Ci sono tanti luoghi incantevoli di cui possiamo andare fieri noi campani, tanti luoghi dei quali talvolta ne ignoriamo la storia perché poco conosciuta e diffusa. E’ il caso di Amalfi, la città principale di tutta la costiera che con i suoi vari monumenti, il Duomo, il Chiostro del Paradiso, la Chiesa di Santa Maria, la Valle dei Mulini, la Fontana di Sant’Andrea, è possibile ammirare le testimonianze dell’influenza romana e barbara sul territorio. Desta particolare attenzione la “Torre del Silenzio”, detta anche Torre Bianca. Si tratta di una torre di forma quadrangolare risalente al XVI secolo che si stanzia su un pittoresco promontorio. Vi è stato attribuito tale soprannome in virtù del fatto che negli anni ’60 essa fungeva da cimitero, sebbene disparati cacciatori ed escursionisti si recavano di buon grado nella zona. Ciononostante, la torre bianca resta un vero e proprio simbolo, soprattutto se si considera che di essa vi sono numerose testimonianze scritte e vi fu chi la paragonò alle torri del silenzio indiane durante una riunione tenutasi alla Società delle Nazioni. La costruzione della Torre fu derivata dagli incessanti attacchi saraceni e corsari contro la popolazione locale. Questo spiega anche il motivo per il quale lungo tutta la fascia costiera, da Vietri sul Mare a Positano, si distiguono circa una trentina di baluardi difensivi. Difatti, tali torri raccontano la storia di ottocento anni (dal IX al XVII secolo), dal periodo bizantino passando al dominio degli Svevi, degli Angioini fino agli Aragonesi e i viceré spagnoli, degli abitanti della costiera amalfitana pronti a difendersi dalle cruenti scorrerie dei pirati. Molti sono gli episodi rimasti nella storia, come la strage di Conca dei Marini nel 1543 o l’invasione turca del 1587. Le torri più antiche risalgono al periodo angioino; di forma cilindrica, alte e sottili con piccole aperture, queste torri avevano la funzione di avvertire la popolazione, tramite l’accensione di fuochi, di pericoli imminenti, così da consentire loro di rifugiarsi in luoghi sicuri che potevano essere grotte, boschi o fortificazioni. Soltanto nella prima metà del XVI secolo, durante il Viceregno spagnolo di Napoli, il viceré di Napoli don Pedro di Toledo ordinò che venisse costruito un complesso sistema difensivo con torri più massicce e di forma quadrata. Con l’avvento dell’artiglieria le torri rappresentarono imponenti fortificazioni con compiti di avvistamento, segnalazione, rifugio e difesa. Durante gli anni molte di esse andarono in rovina, finché con la restaurazione borbonica del 1815 furono adibite a scopo abitativo, ma vennero anche utilizzate come segnalazioni semaforiche o telegrafiche.La torre bianca è stata recentemente restaurata e trasformata in museo.Inoltre, essa è diventata così famosa da essere associata ad una curiosa storia. Si narra che un giorno gli abitanti della Conca notarono due anziane signore americane inginocchiate dinanzi alla costruzione saracena. Interrogate del motivo, risposero che aspettavano di morire lì ed essere sepolte nella torre perché “questo è il posto più bello del mondo”. Furono poi convinte a distogliere l’attenzione da questo tipo di preghiera. Ogni anno, tuttavia, ritornano a Conca: questa volta per divertirsi.