Jules Amédée François Maigret compie 90 anni.
Creato nel 1929 da Georges Simenon è il protagonista di settantacinque romanzi e ventotto racconti polizieschi da cui hanno tratto numerose produzioni radiofoniche, cinematografiche e televisive.
Il commissario non si forma opinioni né costruisce ipotesi ma pazientemente aspetta e la verità viene a galla completa come un’illuminazione. Viene descritto come un uomo massiccio di umili origini, dall’aspetto distinto, ma dall’indole burbera; amante della buona cucina, bevitore d’abitudine e fumatore di pipa, di mezza età, entrato in polizia nell’imminenza della Grande Guerra, ex studente di medicina con una spiccata vocazione semiotica, proprietario di un appartamento al 132 del Boulevard Charles-Lenoir e coniugato senza figli con una fuoriclasse del coq au vin che lui stesso chiama Signora Maigret.
Non tutti sanno però che la figura immortale del commissario era stata creata sulla base di un modello realmente esistito. Si trattava, infatti, del commissario Marcel Guillaum che nel 1930 guidava un reparto speciale chiamato “brigade des as”, la brigata faceva capo al Palazzo di Giustizia di Parigi e si occupava dei principali crimini commessi all’epoca.
Sua caratteristica è il metodo Maigret: lui non si esprime circa i casi di cui si sta occupando e i giudizi li lascia volentieri al magistrato Comeliau, non interessa tanto il male quanto la umana fallibilità che può portare al crimine anche gli individui più miti e normali. Perciò Maigret ha bisogno di scrutarli, osservarli, prima che interrogarli. Essenziale, per lui, è ambientarsi nel luogo del delitto, percepirne l’atmosfera e impregnarsene. Comprendere, in senso etimologico, è la sua parola-chiave, la sinestesia è la sua figura retorica.
In occasione di anniversario, le edizioni Omnibus intendono ripubblicare in 30.000 copie “Tout Maigret”, ”Tutto Maigret”, equivalente a 103 tra romanzi e racconti riuniti in dieci volumi illustrati da Loustal.
Ripercorriamo insieme alcuni dei romanzi che vedono protagonista questo indimenticabile personaggio.
Pietro il Lettone
Questo libro segna l’atto ufficiale (1931) del commissario Maigret.
Tutta la polizia europea e sulle tracce di Pietr il Lettone, in viaggio da Brema verso Parigi, ad attenderlo c’e il commissario Maigret. Il cadavere anonimo e miseramente vestito rinvenuto sul treno, e l’uomo che prendera alloggio in una suite di un hotel, corrispondono entrambi all’identikit di Pietr il Lettone.
Un delitto in Olanda
In un paesino olandese da cartolina “dove tutti sono felici, o quasi, e soprattutto dove tutti controllano i propri istinti perché questa è la regola se si vuole vivere nella società”, Maigret scopre subito una rete di sofferenze e insofferenze, di passioni e di risentimenti, e provvede a spiegare un delitto mettendolo in scena e facendo recitare a ciascuno dei protagonisti la parte che gli spettava nella realtà.
Il porto delle nebbie
Un uomo di una cinquantina d’anni viene fermato sui Grands Boulevards mentre si aggira in preda al panico fra autobus e macchine. Non ha documenti e dai suoi abiti sono state strappate le etichette. Non riesce a parlare. Qualche mese prima una pallottola gli ha spaccato il cranio, trasformandolo in una figura senza identità e senza memoria. In compagnia di questa muta silhouette, il commissario Maigret si immergerà nelle nebbie silenziose di Ouistreham, per sciogliere un enigma che ha la stessa cangiante apparenza del brumoso paesaggio normanno: “Alcuni istanti prima tutto sembrava morto, deserto. Adesso Maigret, che cammina lungo la chiusa, si accorge che la nebbia pullula di forme umane… Più avanza e più quell’universo di nebbia si popola.”
L’ombra cinese
Esterno notte: place des Vosges, una sera di novembre. Al numero 61, il direttore dei laboratori che producono i famosi Sieri del Dottor Rivière viene trovato ucciso nel suo ufficio in fondo al cortile: dalla cassaforte, rimasta aperta alle sue spalle, sono scomparsi trecentomila franchi. Al primo piano, la signora di Saint-Marc, moglie di un ex ambasciatore, sta partorendo; al secondo, una vecchia pazza urla nel silenzio della notte ogni volta che la sorella la lascia sola per andare a origliare alle porte dei vicini. Levando lo sguardo, Maigret scorge, dietro le tende di un finestra illuminata, una figura di donna che in controluce gli fa l’effetto inquietante di un’ombra cinese…
Maigret si difende
Povero Maigret: mai, in tutta la sua carriera, si è sentito umiliato come quando, di fronte a un pivello di questore che gli sorride con amabile perfidia, è costretto ad ammettere con se stesso di essere caduto in una trappola – peggio: di essersi fatto fregare come un principiante, e per di più da una ragazzina di neanche diciott’anni, nipote di un pezzo grosso del Consiglio di Stato, che ha raccontato alla polizia di essere stata rimorchiata proprio da lui, Maigret, in un caffè, di essere stata trascinata in un albergo e di aver ricevuto pesanti avance. Ma la ragazza non può aver fatto tutto da sola. E anche quel giovanottino pretenzioso e arrogante, il nuovo questore (al quale Maigret avrebbe comunque dato volentieri un pugno in faccia quando gli ha suggerito di offrire immediatamente le sue dimissioni), è solo una pedina. È talmente abbattuto, il commissario, e anche schifato, che sulle prime non ha il minimo desiderio di difendersi, anzi, accetta la disfatta quasi con sollievo: basta responsabilità, basta nottate a interrogare malviventi ingoiando solo birre e panini della brasserie Dauphine… Ma avrà uno scatto d’orgoglio (tutti noi, del resto, stavamo aspettando questo momento con il fiato sospeso), e comincerà a chiedersi “chi c’è dietro”, e per quale ragione è stata architettata quella ignobile messinscena. Mentre Parigi “frigge sotto il sole” di giugno, Maigret sa che vuole e deve scoprirlo. E che deve farlo, per una volta, da solo.
Maigret e il produttore di vino
Non ha avuto vita facile Oscar Chabut. Ha lavorato duro e, dal nulla, è riuscito a costruire un impero. E che importa se il suo Vin des Moines, miscela di vini del Midi e d’Algeria, fa storcere il naso agli intenditori? Moderni uffici in avenue de l’Opera, un appartamento in place des Vosges, una villa in campagna a Sully-sur-Loire, una casa a Cannes, amicizie altolocate: non male per il figlio di un oste del quai de la Tournelle bocciato due volte alla maturità. Aggressivo e sprezzante com’è, sempre calato nella parte dell’uomo d’affari insensibile e senza scrupoli, sempre pronto a ostentare la sua ricchezza e il suo potere, Oscar Chabut pare ci provi gusto a farsi odiare. Tanto più che non esita a portarsi a letto, oltre alle sue dipendenti, le mogli di tutti gli amici. Sicché, quando lo freddano con quattro colpi di pistola all’uscita di una lussuosa casa d’appuntamenti di rue Fortuny – dove si appartava ogni mercoledì con la sua segretaria -, nessuno si stupisce più di tanto. Ma come scovare l’assassino di un uomo che in pratica aveva solo nemici? Un vicolo cieco, si direbbe. E non è certo un caso che Maigret conduca questa inchiesta davvero impossibile febbricitante, vittima di un’influenza che sembra appannarne la leggendaria sagacia. Maigret, lo sappiamo, è più vulnerabile di quanto non si creda: e questa volta ha tutta l’aria di uno scolaro che si sente male il giorno dell’interrogazione.