Di cosa si tratta?
Disintegration è il titolo d’esordio di V1 Interactive, software house che ha come Presidente e Creative Director Marcus Lehto, uno dei personaggi chiave di Halo, il leggendario franchise di casa Microsoft. Otto anni dopo aver lasciato Bungie, Lehto ha creato un nuovo team di sviluppo con l’intento di realizzare un fps ambientato in un nuovo universo fantascientifico con un gameplay unico ed innovativo. Un titolo in grado di distinguersi dalla massa dato che il genere, in questo periodo storico, è decisamente inflazionato.
Dopo una serie di presentazioni a porte chiuse, videoconferenze, beta pubbliche e private, è finalmente arrivato il momento di mettere le mani su Disintegration, opera dello studio di Seattle fondato da uno dei padri di Master Chief e dell’universo di Halo.
La trama
Il titolo è ambientato in un futuro distopico in cui il genere umano a seguito di una serie di epidemie, guerre e crisi economiche è stato costretto a fare a meno dei propri corpi ed, i attesa di tempi migliori, espiantare i cervelli all’interno di robot.
Quella che doveva essere una fase di transizione si trasforma in una vera e propria guerra tra chi vuole riappropriarsi dei propri corpi e chi crede non si debba voltare lo sguardo al passato. In Disintegration il giocatore interpreta Romer Shoal punta di diamante di un gruppo di fuorilegge che difende di quel che resta del genere umano dalla pulizia etnica messa in atto dalle forze della Rayonne, al cui capo siede il malvagio Black Shuck.
Gameplay: una struttura inedita
A differenza di quanto accade negli “sparatutto” tradizionali, in Disintegration non ci si affiderà esclusivamente alla potenza di fuoco, ma dovremo controllare le truppe di terra, in un inedito ibrido tra FPS e RTS; per fortuna i controlli non sono complicati, anche senza l’ausilio di mouse e tastiera l’uso del joypad risultata essere comodo per effettuare le scelte tattiche, il mix progettato da Lehto funziona bene, specialmente nel single player. Il giocatore recita un ruolo attivo nella battaglia, ingaggiando i nemici ; tuttavia mobilità, artiglieria e resistenza sono inadeguate per sterminare le orde avversarie senza l’ausilio delle unità terrestri che potremo comandare nelle fasi RTS.
Queste unità sono dotate una buona intelligenza artificiale: basta indicare il punto da raggiungere o il nemico su cui concentrare il fuoco e la CPU si occuperà di tutto il resto in maniera corretta. A seconda della missione potremo controllare anche diverse unità contraddistinte da un’abilità specifiche che potranno essere combinate.
La giocabilità può sembrare macchinosa, ma in realtà il tutto si rivela immediato e fluido, grazie ad un’interfaccia snella e intuitiva. Le battaglie si rivelano appassionanti, impegnative e non troppo frenetiche, e sopratutto prive di momenti morti. Non si può che promuovere la freschezza del sistema di combattimenti che trae qualche ispirazione a quello dei MOBA.
Single player
Sulla campagna erano riposte le speranze più grandi, grazie al curriculum di Marcus Lehto. La trama riesce ad intrattenere per tutta la durata della campagna che dura circa dodici ore, grazie all’ottima caratterizzazione dei personaggi. Lo scetticismo sulle potenzialità carismatiche di un gruppo di robot cala rapidamente, grazie alla simpatia del protagonista Romer Shoal e la sua ciurma di irriverenti rinnegati; non mancano infatti battute irriverenti e doppi sensi che non scendono mai nella volgarità. Un marchio di fabbrica in grado di far passare in secondo piano una certa ripetitività del sistema di gioco che offre ben poco oltre alle fasi di combattimento.
Sfortunatamente il gioco ha un andamento piuttosto lineare e prevede l’attraversamento di una mappa dal punto A al punto B; nel mezzo incontreremo una notevole quantità nemici delle armate Rayonne. Nel tragitto si troveranno anche alcune casse contenenti punti esperienza e chip di potenziamento; le zone di respawn e qualche boss di fine livello. Le missioni secondarie fornite dai compagni sono abbastanza stereotipate: si uccide un certo numero di nemici con la determinata arma, si evita di morire, si completa l’incarico nel tempo prestabilito. Altro problema è che la campagna presenta un basso tasso di rigiocabilità.
Multiplayer
L’idea alla base del multiplayer è interessante: esistono nove crew, ciascuna dotata di graviciclo e soldati specifici, alcuni dei quali presenti nella campagna single player con un lodevole numero di combinazioni in grado di soddisfare la maggior parte degli stili di combattimento.
Al momento ci sono tre modalità:
- Controllo Zona, un classico delle modalità multiplayer
- Collezione, dove per fare punti bisogna raccogliere il case contenente il cervello dalle carcasse dei nemici abbattuti
- Recupero, una variante di cattura la bandiera.
Gli sfidanti si affrontano in due gruppi da cinque; in base agli obbiettivi si ottengono dei punti con cui personalizzare esteticamente mezzi e abbigliamento. Al momento non sono previste classifiche, ma dovrebbero esserci degli eventi stagionali.
Malgrado le interessanti premesse , nel passaggio dalla teoria alla pratica il combat system di Disintegration ha alcuni difetti evidenti: nel multiplayer il focus della battaglia viene completamente spostato sui gravicicli, mentre nel single player le moto voltanti compaiono di rado e la maggior parte della potenza di fuoco viene concentrata sulla miriade di unità terrestri, nelle modalità online il bersaglio principale è rappresentato dall’avversario in carne ed ossa- Per questo motivo la frenesia degli scontri finisce col bistrattare le già depotenziate truppe di terra.
Tecnicamente parlando
Il level design riesce a mascherare bene la ripetitività dell’azione: le mappe sono sufficientemente vaste anche se si sviluppano sul piano orizzontale limitando la libertà di movimento in verticale del graviciclo. I numerosi muri invisibili sono però ben mascherati, sebbene il percorso che porta alla fine della mappa sia quasi sempre lineare.
A livello visivo, l’universo di Disintegration ricorda molto da vicino quello dei precedenti lavori di Lehto in Bungie: i robot sembrano gli Exo di Destiny, ma anche alle ambientazioni, con città in rovina dove la natura si sta riappropriando dei propri spazi. In generale la realizzazione tecnica è soddisfacente facendo buon uso dell’ Unreal Engine 4, anche se mancano degli elementi in grado di rendere memorabili certe mappe che tendono ad assomigliarsi, da segnalare l’interazione con gli ambiente troppo limitata. Merita,infine, un encomio il motore fisico del gioco, sopratutto nel single player.
Parlando del comparto audio non eccellono né la colonna sonora né gli effetti di esplosioni e armi, ma il doppiaggio in sola lingua inglese si è dimostrato all’altezza , con attori che si sono perfettamente calati nella parte tanto da rendere “vivi” i corpi robotici di Romer e dei suoi compagni.
Concludendo
Non esente da difetti Disintegration fornisce una gradevole boccata d’ossigeno ad un genere, come quello degli sparatutto in prima persona, quasi sempre radicato nei soliti luoghi comuni. Il sistema di controllo è immediato e il combat system appagante. Purtroppo, la realizzazione tecnica tradisce il basso budget del titolo; forse sarebbe stato meglio convogliare maggiori sforzi nella campagna single player, anziché concentrare buona parte delle forze in un comparto multiplayer decisamente meno riuscito.
PRO
- Personaggi convincenti e ottima recitazione degli attori
- Combat system interessante
- Sistema di controllo immediato anche con il gamepad
CONTRO
- Contenuti limitati
- Single player poco vario
- Multiplayer non pienamente soddisfacente