricercatori, in ingresso (anche dall’estero) e in uscita, chiari percorsi di carriera.
Un esempio tra i tanti, non seguito ovviamente da nessuno dei governi che da anni lamentano la fuga dei cervelli: assegnazione di fondi a dipartimenti virtuosi e a ricercatori realmente giovani (un ricercatore laureato con lode e in corso dovrebbe avere maggiori opportunità di un fuoricorso): sembra l’uovo di Colombo, eppure non accade così.
Vincenzo è rimasto ad Helsinki a lavorare con un gruppo di ricercatori (molti italiani, va da sé) per far fruttare l’investimento che il governo finlandese ha profuso – parliamo di 10000 euro al giorno e di circa tre milioni complessivi, non noccioline. Di recente è tornato in Italia con la qualifica di professore associato: ovviamente nessun concorso, solo una equiparazione di carattere europeo automatica, che comunque gli consente di essere titolare di un corso bilingue grazie al quale saltuariamente torna a Napoli.
Tutto bene, allora?
Sembrerebbe di si, “A casa parliamo quattro lingue, io sono il più scarso di casa perché a differenza dei miei figli e di mia moglie con il finlandese e svedese non vado esattamente a braccetto, infatti a casa alterniamo inglese e italiano.Victor, il mio primo figlio, esce da scuola e rincasa da solo a 9 anni, e considera che è stato l’ultimo della sua classe ad avere le chiavi, in questo siamo stati considerati italiani mammoni, è tutto dire; una sola cosa mi crea problemi: la mancanza di tapparelle.”
Scusa?
“Si, in Finlandia c’è il “sole di mezzanotte”, il che significa che nel periodo invernale esco la mattina alle 8 col buio, ma a quello resisto tutto sommato. È d’estate il problema: andare a dormire a mezzanotte col sole è una cosa alla quale non riesco ad abituarmi. A casa abbiamo tripli strati di tende, ma pare che alle tapparelle qui non siano ancora arrivati.
E’ una eccellenza nella sua normalità, Vincenzo il finlandese.