Durante la fase 1 ci eravamo ormai abituati alla totale tranquillità e su internet giravano quasi esclusivamente video di animali liberi e felici in giro per il mondo, un mondo finalmente privo delle tante bruttezze alle quali, invece, eravamo abituati prima della pandemia da coronavirus. La violenza tra essere umani, infatti, è sempre stata all’ordine del giorno, non si faceva nemmeno più caso alle tante notizie che quotidianamente invadevano i nostri cellulari, attraverso un tipo d’informazione sempre più esponenziale. Ed è così che, dopo tante immagini del mondo finalmente ripulito dal marcio, è iniziata la tanto attesa fase 2, portando con sé tutta una serie di “ramanzine” non soltanto in ambito igienico e sanitario, ma anche dal punto di vista sociale ed ambientale. Ci siamo detti che il mondo sta decisamente meglio senza di noi, che l’essere umano è il reale virus di questo pianeta, che il Covid-19 è stata la punizione per il nostro egoismo e la nostra cattiveria. Tante parole, tanti esami di coscienza, tanti buoni propositi. E poi all’improvviso spuntano sui social le immagini dei nostri figli nella pineta dei Colli Aminei che, invece di giocare a pallone, inveiscono senza motivo su un altro nostro figlio, solitario e malcapitato. Ed è così che, quindi, durante la primissima fase 2 un gruppo di ragazzini si accanisce contro un coetaneo per il solo sfizio di sentirsi forte nel branco e pavoneggiarsi di tanta crudeltà. A cosa sono serviti i nostri inutili esami di coscienza, i nostri pentimenti e le nostre promesse, se durante il lockdown siamo riusciti solo a far sentire i nostri figli come delle bestie in gabbia, bramose di essere slegate? Perché non siamo stati in grado di spiegargli il “senso della vita” che tanto ci siamo vantati di aver finalmente compreso? Perché un gruppetto di adolescenti pensa che il riprendere col cellulare un atto di puro bullismo, per poi pubblicarlo in rete come un trofeo, sia un gesto di cui vantarsi? Forse quei ragazzini assistono a scene di violenza in famiglia? Oppure forse vedono il loro papà e la loro mamma prendersela con i più deboli, invece di proteggerli? Oppure semplicemente i loro genitori sono troppo impegnati in altro per potergli spiegare cosa è giusto e cosa è sbagliato?
La riposta non è scontata, e si rischia di azzardare improbabili spiegazioni psicologiche. Si rischia, infatti, di colpevolizzare solo i genitori e di metterli alla gogna, quando invece forse la colpa andrebbe distribuita. È una colpa di tutti quella della diseducazione sociale, è colpa mia, tua, loro. Siamo noi adulti, tutti, che diamo l’esempio alle nuove generazioni, non soltanto i genitori dei bulletti del momento. Siamo noi che diamo il cattivo esempio ogni volta che insultiamo qualcuno, ogni volta che crediamo di essere migliori degli altri, ogni volta che anche solo semplicemente saltiamo una fila, prevaricando irrispettosamente il prossimo. Da sempre la scuola prova a combattere i fenomeni di violenza che spesso nascono proprio fra i suoi banchi, promuovendo varie iniziative e manifestazioni. In questo periodo, però, con le scuole chiuse i giovanissimi sono totalmente abbandonati a loro stessi, con genitori sempre distratti ed impegnati, che purtroppo neanche si accorgono più dei mostri che hanno in casa.
Fortunatamente il ragazzino aggredito, che nelle immagini della violenza dimostra di avere grande coraggio e sangue freddo, ha ottenuto la solidarietà di tutto il web ed in particolare, ma non solo, della città di Napoli. I suoi genitori si sono immediatamente rivolti ad un legale per avere giustizia e si spera che gli aggressori, tutti già individuati dalle forze dell’ordine e residenti in altri quartieri del capoluogo campano, possano scontare una pena giusta e che gli faccia comprendere la gravità del reato che hanno commesso. Tutti noi, nel frattempo, abbiamo il compito di far comprendere ai nostri figli quanto tali viltà siano da condannare e mai da emulare.