Quando vago nei “notturni silenzi”
Quando vago nei “notturni silenzi”
del cielo che sgomenta e fa paura
osservo quei punti luminosi
e penso
alla loro vacuità che mi confonde
Marcus Edizioni
Siamo di fronte ad una raccolta di poesie in cui l’autore racconta in versi la sua visione delle cose e del mondo. Prende spunto dalla Genesi, esponendo convinzioni ed opinioni su tutto il creato a partire dal cosmo per approdare all’uomo. Per lui il Pensiero è il logos creatore dell’universo che deve essere differenziato dal pensiero (questa volta con la p minuscola) che si riferisce al pensiero umano, ma entrambi strettamente collegati.
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Raffaele Urraro
È nato a San Giuseppe Vesuviano, dove vive. Ha insegnato Italiano e latino nei licei. È redattore di “Secondo Tempo”; collabora a varie riviste letterarie con testi creativi e critici. Ha pubblicato otto raccolte poetiche e, insieme a Giuseppe Casillo, antologie di classici latini per la scuola superiore (Loffredo) e una storia della letteratura latina in tre volumi (Bulgarini). L’ultimo suo libro è Giacomo Leopardi: le donne, gli amori (Olschki 2008).Ha pubblicato le seguenti opere:
Poesia:Orizzonti di carta, San Giuseppe Vesuviano 1980, poi Marcus Edizioni, Napoli 2008;
La parola e la morte, Loffredo, Napoli 1983;
Calcomania, Postfazione di Raffaele Perrotta, Loffredo, Napoli 1988;
Il destino della Gorgonia – Poesie e prose, Loffredo, Napoli 1992;
Anche di un filo d’erba io conosco il suono, prefazione di Ciro Vitello, Loffredo, Napoli 1995;
La luna al guinzaglio, con Saggio critico di Angelo Calabrese, Loffredo, Napoli 2001;
Acroàmata – Poemetti, Loffredo, Napoli 2003;
Poesie, Marcus Edizioni, Napoli 2009;
Ero il ragazzo scalzo nel cortile, Marcus Edizioni, Napoli 2011.
La parola incolpevole, Marcus Edizioni, Napoli 2014.
Saggistica:
Poiein – Il fare poetico: teoria e analisi, Tempi Moderni, Napoli 1985;
Giacomo Leopardi: le donne, gli amori, Olschki, Firenze 2008;
La fabbrica della parola – Studi di poetologia, Manni Editore, San Cesario di Lecce 2011;
Cultura popolare:
‘A Vecchia ‘Ncielo – Proverbi e modi di dire dell’area vesuviana, 2 tomi, Loffredo, Napoli 2002;
‘A ‘Mberta – Canti e tradizioni popolari dell’area vesuviana, 2 tomi, Marcus Edizioni, Napoli 2006:
INTERVISTA
- Può spiegare ai lettori la scelta di un titolo in ebraico?Si tratta della prima parola della Genesi biblica e significa “In principio”. Mi è parso opportuno indicare nel titolo la parola ebraica insieme alla traduzione italiana perché essa davvero sintetizza il senso generale della mia raccolta di versi fondata proprio sulla Genesi, sulla origine e sulla finalità del cosmo.
2. Che filo logico c’è tra il verso della Genesiche precede ogni poesia e la poesia stessa?
Alcuni testi poetici sono ispirati direttamente dai versetti biblici, ma soltanto nel senso che questi sono un “pre-testo” (sia nel senso che il versetto biblico mi ha offerto l’occasione tematica per la creazione del mio testo, sia nel senso che esso è un testo composto prima dal quale si genera un altro testo) che mi ha stimolato alla composizione, perché poi il mio discorso acquista uno svolgimento del tutto personale e sostanzialmente “poietico”: insomma son partito da uno o più versetti biblici e ho percorso la mia strada in completa autonomia.
Altri testi, invece, sono “riflessioni del pensiero” (così le ho chiamate) nel senso che, sebbene in qualche misura riflettono il senso generale dei versi biblici, tuttavia sono autonomi approfondimenti di tematiche presentate nella Genesi.
3. Da dove prende ispirazione per i suoi scritti?
Se lei si riferisce ai testi poetici, ebbene, come si può intuire, a volte sono stimolato dalle mie stesse letture (come nel caso di “Bereshìt”) che, fornendomi materiale su cui riflettere, mi portano spesso alla versificazione: una sorta di “pensiero poetante” nel senso che le elaborazioni del pensiero si inverano in una forma poetica. A volte, invece, sono stimolato alla scrittura poetica dalla mia personale riflessione sulla vita, sulla storia, sul mondo, sul destino dell’uomo, ecc. Altre volte ancora dalla osservazione della realtà e dalle sue epifanie. Insomma: colui che si dedica al lavoro poetico di solito non butta via niente delle sue esperienze, comprese, ovviamente, quelle della sua vita più intima e personale.
4. Lei è professore di lettere, quale scrittore contemporaneo aggiungerebbe al normale piano di studi attuale?
La mia esperienza di lettore mi porta ad indicare subito lo scrittore Sebastiano Vassalli.
5. Legge le sue produzioni ai suoi studenti? Che reazioni hanno?
Ci dobbiamo riferire al passato perché ora sono in pensione. Ebbene, sì, ma solo qualche volta. E, pensandoci bene, davvero non so spiegarmi perché non abbia letto e discusso con loro i miei testi con maggiore frequenza. Forse ciò era dovuto al programma da svolgere. Quando capitava, la loro reazione era positiva perché sentivano vicine alla loro sensibilità le tematiche dei testi che leggevo. Ammetto che oggi tratterrei di più i miei studenti sulle mie composizioni, forse perché ho acquisito, nel frattempo, una maggiore disponibilità a leggere agli altri le mie cose.
6. Ha mai pensato ad un romanzo?
Assolutamente no. Non è nelle mie corde. Strutturare un romanzo, una storia che possa interessare il lettore, è cosa che non appartiene alla mia sensibilità. Ma, soprattutto, non mi sono mai impegnato a strutturare una mia lingua narrativa, problema che gli scrittori di oggi spesso trascurano e che, invece, dovrebbe rappresentare il loro scopo fondamentale. Mi dedico invece con grandissima passione alla saggistica e alla critica letteraria.