“La moda riflette i tempi in cui si vive, anche se, quando i tempi sono banali, preferiamo dimenticarlo.”
Oggi, per chi non lo sapesse, si celebrano i 50 anni dalla scomparsa di un mito, di una vera e propria icona di eleganza senza tempo, la quale è stata capace, con la sua opera, di rivoluzionare il concetto di femminilità e di rendersi celebre come figura centrale del fashion design e della cultura popolare del XX secolo. Il 10 gennaio del 1971, veniva infatti a mancare, a Parigi, la stilista Gabrielle Bonheur Chanel, meglio conosciuta come Coco Chanel; uno pseudonimo tratto dal soprannome che le venne dato quando, giovanissima, si esibiva come cantante nella canzone Qui qu’a vu Coco?, in un caffè nella capitale francese.
Gabrielle nacque a Saumur, in un ostello per poveri, il 19 agosto 1883. Suo padre era un venditore ambulante, mentre sua madre morì prestò e così, dopo un breve periodo con la nonna, Coco con due sue sorelle fu affidata alle suore della congregazione del Sacro Cuore, nell’orfanotrofio di Aubazine e proprio qui le tre piccole cominciarono a imparare l’arte del cucito. Nelle prime collezioni, del resto, si può notare l’influenza degli anni di vita nel convento, con l’amore per il bianco e il nero e per una certa austerità. Dopo l’orfanotrofio, una volta cresciuta, Gabrielle venne mandata a scuola di arti domestiche a Notre Dame e, a 18 anni, nel 1901, iniziò a lavorare come commessa a Moulins, in un negozio di biancheria. Ella, già in quegli anni, non si definiva sarta ma una creatrice di moda. Successivamente, la stilista incontrò Étienne de Balsan, un figlio di imprenditori tessili e ufficiale di cavalleria, il quale le finanziò la sua prima boutique di cappellini ornati da semplici fiori in raso o piume, con l’obiettivo di sostituire i copricapo sontuosi in voga all’epoca. Dopo la morte di Balsan, nacque in lei l’ambizione di creare “l’abito perfetto”, quello che, in effetti, finì per rivoluzionare la storia del costume femminile dei primi del Novecento. Grazie all’incontro con Arthur ‘Boy’ Capel, industriale dell’alta borghesia di Newcastle, Coco poté aprire, poi, la sua boutique di Rue Cambon. In aggiunta, ella inaugurò anche il negozio di Deauville, dove lanciò lo stile garconne, e ampliò quelli di Parigi e Biarritz. Presto, la stilista riuscì ad arrivare a cinque laboratori e trecento lavoratori. Con Misia Sert, Coco conobbe artisti del calibro di Paul Morand, Pablo Picasso, Jean Cocteau, Max Jacob, Igor Stravinskij, Bendor, duca di Westminster, fino a imporsi negli Anni Venti come regina incontrastata di stile, lanciando il taglio di capelli corto per le donne. L’artista francese ebbe pure una storia d’amore con il Granduca Dmitrij Pavlovic, cugino dello zar Nicola II, che la ispirò in alcune opere.
Nel 1921, uscì il profumo Chanel N°5 che diventò il più celebre di sempre grazie anche a Marilyn Monroe che lo amava particolarmente. Durante la Seconda guerra mondiale, l’artista fu costretta a chiudere la boutique di Rue Cambon, a eccezione dei profumi, e ai primi anni Cinquanta si ritirò in Svizzera. Ella tornò alla moda nel 1954 con una nuova collezione e creò un altro successo intramontabile: la borsetta 2.55, ispirata al guardaroba maschile. Infine, negli anni Settanta, come ultima straoridnaria creazione, Coco disegnò il sandalo bicolore, realizzato per lei dal calzolaio Andé Massaro.