L’11 Agosto 2017 debuttava in tutti i paesi con libero accesso a Netflix Atypical, una serie tv degna di particolare attenzione. Poco più di un anno fa c’era un vero e proprio monopolio di serie alla stregua di Stranger Things, che seguendo la traccia della Big hanno cercato il proprio spazio sulla piattaforme e sul piccolo schermo. La produzione era diventata quasi asfissiante e ridondanti erano i discorsi riguardo queste. Quindi Atypical, serie tv statunitense ideata da Robia Rashid, si colloca in una situazione cinematografica tutt’altro che complessa e c’è da riconoscerne il coraggio e lo zelo.
La serie, che rientra nella corrente Coming-of-age (Racconto ironico e pseudo introspettivo sulla crescita del protagonista, interessato in particolare alla transizione da adolescenza a età adulta, ndr), racconta di Sam Gardner, un ragazzo di appena diciotto che si appresta, come tutti i suoi coetanei, ad abbandonare i capricci adolescenziali per abbracciare con un po’ di rammarico quelle che sono le libertà e gli impegni della vita adulta. Il ragazzo però soffre della sindrome di Asperger, il che lo rende un personaggio outcast dalla caratterizzazione intensa e complessa. Appassionato di biologia – e in particolare di pinguini – il giovane, intepretato da un formidabile Keir Gilchrist, dovrà affrontare non solo le situazioni normalmente critiche della crescita, ma anche diversi problemi familiari legati ai genitori e alla sorella Casey, talvolta soffocato dal suo
La serie è assolutamente i linea con i già usati tentativi di raccontare (e sensibilizzare le masse) al problema dell’autismo e i disturbi a esso legati, e non presenta particolari distinzioni originali nè timbri provocatori. Insomma è una serie serena, tranquilla ma risulta assolutamente godibile attraverso l’ironia che accarezza molte delle scene, intricando la drammaticità degli eventi all’ingenuo gioco che la vita appare talvolta agli occhi di Sam.
Principale soggetto della sceneggiatura, è l’amore, o meglio, i diversi approcci con un sentimento sconosciuto che il protagonista è indotto a provare dagli amici e dalla famiglia. Ma il discorso non si limita al protagonista: sarà infatti esteso a ogni singolo membro della famiglia, muovendo i dolci fili della trama. La seconda stagione, preannunciata proprio dal finale della prima, si propone forse di chiudere il discorso e lanciare il messaggio definitivo. In conclusione Atypical non è certo la serie tv più originale del secolo nè solleva una critica sulla faccenda, ma non ha le presunzione di volerlo fare. È sicura del target a cui si rivolge e cerca di inserire un messaggio edificante nelle coscienze dei giovani che la guardano, senza particolare pretese, e questo la rende “umile” e godibile.