Il fascino del mistero è l’ingrediente fondamentale di molti racconti, specialmente di quelli horror. Spesso però il desiderio dell’impossibile è così forte da esondare dallo spazio concessogli dalla narrativa di finzione, invadendo la realtà quotidiana, inondandola di colori vividi, più spesso cupi, talvolta impossibili.
Il motivo del successo di leggende metropolitane e teorie del complotto sta forse proprio in questo fascino, nella loro capacità di trasfigurare il reale, rendendo la routine meno noiosa. I gesti quotidiani diventano improvvisamente più grandi di quel che ci appaiono, legati a rituali antichi e dimenticati. I luoghi di tutti i giorni sono scenari inusuali, magari da incubo, ma densi di promesse. E soprattutto, il denso caos della vita, la casualità imprevedibile degli eventi che ci coinvolgono, dei fenomeni che osserviamo, ha finalmente un senso. Una teoria, un racconto complessivo riesce a unire i punti e a fare da cornice interpretativa unitaria del mondo che ci circonda.
Per questo le coincidenze attraggono tanto la fantasia, sia degli scrittori che dell’immaginario collettivo: sono i punti in cui il caos si auto-rivela come apparenza, e l’ordine segreto dell’universo si rivela finalmente, per chi vuole vedere. Le coincidenze semplicemente non esistono. La nostra mente di scimmie sospettose, abituate a sopravvivere in un mondo di volontà avverse, semplicemente non può credere all’intreccio delle pure casualità, ed è quindi prontissima a credere ai dietro le quinte del mondo.
Giocare con questi meccanismi percettivi, lo sanno bene gli scrittori, può essere molto divertente. Così leggende e teorie di questo tipo vengono spesso saccheggiate per opere di finzione, o addirittura per narrazioni al limite come certi mockumentary, che hanno la forma della storia vera con tutto il brivido dell’immaginazione. Un esempio particolarmente felice è Almost True, trasmissione del 2010 in cui Carlo Lucarelli ricostruiva vite ed eventi reali in modo da svelarne i retroscena misteriosi, spesso oltre i confini del reale. Tutte storie dichiaratamente inventate, ovvio. Eppure, tutte stranamente credibili. Troppo belle per essere false.
Dampyr ha una serie infinita di esempi del genere. L’intera serie si basa sul recupero di leggende antiche e moderne, inserite in maniera più o meno coerente nello scenario contemporaneo. Così, lo abbiamo visto miti del folklore conio si confondono con eventi storicamente avvenuti, orrori letterari si mischiano a creepy pasta, e insieme a teorie pseudo e fanta scientifiche si affiancano a episodi di cronaca. Creando in questo modo un complesso mondo impossibile. Troppo bello per non essere, a suo modo, reale.
In Silverpilen, Boselli ed Eccher si affidano proprio al potere suggestivo della coincidenza, recuperando due leggende nate indipendentemente nella città di Stoccolma, che con il passare del tempo si sono intrecciate, formando uno scenario da incubo a partire da uno degli elementi più quotidiani della vita cittadina: la metropolitana.
Il Silverpilen è un treno “fantasma” che si aggira dal 1965 sui binari della metro di Stoccolma. Un treno argentato che secondo alcuni racconti trasporterebbe i morti deceduti nel rogo seguito ad un incidente. Un incendio per altro mai avvenuto. Ad originare il mito fu una serie treni acquistati dalla società, destinati a tratte di servizio e dunque non destinati al pubblico, e per questo mai verniciati. Accadeva tuttavia che uno di questi treni fosse saltuariamente usato anche per il trasporto passeggeri. Dal 1975 la storia del Silverpilen si intrecciò con quella della fermata Kymlinge, una stazione iniziata in seguito ad un progetto di ampliamento urbano, ma mai terminata. Qualcuno iniziò a pensare che in realtà la stazione esistesse eccome, e che il famoso Silverpilen fosse il modo per arrivarci… sempre a condizione di essere morti, ovviamente.
Il servizio del treno d’argento finì nel ’96. La sua leggenda però continua a percorrere i binari di Stoccolma, arrivando fino alle pagine di Dampyr 243. Dove si è trasformata nella prima parte di una affascinante, inquietante, e per questo crediblissima, storia di complotti…