In via S. Biagio dei Librai a Napoli, troviamo la Chiesa dei SS. Filippo e Giacomo, un luogo ricco di storia, che ha resistito ai secoli per portare fino a noi la testimonianza del passato, un luogo in cui il tempo sembra essersi fermato: tutto, dalla sacrestia settecentesca con lo splendido altare in legno di Marc’ Antonio Tibaldi, fino ai preziosissimi tessuti ancora oggi perfettamente conservati, ci riporta indietro alla magnificenza della Corporazione della Seta di Napoli. La chiesa si fa risalire al 1641, anno dell’inaugurazione, e ai consoli della seta, antica arte di grande importanza dal punto di vista economico dal ’500 fino alla fine dell’800 quando la rivoluzione industriale tolse il primato alla città partenopea.
I consoli acquistarono palazzo del principe di Caserta Acquaviva per costruire il nuovo conservatorio delle figliuole povere dell’arte della seta e successivamente il palazzo del duca Spinelli di Castrovillari. Il conservatorio si occupava anche del maritaggio delle fanciulle qui accolte dai 5 ai 14 anni.
Le fanciulle ospitate, potevano essere orfane oppure erano figlie dei vari artigiani dell’arte della seta che non potevano permettersi di offrire un futuro diverso alle figlie.
Al complesso furono accorpate anche le chiese di Santa Maria delle Vergini e di San Silvestro che più tardi assunsero la denominazione di SS. Filippo e Giacomo, protettori dei setaioli e contro le malattie cutanee.
Le forme attuali della chiesa derivano da un rinnovamento compiuto nel 1758 dall’architetto Gennaro Papa, cui si aggiungono elementi superstiti della struttura cinquecentesca, quali l’altare ligneo che rappresentava l’altare maggiore, oggi conservato in locali annessi alla chiesa.
Le statue della facciata sono di Giuseppe Sanmartino. Grandi affrescatori lavorarono nella metà del’700 al restauro della chiesa . Autore degli affreschi della navata è Jacopo Cestaro con l’assunzione della Vergine e le storie dei Santi Filippo e Giacomo. Vi lavorarono anche grandi marmorari come Trinchese, Francesco Pagano
Della prima cappella costruita per i Santi Filippo e Giacomo restano solo tracce di affreschi. La chiesa ospita anche i resti di San Nostriano, vescovo molto amato dai napoletani.
L’antica sacrestia settecentesca conservava il vecchio altare maggiore che nel 1757 fu sostituito da quello marmoreo. E’ possibile vedere un trono ligneo con lo stemma con le tre balle di seta della coprorazione.
Uno dei luoghi sicuramente più suggestivi è quello sotterraneo: qui il culto dei morti aveva un’importanza fondamentale nella quotidianità dei vivi. Per questo i membri della corporazione scelsero di tenere il più vicino possibile i loro defunti: mentre nella navata della chiesa si esponevano le stoffe più raffinate, scendendo una ripidissima scala di pietra si sprofondava nel buio tipico delle cripte ipogee di Napoli. Oggi sono ancora visibili le fosse comuni, dove dopo il lungo rituale della “scolatura” (di competenza dello “schiattamuorto”), i morti della corporazione venivano lasciati riposare