Come ogni anno ci risiamo, anche se il freddo sta un po’ tardando ad arrivare, l’inverno è alle porte e con esso anche alcuni ospiti indesiderati come la temuta sindrome influenzale.
Mi rendo conto che i sintomi correlati ad un’influenza virale siano talvolta insopportabili e fastidiosi, come la febbre, la rino-faringite, la cefalea, le mialgie (dolori muscolari) e per tale motivo, siamo disposti ad assumere di tutto pur di alleviare tali sintomi o, almeno, per ridurne il loro decorso. Purtroppo, presi spesso dagli impegni di lavoro e dal desiderio di guarire rapidamente, cadiamo nell’errore di assumere antibiotici sin dal primo sintomo influenzale, sperando di stroncare il problema sul nascere. Ma gli antibiotici hanno realmente efficacia su una sindrome influenzale di natura virale?
Gli antibiotici nascono per distruggere i batteri e non sono efficaci contro infezioni di origine virale, sarebbe un po’ come voler svitare una vite con fessura a stella utilizzando una chiave inglese.
Il Ministero della Salute nel 2018 ha stilato delle Linee guida sulla gestione della sindrome influenzale (http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_850_allegato.pdf). Sono stati analizzati diversi studi scientifici comprendenti migliaia di pazienti e, nella maggior parte di essi, si evince che l’antibiotico ha dei benefici nel ridurre il rischio di alcune complicanze batteriche. Altri studi (Petersen I. BMJ 2007) sembrerebbero dimostrare una riduzione delle complicanze batteriche nei pazienti affetti da sindrome influenzale e trattati con antibiotico, ma è anche vero che il numero di soggetti da trattare per risparmiare una complicanza risulterebbe altissimo (oltre i 4000 pazienti) a causa della bassa probabilità di sviluppare complicanze batteriche nell’ influenza virale.
Le stesse linee guida si concludono affermando:
- Non è raccomandato l’uso di antibiotici nella sindrome influenzale senza complicanze.
- Non è raccomandato l’uso di routine degli antibiotici nel mal di gola da sindrome influenzale, a meno che non vi siano complicazioni di origine batterica
Inoltre, in determinate condizioni, un utilizzo improprio di antibiotico non è solo inefficace, ma addirittura controproducente. Un problema sanitario di alto impatto negli ultimi anni è proprio quello dell’antibiotico resistenza. Immaginate che il DNA di un batterio è di gran lunga più semplice di quello di un essere umano e può mutare ed evolversi in modo molto più rapido, far vivere un batterio in un ambiente ostile gli permette di trasformarsi dando origine a ceppi resistenti a tale ambiente.
L’Istituto Superiore della Sanità è sensibile al problema dell’antibiotico resistenza tanto da istituire un registro dedicato. Anche se vi sono dei limiti riguardanti la copertura territoriale e la distribuzione geografica dei laboratori partecipanti, i dati raccolti, relativi al quinquennio 2012-2016, evidenziano che nel nostro Paese la resistenza agli antibiotici per tutti i patogeni sotto sorveglianza si mantiene elevata, generalmente superiore alla media europea
Questo non vuol dire che l’antibiotico NON debba assolutamente essere utilizzato in caso di influenza, ma che ogni caso debba essere valutato in modo appropriato, poiché vi sono pazienti più fragili e con patologie associate che meritano una maggiore attenzione.
È quindi importante chiedere consiglio al medico di base per l’eventuale trattamento e prescrizione di antibiotico ed evitare assolutamente di fare da sé.