L’ Historical Novel Society asserisce quanto segue: “Per essere ritenuto storico, un romanzo deve essere stato scritto almeno cinquanta anni dopo gli eventi descritti, o deve essere stato scritto da un autore che all’epoca di tali eventi non era ancora nato.”. Dietro la stesura c’è un grandissimo studio, ricerca e documentazione per creare un’accurata ricostruzione con l’effetto del verosimile.
Quello storico resta il genere più affascinante della letteratura. Non sempre adatto a tutti, ma sicuramente perfetto per vivere una vita in un’altra epoca ed il fatto possa venire mescolato con altri generi come il romance, il thriller o il mistery, permette di abbracciare un pubblico più vasto.
Il lettore purista predilige il romanzo storico senza aggiunte, dove la narrazione segue le fonti in maniera fedele. Il genere, travolge il lettore portandolo nel passato, facendogli assaporare l’atmosfera, gli usi ed i costumi di un tempo; chiarisce le idee a chi è interessato ad un certo evento; fa rivivere la vita di personaggi epocali riportando le loro imprese.
Non è cosa facile ridurre una letteratura così importante a pochi titoli, ma la decisione si basa mescolando epoche e stili.
La papessa di Donna Woolfolk Cross
Giovanna nasce nell’anno del Signore 814, in un’epoca in cui le donne sono considerate empie, inferiori e indegne di essere istruite. Lei ha invece un forte desiderio di sapere, che cerca di soddisfare di nascosto con l’aiuto del maestro Esculapio. Divisa tra l’amore impossibile per un uomo e quello altrettanto impossibile per i libri, Giovanna sceglie questa seconda passione. Assume l’identità di suo fratello Giovanni, morto durante un’incursione vichinga, e si nasconde per dodici anni in un monastero benedettino, finalmente libera di leggere, studiare e carpire i segreti delle arti e delle scienze. Grazie a questo inganno e alla sua devozione Giovanna avanza a lunghi, incredibili passi nella gerarchia religiosa: giunge a Roma, dove nessuno sospetta della sua falsa identità, e viene eletta papa, rinunciando in quel momento e per sempre al suo amore ritrovato, Gerardo. Durante la solenne processione di Pasqua, però, la papessa viene pubblicamente e tragicamente smascherata… I suoi successori faranno di tutto per cancellarla dai registri pontifici e la Storia la dimenticherà. In bilico tra verità e leggenda, Giovanna è uno tra i personaggi più controversi e affascinanti di tutti i tempi.
Q di Luther Blissett
Anno Domini 1555. Sopravvissuto a quarant’anni di lotte che hanno sconvolto l’Europa, un eretico dai mille nomi racconta la sua storia e quella del suo nemico, Q.
Predicatori, mercenari, banchieri, stampatori di libri proibiti, principi e papi compongono un grande affresco che si estende dalla Germania di Lutero al regno anabattista di Münster, dai mercati di Anversa alle città italiane insidiate dall’Inquisizione.
Pubblicato in tredici lingue e in venti paesi, Q ha segnato l’esordio letterario del collettivo in seguito noto come Wu Ming.
Kristin, figlia di Lavrans di Sigrid Undset
Norvegia, XIV secolo. Unica figlia di un ricco e devoto possidente, Kristin viene promessa in sposa a quindici anni; durante un viaggio a Oslo si innamora però di Erlend, giovane affascinante dalla dubbia fama, e cede alla passione. Nonostante la ferma opposizione della famiglia, Kristin rompe il fidanzamento e sposa Erlend, per iniziare con lui il cammino verso l’età adulta. La vita travagliata della protagonista e la sua faticosa ma costante ricerca di Dio sono il fulcro di questo racconto, mentre sullo sfondo si staglia vivido e toccante l’affresco del Medioevo scandinavo, diviso tra le tradizioni pagane e l’affermarsi della nuova concezione cristiana dell’esistenza.
Il silenzio delle ragazze di Pat Barker
Quando Lirnesso viene conquistata dai Greci, Briseide, sopravvissuta al massacro della sua famiglia, viene portata via dalla città come un trofeo e consegnata ad Achille. A diciannove anni diventa concubina, schiava, infermiera, assecondando qualunque necessità dell’eroe splendente. Ma non è sola. Insieme a lei innumerevoli donne vengono strappate dalle loro case e consegnate ai guerrieri nemici. Ed è cosí che confinate nell’accampamento – e nella tenda di Achille – Briseide e le sue compagne assistono alla guerra di Troia e raccontano ciò che vedono. Episodi entrati nel mito, ma anche quelli che non sono stati registrati dalle cronache ufficiali perché legati alla miserabile vita delle ragazze. Da Agamennone a Odisseo, da Achille a Patroclo, da Elena a Briseide, Pat Barker racconta la guerra piú famosa di tutti i tempi dal punto di vista delle donne.
Forse Esther di Katja Petrowskaja
Si sarà proprio chiamata Esther quella bisnonna che, nella Kiev del 1941, chiese fiduciosa a due soldati tedeschi la strada per Babij Jar, la fossa comune degli ebrei, ricevendone come risposta un distratta rivoltellata? Forse. E dell’intera famiglia, dispersa fra Polonia, Russia e Austria, che cosa ne è stato? Il monolite sovietico conosceva l’avvenire, non la memoria. Per ricostruire quella ramificata genealogia, quel vivace intreccio di culture e di lingue – yiddish, polacco, ucraino, ebraico, russo, tedesco –, Katja Petrowskaja intraprende, sulle tracce degli scomparsi, un intenso viaggio a ritroso nella storia di un Novecento sul quale incombono la stella gialla e quella rossa, e in cui si incrociano i destini di memorabili figure: la babuška Rosa, incantevole logopedista di Varsavia, che salva duecento bambini sopravvissuti all’assedio di Leningrado; il nonno ucraino, prigioniero di guerra a Mauthausen e riemerso da un gulag dopo decenni; il prozio Judas Stern, che spara a un diplomatico tedesco nella Mosca del 1932, e dopo un processo-farsa viene spedito «nel mondo della materia disorganizzata»; il fratello Semën, il rivoluzionario di Odessa, che passando ai bolscevichi cambia in Petrovskij un cognome troppo ebraico… Ma indimenticabili protagonisti sono anche i paesaggi: l’immane pianura russa invasa dai tedeschi e le città della vecchia Europa: Kiev, Mosca, Varsavia, Berlino. E i ghetti, i gulag e i lager nazisti. In questo romanzo vero, vibrante, venato di ironia, mondi inabissati risorgono vividi, rapinosi, e più che mai contemporanei.
Teutoburgo di Valerio Massimo Manfredi
E’ un giorno di sole quando Armin chiama suo fratello Wulf, per mostrargli un prodigio: la costruzione della “strada che non si ferma mai”. Una meraviglia che li lascia senza fiato, il miracolo tecnico dei nemici romani, capaci di creare dal nulla una strada che attraversa foreste, fiumi, paludi e non devia nemmeno davanti alle montagne. Improvvisamente i due sentono dei rumori: è una pattuglia romana. Armin e Wulf sono catturati dai soldati. Nel loro destino però non c’è la morte, né la schiavitù. Perché Armin e Wulf sono figli di re. Sigmer, il loro padre, è un guerriero terribile e fiero, principe germanico rispettato e amato dalla sua tribù. La sua sola debolezza era l’amicizia segreta con Druso, il grande nemico, il generale romano precocemente scomparso che Sigmer, di nascosto, ha imparato a conoscere e ad ammirare. I due giovani devono abbandonare la terra natale e il padre per essere condotti a Roma. Sono principi, per quanto barbari. Saranno educati secondo i costumi dell’Impero fino a diventare comandanti degli ausiliari germanici delle legioni di Augusto. Sotto gli occhi dell’inflessibile centurione Tauro, impareranno una nuova lingua, adotteranno nuove abitudini, un modo diverso di pensare. E come possono Armin e Wulf, cresciuti nei boschi, non farsi incantare dai prodigi di Roma? I due ragazzi diverranno Arminius e Flavus, cittadini romani. Ma il richiamo del sangue è davvero spento in loro? La fedeltà agli avi può portare alla decisione di tradire la terra che li ha adottati?