Il 22 novembre del 1963, si registrò la giornata più traumatica e incredibile della storia politica americana del Novecento. In questa data venne, infatti, assassinato, a Dallas, John Fitzgerald Kennedy, il trentacinquesimo Presidente degli Stati Uniti; il primo a essere nato nel XX secolo e il più giovane a morire ricoprendo la carica.
Come possiamo ricordare, mentre viaggiava a bordo della limousine presidenziale – insieme alla moglie Jacqueline, al governatore Connally e alla moglie di quest’ultimo -, JKF ricevette diversi colpi di pistola. L’assassinio venne ripreso dalle telecamere, che trasmisero le immagini in televisione. Quelle scene tremende, diffuse sul piccolo schermo, sconvolsero i cittadini americani, i quali erano molto legati a questa figura di giovane Presidente. Grazie al carattere liberale e progressista dei suoi orientamenti e alla sua abilità nel conciliare anche l’adesione delle aspettative del forte elettorato cattolico, infatti, egli aveva cominciato a farsi apprezzare notevolmente.
Dopo l’accaduto, il governo creò una commissione d’inchiesta, la Commissione Warren, e si stabilì che Kennedy venne colpito da un solo cecchino. Il colpevole fu dunque identificato con Lee Harvey Oswald, ovvero un operaio, ex militare e attivista. Ma quest’ultimo fu a sua volta ucciso, due giorni dopo, da Jack Ruby, prima che potesse essere processato. Tuttavia il pubblico presente sulla scena cominciò a esprimere diversi pareri, tanto che nel 1976 un nuovo organo avviò ulteriori indagini, ipotizzando che gli spari fossero stati quattro, di cui tre di Oswald e uno di un altro cecchino. Dunque, è probabile che Oswald abbia agito coinvolgendo anche altre persone, anche se di ciò non furono trovate prove.
Nato il 29 maggio 1917, a Brookline, nel Massachusetts, in una famiglia cattolica di origine irlandese, Kennedy studiò all’università di Harvard. Allo scoppio della Seconda guerra mondiale, egli si arruolò e si distinse nelle operazioni nel Pacifico, al punto da ricevere diversi riconoscimenti. Dopo la guerra, Kennedy aderì al Partito democratico e si candidò nel 1946 alla Camera dei rappresentanti, nella quale ottenne un seggio, e nel 1952 al Senato, ottenendo anche qui un seggio. Nel 1960, alla guida del partito, JkF decise di ambire alla presidenza degli Stati Uniti, con Lyndon Johnson in qualità di vicepresidente – il quale gli subentrò dopo la sua morte -. Il 3 novembre dello stesso anno, battendo il vicepresidente uscente, il repubblicano Richard Nixon, Kennedy quindi s’insediò alla Casa Bianca.
La sua presidenza, nel pieno della Guerra Fredda, è stata caratterizzata da vari eventi: la crisi di Berlino del 1961, con la costruzione del Muro; la corsa alla Luna; la conquista dello spazio; lo sbarco nella baia dei Porci; la crisi dei missili di Cuba; gli antefatti della guerra del Vietnam e l’affermarsi del movimento per i diritti civili degli afroamericani. In politica estera, Kennedy riuscì ad ottenere ottimi compromessi, basti pensare, ad esempio, al trattato sulla limitazione dei test nucleari e all’istituzione dell’Alliance for Progress.