Fin dall’epoca antica era molto diffusa la pratica di abbandono dei neonati, sia che si trattassero di figli illegittimi o indesiderati sia di bambini che non potevano essere mantenuti. Nell’antica Grecia, ad esempio, le legislazioni di Licurgo e Solone consentivano l’abbandono e l’infanticidio, soprattutto per le figlie, poiché esse costituivano un peso per la famiglia che doveva fornirle di dote affinché potessero trovare marito. Solitamente veniva fatta sopravvivere una sola femmina e, visto che la condizione di zitella costituiva una vergogna sia per l’interessata che per la sua famiglia, il padre poteva decidere di venderla come schiava. I motivi principali dell’abbandono erano comunque molteplici: malformazione fisica, frutto di un incesto o violenza carnale, problemi economici, un cattivo presagio. E il destino degli esposti era pressocché drammatico: per i più fortunati si faceva ricorso all’adozione; in altri casi, invece, i bambini venivano ridotti in schiavitù, subivano lo storpiamento per essere sfruttati come mendicanti o condotti nelle campagne costretti alla manodopera. La situazione non era meno tragica nella Roma antica. Qui il bambino era un “nihil”, una cosa da nulla, il cui destino dipendeva esclusivamente dalla patria potestas esercitata dal padre. Bisognerà aspettare l’avvento del Cristianesimo perché si possa cominciare ad intravedere una risoluzione. Difatti, con un nuovo approccio all’essere umano, mediante modi di sentire fino ad allora sconosciuti alla morale comune, come quello della pietas e della caritas, si sancì la sacralità della vita umana, confermata dal rito battesimale. Costantino (260-337 d.C.), primo imperatore converito al Cristianesimo, sottoscrisse la pena del parricidio. Ciononostante, l’abbandono dei bambini continuava ad avvenire. Fu per queto motivo che egli decretò che lo stato dovesse mantenere i bambini abbandonati, creando le premesse per la costituzione degli orfanotrofi. Nelle province orientali dell’Impero Romano, dopo l’avvento di Costantino, S.Basilio Magno (329-379), vescovo di Cesarea di Cappadocia, fondava un grande complesso ospedaliero che da lui prese il nome di Basiliade. In quel grande complesso, definito dai contemporanei una delle meraviglie del mondo, S.Basilio faceva accogliere sia i bambini allattati al seno (brefotrofio) che quelli orfani (orfanotrofio). In seguito, sotto il secolo di Giustiniano (IV secolo), il bambino verrà considerato per la prima volta come persona giuridica. Per rimediare alla pratica dell’abbandono si pensò di creare la cosiddetta ruota. Questa era un meccanismo girevole di forma cilindrica, fabbricato in legno, diviso in due parti chiuse da uno sportello: una verso l’interno e l’altra verso l’esterno che permetteva di deporre il neonato abbandonato senza essere visto. Facendo girare la ruota, il bambino veniva prelevato dalla parte interna. La prima ruota degli esposti nacque in Francia, a Marsiglia, nel 1188. In Italia, invece, fu creata per volere di papa Innocenzo III, il quale, secondo la tradizione, rimase particolarmente impressionato alla vista di tre cadaveri di neonati ripescati dal Tevere. Tale ruota fu istituita nel 1198 nell’ospedale di Santo Spirito in Sassia. Anche a Napoli venne istituita una ruota degli esposti nel 1600 nella Santa Casa dell’Annunziata, all’interno della Basilica della Santissima Annunziata Maggiore, sita nei pressi di Forcella. L’istituzione, che si occupava degli infanti abbandonati, era patrocinata dalla Congregazione della Santissima Annunziata, fondata nel 1318 e sostenuta dapprima da Sancha D’Aragona, poi dalle famiglie nobili di Napoli. I piccoli indifesi, che venivano rilasciati nella ruota, erano considerati come figli della Madonna, in quanto i genitori li esponevano alla misericordia di Maria, di qui il nome “la ruota degli esposti”. Il più delle volte, i bambini prelevati venivano trovati con addosso un foglio con su scritto i nomi dei genitori o con un monile che li identificasse, nel caso in cui un giorno i genitori ne avessero richiamato la potestà. La ruota di Napoli divenne la più famosa d’Italia, insieme a quella di Roma, e venne chiusa definitivamente nel 1875.