Il 27 ottobre 1881 Carlo Collodi concludeva la prima redazione del libro con un finale che non prevedeva il “E vissero tutti felici e contenti” conclusivo. Sul “Giornale per i bambini”, le avventure del burattino si concludevano tragicamente con la morte dello stesso per impiccagione ad un albero per opera del Gatto e della Volpe, punito per la sua stolidità e disubbidienza, pronunciando un’invocazione già sentita: “Oh babbo mio! Se tu fossi qui! E non ebbe fiato per dir altro. Chiuse gli occhi, aprì la bocca, stirò le gambe e, dato un grande scrollone, rimase lì come intirizzito”: inevitabile il richiamo biblico della locuzione che ci porta a pensare alla morte di Cristo sul Golgota.
Una scoperta decisamente sconvolgente per milioni di lettori, abituati al “lieto fine”, al valore pedagogico e alla visione rassicurante del burattino che diventa bambino per premio. Il “nuovo” Pinocchio è un libro sorprendente, arricchito in questa nuova veste dalle perturbanti illustrazioni realizzate ad hoc dal giovane artista siciliano Simone Stuto edito da Il Palindromo.
Tradotto in più di 240 lingue, Pinocchio è probabilmente il libro italiano più conosciuto e venduto al mondo. Decine le letture e le interpretazioni del testo, elaborate da critici lungo tutto il XX secolo lo inquadrano come romanzo terrificante e cupo che delinea un piccolo universo dominato dal male, dalla falsità, dalla cattiva fede, dalla furbizia.
Ma quella di Pinocchio non è la sola opera ad essere edulcorata per non terrorizzare i bambini, basti pensare a I tre porcellini, neanche loro fanno una bella fine. E’ inconcepibile che una favola possa concludersi così e, dopo le lettere di protesta dei piccoli lettori, Collodi su costretto a riscriverne il finale, molto più lieto, avvisando che: “Pinocchio è sempre vivo, e che sul conto suo potrà raccontarvene ancora delle belline. Era naturale: un burattino, un coso di legno come Pinocchio ha le ossa dure, e non è tanto facile mandarlo all’altro mondo. Dunque i nostri lettori sono avvisati: Presto presto cominceremo la seconda parte della Storia d’un burattino intitolata “Le avventure di Pinocchio”.
Si prevedono picchi di vendita altissimi, sia perché c’è grande curiosità da parte di chi è legato all’edizione più conosciuta, sia perché ormai i giovani lettori sono attratti dai finali noir e non si indigneranno di certo per l’impiccagione del protagonista. I tempi cambiano.