Trama: Nikolaj è un ingegnere ucraino appassionato di meccanica, che nel 1943 è riuscito a fuggire rocambolescamente dagli orrori della Seconda guerra mondiale assieme alla famiglia e si è costruito una vita rispettabile in Inghilterra.
Ormai ottantaquattrenne, vedovo da due anni, ha un colpo di testa e in breve tempo, tenendo le figlie Vera e Nadia quasi all’oscuro di tutto, sposa Valentina, una ragazza bionda e procace, con meno della metà dei suoi anni, senza passaporto britannico e in odor di opportunismo. Vera e Nadia, i cui rapporti si erano congelati per dissidi sull’eredità lasciata dalla madre, si ritrovano “costrette” a coalizzarsi per evitare che il padre commetta vere e proprie follie senili. La loro missione è, senza giri di parole, far espellere Valentina.
In parallelo agli alti e bassi domestici, la nostalgia per la patria e la passione per i trattori spingono Nikolaj a scrivere una storia dei mezzi agricoli e del loro utilizzo nell’Ucraina sovietica.
Da questi due piani narrativi nasce un romanzo impossibile da incastonare in una gabbia di genere, che è al contempo una divertentissima commedia, una saga familiare fatta di amore ma anche orrori, e uno spaccato di storia ucraina – dai contrasti fra il nazionalismo locale e quello russo alla presa del potere dei bolscevichi, dalla Seconda guerra mondiale all’ascesa e caduta dell’URSS.
Un libro intessuto d’intense emozioni e pungente ironia, e di straordinaria attualità.
Astoria edizioni
Recensione: Questo libro è un ripescaggio, se così possiamo definirlo: pubblicato in Inghilterra dal 2005 e fatto conoscere in Italia da Mondadori, è stato edito nuovamente da Astoria. Gran bella mossa! Il romanzo è veramente valido!
Il titolo fa riferimento al libro che Nikolaj sta finendo di scrivere con grande dedizione.
Una storia divertente, agrodolce, spesso triste, ma molto attuale che vede una serie di protagonisti. Un ingegnere ucraino di oltre ottant’anni, vedovo, con due figlie in perenne lotta tra loro, vuole ricominciare a vivere sposando Valentina, neanche quarantenne.
Le vicende sono tante, affrontano varie problematiche: la situazione instabile dell’Ucraina, la fuga di una famiglia per le brutture vissute, un uomo che vuole essere solo compreso, ma viene penosamente maltrattato, due sorelle che per amore del padre riescono ad accantonare i loro screzi.
Una storia che fa anche tanto sorridere e mi ha lievemente ricordato Ogni cosa è illuminata di Foer.
L’antipatia verso Valentina è immediata. Spietata, malvagia, interessata solo ad avere il passaporto inglese. Nikolaj è di una tenerezza disarmante, preferisce non ammettere di essere stato usato, subisce e difende la sua sposa procace, quasi fino alla fine. Nadia e Vera, faranno l’impossibile per salvare il padre che pare abbia perso totalmente il senno.
Durante la narrazione, alcuni nodi familiari e vecchie ferite verranno al pettine, solo alla fine si scioglierà la matassa.
Un libro che ho amato dalla prima all’ultimissima riga, scritto con leggerezza, ma capace di toccare argomenti drammatici senza scadere nel pietismo.
Un romanzo bellissimo, consigliato, da amare.
Marina Lewycka, di origine ucraina, è nata nel 1946 in un campo per rifugiati a Kiel. Ha insegnato alla Sheffield Hallam University. Ha scritto alcuni racconti e diversi romanzi; quello d’esordio, Breve storia dei trattori in Ucraina, è stato finalista al Booker Prize e al Women’s Prize for Fiction, e ha venduto più di un milione di copie in oltre trenta paesi.