Trama: Christine e Linda sono due ballerine appena scritturate per un importante musical, John insegna musicologia all’università. Sono tutti e tre giovani, vivono a New York ma sono dei “cuori scordati”, cioè hanno perso la sintonia con i propri sentimenti e dimenticato come si fa ad amare sé stessi e gli altri. Le loro vite si incroceranno a una conferenza dove si parla di risonanze musicali e amorose. Poi, durante un movimentato viaggio di lavoro i tre vivranno assieme una serie di incontri imprevisti, sorprese, passeggiate romantiche, balletti improvvisati, ma anche bugie, equivoci, liti furiose e attacchi di gelosia che li indurranno a riflettere e iniziare a “riaccordare” i loro cuori. Un grave problema di salute però obbligherà i protagonisti a entrare nuovamente in conflitto tra loro fino al colpo di scena finale.
LoGisma Edizioni
Recensione: La storia nasce da una bellissima teoria elaborata da Serge Raspy e Paul Quatreyeux, alter ego degli autori, la quale asserisce che: “Come è noto, l’organo del corpo metaforicamente considerato la sede della capacità di amare è il cuore. L’aggiunta dell’ambivalente termine italiano “scordato” consente di definire sinteticamente il soggetto che non ha più la capacità di provare amore, sia perché è in dissonanza con i mondi affettivo-relazionali che lo circondano, sia perché ha dimenticato come ci si debba approcciare con questo sentimento… Accordare uno strumento musicale significa partire da una nota di riferimento, usualmente un La a 440 Hz emesso da un diapason; accordare un cuore significa fare altrettanto senza poter conoscere, purtroppo, la frequenza di riferimento sulla quale è necessario risintonizzare le proprie emozioni. Lo studio prevede 8 livelli di “sintonia”, a partire da 0, per cui i livelli di “scordatura” risultano essere 7, dove il livello 1 rappresenta una lieve anomalia e il 7 la più grave”.
Trovo sia una grande inventiva questa della “scordatura” e, riflettendoci bene ha le sue verità.
La storia narrata, devo ammettere, non gode, invece, di altrettanta originalità, tutto si svolge in maniera prevedibile tranne nel finale, che contro ogni dottrina medica, ma con grande consapevolezza degli autori, regalerà un gran bel colpo di scena.
I personaggi femminili, Christine e Linda, non stupiscono più di tanto, non hanno caratteristiche particolarmente spiccate, ma il personaggio di John è a dir poco incredibile. Ho amato questo uomo odioso da subito: gli autori hanno fatto su di lui un grandissimo lavoro, hanno reso perfettamente l’idea di un uomo taccagno, spilorcio, parassita, approfittatore, tutte caratteristiche di pochezza che rispecchiano il fatto che lui non riesca ad amare più. Molto carino è Mr. Mouth, il pupazzo che Linda usa per dire ciò che forse lei non trova il coraggio di pronunciare.
I motivi della perdita di fiducia nei sentimenti dei protagonisti si rifanno a delusioni e dolori importanti, qualche lettore potrà immedesimarsi e trovare affinità.
La lettura è stata veloce e rilassante, avevo la sensazione di trovarmi sul divano a godermi una commedia americana, leggera e spensierata. La trama, infatti, sarebbe perfetta per una trasposizione cinematografica e chiacchierando con Sergio Roca è venuto fuori che l’idea di partenza era proprio una sceneggiatura per un film, dove lui vedeva bene Jennifer Aniston nei panni di Christine e JLo in quelli di Linda, a questo bisogna aggiungere un episodio vissuto dallo stesso Roca ed è nato Cuori Scordati.
“Questi sono i cuori “scordati”, nel duplice senso di dimenticanza del significato universale della parola amore e di perdita della sintonia (quell’accordo appunto) con i propri sentimenti. La dissonanza si concretizza nell’incapacità di essere empatici con gli altri, nella difficoltà di prendersi cura di chi si ha accanto e, a volte, di sé stessi”.
Sergio Roca, romano, laureato in D.A.M.S. presso l’Università di Roma3, ha iniziato a scrivere già negli anni Ottanta per la radiodiffusione, su argomenti di telecomunicazioni, per la Deutschlandfunk, la B.B.C. e la Radiodiffusione Portoghese. Ha studiato recitazione e si è dedicato al teatro e all’improvvisazione teatrale, occupandosi anche di regia. Dal 2015 collabora, come critico teatrale, alla rivista online liminateatri.it. Nel 2017 ha pubblicato Salvatore Gambardella. Un musicista nella Belle Époque napoletana (LoGisma editore).
Paolo Quattrocchi, romano, laureato in Scienze Politiche, ha lavorato per anni all’estero per l’ICE, Istituto Nazionale per il Commercio Estero. È appassionato del Brasile e delle canzoni brasiliane. Ama il teatro, il cinema, la musica, la danza e l’amore. È autore di numerosi musical e commedie brillanti, vincitori di vari concorsi teatrali. Ha tenuto corsi di scrittura creativa.