L’essere umano misura tutto, ahimè, col proprio metro ed ha bisogno di rapportare sempre al proprio modello comunicativo ogni specie per ritenerla intelligente.
Per quanto mi riguarda trovo molto più evoluto un modello comunicativo chiaro e sintetico che non ha bisogno di “giri di parole” per esprimere ciò che prova.
In precedenti articoli abbiamo già parlato dei maiali, animali che trovo estremamente intelligenti ed affascinanti nonostante siamo portati a vederli esclusivamente ai fini consumistici alimentari.
Ebbene per colpire anche chi è ancora radicato ad una visione “antropocentrica” e “specista” ecco il nuovo studio che decodificherebbe i grugniti dei maiali.
Questa ricerca è stata pubblicata sulla rivista Scientific Reports di Nature ed ha coinvolto un trust tra le menti più brillanti dell’Università di Copenaghen, di Eth Zurich e dell’INRAE.
Sono stati studiati più di 7000 versi emessi in diverse situazioni, l’analisi ha portato alla genesi di un algoritmo che “decodificherebbe”, appunto, e “classificherebbe” l’emozione comunicata.
Nonostante non sia infallibile sarebbe efficace al 92% nel distinguere grugniti “positivi” e “negativi”.
Ovviamente oltre alle vocalizzazioni andava associato tutto il linguaggio non verbale ed il “para-verbale”. Tendenzialmente i richiami brevi e grevi sarebbero identificabili a felicità, gioia, eccitazione, mentre quelli prolungati ed acuti a paura, stress, dolore… e viene da rispondere un sarcastico “ma va?!”.
Ecco le parole di Elodie Briefer tra i responsabili di questo studio:
<<Abbiamo lavorato all’algoritmo per decodificare i grugniti di maiale. Ora abbiamo bisogno di qualcuno che voglia sviluppare l’algoritmo in una app che gli allevatori possano utilizzare per migliorare lo stato di benessere dei loro animali>>
Anche se la perplessità sull’utilità di migliorare una vita destinata comunque a finire restano.