Trama:La terra della Crapalachia, il soprannome ironico che Scott McClanahan usa per i suoi Appalachi, è tutt’altro che soltanto rifiuti e rovine. In quest’ode alle persone e alla storia del West Virginia rurale, l’autore si concentra sui propri anni formativi, sui personaggi oltraggiosi e turbolenti dai quali è stato cresciuto: zio Nathan, nonna Ruby, Little Bill e una costellazione di individui strepitosi che sembrano voler spostare il mondo senza allontanarsi dall’ombra della loro veranda e dalle birre nel frigo. McClanahan vuole mettere il lettore a disagio e allo stesso tempo accoglierlo, farlo ridere e meravigliarlo. Le sue storie sono i ritratti autentici di uno stato considerato irreparabile da chi lo ha osservato solo a distanza e sono la prova che il sublime, sotto lo sguardo onesto e incrollabile dello scrittore, diventa vero e palpabile.
Pidgin Edizioni
Recensione: Tra gli Appalachi si svolge questo memoir in cui McClanahan racconta della sua famiglia, dei suoi affetti, dei suoi amici seguendo un filo che li collega gli uni agli altri attraverso un episodio, un nome o addirittura una parola.
C’è un nuovo concetto di famiglia, non tradizionale, ma a volte un po’ disfunzionale, nell’eccezione buona del temine. Non si tratta di personaggi convenzionali e stereotipati, ma buffi, originali e di gran cuore.
Nell’appendice si apprende la genesi di chi “abita” le pagine del libro: l’autore ha preso avvenimenti e persone, li ha mescolati tra loro e il risultato è straordinario. I personaggi sono il “core” del romanzo, per stessa ammissione di McClanahan che li nomina, fa elenchi, racconta di loro per non dimenticarli, per mantenerne vivo il ricordo che il tempo porterebbe a spazzare via, per tenerli sempre nel cuore.
Nonna Ruby, dagli innumerevoli figli chiamati tutti con nomi che terminano con il suono “i”, coriacea, amorevole; zio Nathan affetto da paralisi cerebrale e desideroso di scolarsi birre, avere una donna accanto e fan accanito di un noto predicatore; l’amico Bill, quello con i pidocchi, quello innamoratissimo, quello che maggiormente cambierà.
Lo stile è diretto, gergale, trascinante, “appalachiano”, porta il lettore tra le mura domestiche, fa amare ogni singolo personaggio e nello stesso tempo, racconta di quei monti, di quanto siano cambiati, non tantissimo, ma quanta storia abbiano visto passare. Racconta di un’America diversa, che raramente si vede ed ancora più raramente si cerca.
L’essenza di questo libro è il ricordo. Raccontare per non dimenticare.
Scott McClanahan è l’autore di “Crapalachia”, “Hill William” e “Il libro di Sarah”. Vive in West Virginia con la scrittrice Juliet Escoria.