Durante la triste ed angosciante fase iniziale di pandemia da SARS-CoV-2 solo una notizia sembrava donarci il sorriso: “la malattia COVID-19 (con questo termine definiamo il nome della malattia provocata dall’infezione da SARS-CoV-2) non sembra colpire i bambini”. Effettivamente il virus sembra manifestarsi in modo molto più debole nelle persone con età inferiore ai 20 anni ed i casi di ricovero di adolescenti e bambini sono in numero notevolmente inferiore rispetto agli adulti. Nel nostro paese l’età media di mortalità è di 80 anni. È chiaro che nessuno si rallegra del disastro sanitario avvenuto e della sofferenza di tante persone, ma sapere che le nuove generazioni sono molto resistenti al nuovo nemico ci dona una speranza importante per andare avanti. È fondamentale sottolineare che i dati sulla mortalità nei bambini sono ancora oggetto di studio e che dobbiamo aspettare ancora per avere maggiori certezze, ma un dato è comunque chiaro, i bambini pur non manifestando in modo significativo i sintomi da COVID-19 possono comunque essere portatori e quindi causa di contagio di SARS-Cov-2.
Le cause per le quali i bambini non manifestino i segni avanzati di malattia COVID-19 ancora non sono ben chiare, ma sembra dipendere da una ridotta espressione di recettori polmonari che permettono l’aggancio del virus ed una diversa modulazione del sistema immunitario che non sembra scatenare la risposta a cascata così pericolosa per l’adulto.
Di recente però un’allarmante notizia sembra terrorizzarci: i bambini non sono fuori pericolo poiché il Coronavirus causa la pericolosa malattia di Kawasaki.
Genitori e nonni non allarmatevi, ricordate che la soluzione migliore per superare le proprie paure è conoscerle, quindi analizziamo cosa sia questa famigerata malattia di Kawasaki.
La malattia di Kawasaki è una vasculite (cioè un’infiammazione dei vasi sanguigni) che generalmente colpisce le arterie di medio calibro ed in alcuni casi (circa il 20%) può coinvolgere le arterie coronariche (che sarebbero le arterie che trasportano sangue al cuore stesso).
I sintomi tipici della malattia di Kawasaki sono:
- febbre spesso superiore a 39 °C, che aumenta e diminuisce nel corso di 1-3 settimane.
- eruzione cutanea rossa (simile all’orticaria o in alcuni casi simile alle manifestazioni da morbillo o rosolia), spesso disomogenea, in genere sul tronco, attorno all’area del pannolino e sulle mucose, ad esempio sulle pareti della bocca o della vagina.
- gola arrossata, labbra spaccate, arrossate e secche, lingua color rosso fragola
- linfoadenomegalia in genere della regione del collo.
Purtroppo tale malattia, che apparentemente sembrerebbe banale, può presentare complicanze più gravi che si manifestano nel momento in cui vengono coinvolti i vasi cardiaci. Tali complicanze possono manifestarsi in circa un bambino su 4 (nei casi non trattati) e generalmente insorgono nella fase subacuta, circa 1-4 settimane dall’esordio della malattia. Dei bambini in cui vengono coinvolte anche le coronarie, alcuni posso sviluppare il problema cardiaco più grave, l’aneurisma coronarico (una dilatazione della parete coronarica). Purtroppo tali aneurismi possono essere a rischio di rottura o di formazione di coaguli.
L’eziologia della malattia di Kawasaki è sconosciuta, l’ipotesi più accreditata è quella di una risposta immunologica anomala ad un’infezione (qualsiasi infezione, non solo il SARS-CoV-2) in bambini geneticamente predisposti.
Generalmente la mortalità di questa malattia è di circa l’1% nei bambini non sottoposti ad alcuna terapia, la mortalità scende allo 0,17% se i pazienti vengono sottoposti ad adeguato trattamento.
In conclusione la possibilità di sviluppare malattia di Kawasaki aggravata da complicanze cardiache ci fa ovviamente paura, ma dobbiamo tenere presente che la probabilità che si verifichino gravi complicanze in seguito ad infezione SARS-CoV-2 è alquanto bassa, infatti: infettarsi con il SARS-CoV-2 non vuol dire sviluppare per forza malattia di Kawasaki (forse abbiamo più probabilità, ma è ancora un’ipotesi in corso di validazione), nel caso in cui il bambino sviluppi una Kawasaki non vuol dire necessariamente che si manifestino le complicanze cardiache (è più facile che avvengano in pazienti non trattati), nel caso in cui si sviluppino complicanze cardiache non vuol dire morire di infarto miocardico acuto, soprattutto se trattati adeguatamente (0,17% di mortalità come su indicato). Quindi è giusto, anche per senso civico, proteggere i bambini dalla possibile infezione da SARS-CoV-2 con tutte le misure che il Ministero della Sanità ci consiglia, ma non dobbiamo farci terrorizzare da conseguenze scarsamente probabili.