Giosafatte salterino! Se questa esclamazione non ti è per niente nuova, significa che sei un lettore di vecchio corso di Dylan Dog, e che nel lontano giugno 1992 hai anche tu ricevuto una sana lezione da un albo storico come Caccia alle streghe, il numero 69 della serie regolare.
In quell’albo Tiziano Sclavi tirò fuori gli artigli più del solito contro il finto moralismo ed il bigottismo ma soprattutto contro qualsiasi forma di censura: all’epoca Dylan Dog venne infatti coinvolto, anche se solo di striscio, da una battente campagna di ottusa disinformazione che criticava le atmosfere horror e splatter di alcuni fumetti, arrivando a sostenere tesi assurde circa la possibile loro influenza negativa sui più giovani lettori. Assurdità, appunto, che la casa editrice e l’autore affrontarono e rispedirono al mittente con una storia epocale che invitava a riflettere e discutere, e che a quasi 30 anni di distanza sa ancora essere attualissima.
Da quella presa di posizione contro l’oscurantismo si generò Daryl Zed, un piccolo gioiello di metafumetto (a dimostrazione di quanto e come la tecnica sia sempre stata presente tra le pagine dell’Indagatore dell’incubo), ossia un fumetto nel fumetto, un personaggio spaccone le cui gesta erano per l’appunto ispirate a quelle di Dylan.
Con il numero 1 di Daryl Zed, primo albetto (32 pagine a colori) di una miniserie spin-off di 6 uscite, si compie il procedimento inverso e viene mostrata un’interpretazione rovesciata dall’altra parte dello specchio. Tito Faraci, autore di soggetto e sceneggiatura, ribalta la prospettiva e crea un universo parallelo o alternativo nel quale è Daryl Zed ad essere “vero” e a rappresentare la fonte di ispirazione del personaggio dei fumetti Dylan Dog, in un gioco di rimandi e richiami che mette in scena persino Tiz in persona, con buona pace dei detrattori del numero 400. C’è da farsi venire un accenno di mal di testa, è vero, ma basta prendere l’operazione con le dovute accortezze: Daryl Zed è un gioco per divertire e creare piccoli cortocircuiti, e il suo ritorno era reclamato a gran voce in special modo dopo che nel 2017 fu protagonista, sempre per opera di Faraci, di un remake di Caccia alle streghe inserito nel Dylan Dog Color Fest N°22, ed è un personaggio volutamente ipertrofico e sopra le righe che vive in un mondo caricaturale.
In quanto cacciatore di mostri e detective dell’occulto, Daryl collabora con una Scotland Yard per la quale è all’ordine del giorno lottare contro mostri, vampiri ed altre amenità perfettamente riconosciute (lo scetticismo non è di casa, in questo universo!) e combattute.
Nelle prime 32 pagine l’eroe si trova persino a fronteggiare un “alter ego” maligno di Johnny Freak, in un perfetto incastro di tasselli da metafumetto citazionistico nel quale Tiz trova ispirazione per uno degli albi più significativi della sua intera produzione.
Messa da parte la disillusione e l’amarezza di Caccia alle streghe, tra le tavole di Daryl Zed ci si immerge anche se per poco in un mondo irreale ma reso credibile, con battute di altri tempi ed elementi narrativi gonfiati, godendo di un eroe spavaldo e scanzonato.
Ai disegni del numero 1 troviamo una delle colonne di Dylan Dog, Nicola Mari, che per l’occasione ha però leggermente alterato il suo inconfondibile tratto grafico, pulendolo dai tanti neri dei quali in genere fa largo e riuscito uso ma rimanendo ugualmente efficace e riconoscibile. Sembra evidente che tale evoluzione sia stata strumentale alla colorazione delle tavole ad opera di Sergio Algozzino, che non avrebbe altrimenti ottenuto lo stesso risalto. Nelle tavole meno cupe rispetto al Mari che conosciamo, infatti, spiccano la forte saturazione dei colori ed un taglio netto ad ogni forma di sfumatura, effetti che contribuiscono non poco ad immergere il lettore nel contesto che gli autori hanno in mente anche con il contributo della puntinatura che fa tanto vintage.
Dimenticavamo: se intendete seguire e collezionare le avventure della miniserie Daryl Zed, potrete trovare gli albetti in distribuzione esclusivamente nelle fumetterie.
uscita: 16/01/2020
Formato: 16×21 cm, colore
Pagine: 32
Soggetto: Tito Faraci
Sceneggiatura: Tito Faraci
Disegni: Nicola Mari
Copertina: Nicola Mari
Colori: Sergio Algozzino