Si è chiuso con una vittoria (3-1 firmato da Fabiàn, Insigne e Politano) sulla Lazio il campionato del Napoli, tanto lungo (per via della sospensione imposta dal lockdown) quanto tribolato, tra illusioni, ribellioni, esoneri, paura, rimonte, exploit (specie in coppa) ed un epilogo un po’ troppo anonimo anche se sostanzialmente positivo.
La stagione degli azzurri di Rino Gattuso, però, non è ancora conclusa, anzi: stasera (ore 21) al Camp Nou di Barcellona (anch’esso desolatamente privo di spettatori) i partenopei vivranno la sfida più attesa ed affascinante dell’anno, il ritorno degli Ottavi di Finale di Champions contro i blaugrana di sua maestà Leo Messi.
I catalani, che hanno dalla loro anche il risultato dell’ormai lontanissimo match di andata (1-1 al San Paolo lo scorso 25 Febbraio, gol di Mertens e Griezmann), sono i favoriti d’obbligo, ma le assenze di rilievo tra infortuni, squalifiche ed estromissioni dalla rosa (a centrocampo mancheranno Vidal, Busquets ed il neojuventino Arthur), insieme alle polemiche interne seguite alla mancata vittoria in Liga, rendono un po’ più incerto il pronostico ed alimentano il sogno di un’impresa azzurra al Camp Nou.
Il Napoli ha giocato solo una volta nel tempio del Barcellona, il 22 Agosto 2011, in occasione del “Trofeo Gampèr”, tradizionale appuntamento estivo durante il quale il club catalano presenta ai tifosi la rosa che affronterà la stagione.
Gli azzurri di Mazzarri, che si apprestavano ad affrontare la Champions League dopo 21 anni di assenza, partirono forte e trovarono addirittura il gol del vantaggio grazie ad una splendida rovesciata di Cavani, al termine di un’azione tutta di prima iniziata dagli altri due “tenori”, Lavezzi ed Hamsik.
La rete fu però annullata per un millimetrico fuorigioco dello slovacco in occasione dell’assist al matador; dopo quell’acuto, il Napoli fu travolto dal Barça Campione d’Europa in carica, che rifilò ben 5 reti agli azzurri: di Fabregas, Keita, Pedro e Messi (doppietta) i gol della “manita” catalana.
Il Napoli ha affrontato il Barcellona nell’ultimo precampionato, in due amichevoli giocate in terra americana ormai un anno fa: in entrambi i casi a imporsi furono i catalani, con un combattuto 2-1 a Miami e con un perentorio 4-0 in Michigan.
L’unico successo azzurro contro il Barça resta l’1-0, sempre in amichevole, firmato da Blerim Dzemaili pochi giorni prima della sua cessione al Galatasaray: era il 6 Agosto 2014 e sulla panchina azzurra sedeva Rafa Benitez.
Al tecnico spagnolo va, tra gli altri, il merito di aver fortemente voluto in azzurro Josè Maria Callejon, arrivato a Napoli tra lo scetticismo generale (“scarto del Real Madrid” fu definito, insieme ad Albiol ed Higuain…) e capace di conquistare non solo l’affetto dei tifosi, ma soprattutto la fiducia incondizionata dei tecnici che lo hanno allenato.
L’innata intelligenza tattica di Jose, in grado come pochi di attaccare lo spazio con i suoi proverbiali tagli, e di dare equilibrio alla squadra aiutando i compagni in fase difensiva, lo ha reso imprescindibile per Benitez, Sarri, Ancelotti e Gattuso, ancor più delle sue qualità realizzative e di assist-man, che pure sono notevoli: lo dicono i numeri, che parlano di 82 reti e 78 passaggi decisivi per i compagni in queste sette stagioni.
Callejon, in scadenza di contratto, ha già salutato domenica scorsa quello che è stato il suo stadio (seppur tristemente vuoto) per tutto questo tempo, ma sabato avrà ancora l’opportunità di essere decisivo per il Napoli come tante volte gli è successo, anche in campo europeo: basti pensare alle reti con Arsenal, Marsiglia e Benfica, o alle giocate decisive con il Liverpool (assist per Insigne lo scorso anno, rigore procurato in questa stagione).
Tutto lascia pensare che per l’ex madrileno questa sorta di “clàsico” personale sarà la sua “last dance”, o meglio, l'”ultimo flamenco” con il quale accomiatarsi dalla maglia azzurra.
Chissà invece che una sue delle proverbiali giocate non regali al Napoli il biglietto per le “Final Eight” di Champions League: da Barcellona a Lisbona (sede del mini-torneo decisivo) la strada non è poi tanto lunga, e come “last dance” i tifosi partenopei preferirebbero sicuramente il fado al flamenco.