Accusare dei disturbi alla tiroide è molto più comune di quello che si pensi. Secondo le stime più recenti, infatti, sarebbero quasi sei i milioni di italiani che, giornalmente, combattono con le patologie legate a questa ghiandola.
Una tiroide che non funziona bene va tenuta sotto controllo perché potrebbe dare origine a problemi per la salute anche gravi, così come possono indurli il diabete o l’epilessia. Dunque, si rende quasi obbligatorio saper riconoscere i sintomi e affidarsi a uno specialista che sappia consigliare i giusti esami per eseguire la diagnosi.
Cos’è la tiroide
Posizionata nella parte anteriore del collo, più precisamente davanti alla laringe, la tiroide è una ghiandola endocrina che ha il compito di produrre degli ormoni, definiti tiroidei appunto, che vengono rilasciati nel sangue e che contribuiscono a regolare l’organismo. Nello specifico, questa ghiandola a forma di farfalla secerne la tiroxina (T4) e la triiodotironina (T3) che aiutano a mantenere l’equilibrio di diverse e importanti funzioni dell’organismo come la respirazione, il battito cardiaco, la temperatura corporea, il metabolismo, il livello di colesterolo nel sangue e lo stato mentale.
Da ciò si può comprendere l’importanza nel controllare periodicamente lo stato di salute della tiroide e prendere in considerazione ogni sintomo, anche quelli di portata minore. Basti pensare che una patologia della tiroide che si sviluppa negli adolescenti può compromettere l’intero sviluppo fisico e psichico della persona.
Le patologie della tiroide
Sostanzialmente, sono due le principali malattie della tiroide che possono dare origine a dei fastidiosi sintomi per la salute delle persone (anche se poi ne andremo ad approfondire altre due): l’ipertiroidismo e l’ipotiroidismo. Nel primo caso, siamo di fronte a un’eccessiva produzione di ormoni tiroidei mentre nel secondo, al contrario, si verifica una riduzione nella diffusione di tali ormoni.
Andiamo a esaminare nel dettaglio queste patologie, concentrandoci sulle cause, sui sintomi più comuni, su come avviene una diagnosi corretta e su quali sono i rimedi da mettere in pratica.
Ipertiroidismo
Come abbiamo scritto in precedenza, l’ipertiroidismo si manifesta nel momento in cui sono in circolo troppi ormoni tiroidei. Le conseguenze più importanti sono a livello del metabolismo in quanto esso è accelerato e, di riflesso, sono parecchi i sintomi che si possono avvertire.
Nel dettaglio, a una condizione di ipertiroidismo possono essere associate le seguenti manifestazioni:
- aumento dell’appetito
- perdita di peso
- ansia, con tachicardie e aritmie associate
- sudorazione abbondante. A questo proposito, è bene capire se tale sintomo è legato all’ipertiroidismo o meno. Sì, perché, se si soffrisse di iperidrosi (per cui è consigliato utilizzare degli antitraspiranti), questo sarebbe un sintomo da non prendere in considerazione.
- stanchezza
- tremori
- nervosismo e irrequietezza
- insonnia
- debolezza generale
- problemi di stomaco frequenti
- irregolarità nel ciclo mestruale
- iperattività
- battito cardiaco irregolare
A scatenare questa patologia possono intervenire delle tiroiditi, cioè delle infiammazioni a carico di tale ghiandola che poi fanno emergere in maniera permanente la malattia in questione. Allo stesso modo, anche la presenza di noduli alla tiroide (che esamineremo in seguito) rappresenta una situazione che può generare l’ipertiroidismo nel soggetto. Infine, l’assunzione di farmaci come l’interferone e l’emergere del morbo di Basedow-Graves, cioè una tiroidite autoimmune che viene chiamata anche gozzo tossico diffuso, possono dare forma all’ipertiroidismo.
Il metodo più infallibile per accertarsi che si soffra di ipertiroidismo è effettuare una visita medica endocrinologica presso uno specialista che sappia valutare l’esistenza o meno di questa patologia. Lo specialista, dapprima, raccoglierà tutti i dati necessari per una giusta diagnosi, focalizzandosi sulla storia clinica del soggetto e sui sintomi che esso avverte. In seguito, effettuerà una palpazione della zona interessata per capire se si sono manifestati segni o sintomi caratteristici.
È molto probabile che esso, in aggiunta, ordini degli esami del sangue per conoscere lo stato di salute della tiroide, perciò il dosaggio degli ormoni, e per indagare la presenza di patologie autoimmuni.
Per poter curare l’ipertiroidismo sarà necessario prendere in considerazione la storia clinica del soggetto e i sintomi che esso manifesta ma, soprattutto, la causa scatenante della patologia. Una tecnica piuttosto efficace per trattare una condizione di ipertiroidismo consiste nell’assunzione via bocca di iodio radioattivo, in una dose non dannosa per l’organismo, che va a diminuire la produzione di ormoni tiroidei.
Più comunemente utilizzati, i farmaci anti-tiroidei svolgono la stessa funzione, ossia ridurre la sintesi di questi ormoni, e sono particolarmente utili nel caso in cui alla base dell’ipertiroidismo ci sia il morbo di Basedow-Graves.
Se questi trattamenti non vanno a buon fine, allora è necessario un intervento chirurgico (tiroidectomia) che va a togliere tutta o solo una parte della tiroide. Il rischio, però, è quello di danneggiare le corde vocali in maniera irreparabile o quello di rovinare le paratiroidi, cioè le ghiandole che regolano la presenza di calcio nel corpo. Inoltre, dopo l’intervento sarà obbligatorio assumere per tutta la vita l’ormone tiroideo T4 (levoritoxina).
Ipotiroidismo
Quando la tiroide secerne pochi ormoni associati a essa, il soggetto soffre di ipotiroidismo. Il metabolismo sarà più lento, con tutte le conseguenze del caso. Tale patologia sarà più difficile da individuare dal momento che, almeno in una fase iniziale, potrebbe anche non dare origine a dei sintomi molto evidenti. Con il passare del tempo, però, la sintomatologia si farà più chiara e queste manifestazioni dovranno essere approfondite per capire se sussiste tale malattia, onde evitare effetti anche gravi per la salute.
Colui che soffre di ipotiroidismo può sperimentare:
- aumento del peso
- battito cardiaco rallentato
- debolezza muscolare
- stipsi
- stanchezza
- voce rauca
- difficoltà nella concentrazione
- depressione
- volto gonfio
- debolezza muscolare e crampi
- ciclo mestruale irregolare
Alla base dell’ipotiroidismo potrebbe esserci un carattere congenito: infatti, alcune condizioni genetiche oppure una grave mancanza di iodio durante la gravidanza da parte della donna possono far sì che il feto nasca con questa patologia. Accorgersi immediatamente di tale aspetto è cruciale per assicurarsi che il feto possa crescere senza problemi gravi per la salute, specialmente per il sistema nervoso centrale.
In tutti gli altri casi, però, l’ipotiroidismo si sviluppa nel corso del tempo. Uno dei principali responsabili è la tiroidite di Hashimoto, cioè una tiroidite autoimmune che lascia l’ipotiroidismo come strascico. Anche la precedente citata tiroidectomia potrebbe causare l’effetto opposto e generare l’ipotiroidismo così come una terapia a base di iodio radioattivo. Infine, anche l’assunzione di particolari farmaci come il litio utilizzato per attenuare la sintomatologia dei soggetti affetti da dei disturbi bipolari può comportare la manifestazione di tale patologia.
Anche per l’ipotiroidismo, degli esami del sangue saranno una misura da adottare per accertarsi che effettivamente si soffra di questa condizione. In queste analisi verranno analizzati i livelli degli ormoni tiroidei e i livelli del TSH. Per approfondire maggiormente il quadro clinico, il proprio dottore di riferimento potrebbe prescrivere un’ecografia della tiroide per valutare il suo stato.
Coloro che soffrono di ipotiroidismo devono assumere per via orale l’ormone che prende il nome di levo-tiroxina per compensare la ridotta produzione dello stesso da parte della ghiandola. In genere, si parte con un piccolo dosaggio per poi aumentare gradualmente con il passare degli anni e in base allo stato di salute del soggetto. L’ormone integrativo va preso per tutta la vita e, in aggiunta, vanno effettuati dei controlli periodici per permettere al proprio medico curante di accertarsi che la situazione sia sotto controllo.
Noduli
Un ulteriore fastidio che si può avvertire alla tiroide è la presenza dei noduli. Per fortuna, nella maggioranza dei casi (circa il 95%) essi sono di natura benigna e non destano particolari problemi per la salute. Addirittura, non fanno insorgere alcun sintomo e l’unico modo per venirne a conoscenza è effettuare un’ecografia alla tiroide, magari necessaria per altri problemi. Le uniche manifestazioni che potrebbero far emergere e che, però, testimoniano che i noduli hanno delle dimensioni notevoli, sono un senso di costrizione al collo e difficoltà nel deglutire.
Al tempo stesso, tuttavia, i noduli rappresentano il problema alla tiroide più frequente. L’Istituto Superiore della Sanità stima che dopo i 50 anni di età, più del 30% della popolazione soffra di questa condizione.
Ma quali sono le cause che stanno alla base della formazione di questi noduli? Fondamentalmente, la carenza di iodio all’interno del proprio piano alimentare è il motivo principale per cui si formano dei noduli nella tiroide.
La semplice palpazione del collo permette di venire a conoscenza della presenza di noduli in questa ghiandola. I noduli dalle dimensioni più ridotte, invece, necessitano di un’ecografia per essere scoperti anche se, quasi sempre, non destano preoccupazioni. Dopo aver effettuato l’ecografia, se il medico lo reputa necessario, si può ricorrere all’agoaspirato per prelevare delle cellule ed escludere il rischio che il nodulo si trasformi in maligno.
Dinnanzi a noduli benigni di piccole dimensioni e che non sono legate ad altre patologie, sarà sufficiente tenere sotto controllo questa formazione per scongiurare ogni trasformazione. Il nodulo, anche se benigno, deve essere operato quando è fastidioso e causa, ad esempio, disfagia o costrizione. Analogamente, quando si sospetta la malignità del nodulo è bene valutare l’asportazione di tutta o di una parte della tiroide. Vista l’invasività dell’operazione, però, è bene valutare tutti gli aspetti e scegliere la soluzione migliore.
Gozzo
Se si osserva una protuberanza più grande del solito nella parte frontale del proprio corpo, allora è molto probabile che si soffra di quella patologia che viene chiamata “gozzo”. Tale malattia consiste nell’ingrossamento della ghiandola tiroidea con tutti i problemi connessi.
Difatti, l’aumento di volume della tiroide potrebbe provocare problemi di respirazione e, addirittura, di deglutizione, quindi, dei sintomi piuttosto importanti che necessitano di non essere presi alla leggera. Sebbene ciò sia assolutamente vero, è bene sottolineare che il gozzo non sempre mostra dei sintomi e, quindi, resta difficile da individuare.
Una delle cause primarie che conduce alla comparsa del gozzo è la carenza di iodio nella dieta alimentare quotidiana. Un ridotto consumo di iodio obbliga la tiroide a lavorare di più per produrre i relativi ormoni e ciò comporta un aumento del suo volume. Le patologie analizzate in precedenza, come ipotiroidismo e ipertiroidismo oltre ai noduli e alle tiroiditi, sono capaci di dare forma al gozzo. Altre cause sono rappresentate dall’assunzione di farmaci come il litio e gli immunosoppressori, dal fumo e dall’esposizione alle radiazioni.
Risolvere il problema del gozzo è possibile grazie all’assunzione dell’ormone tiroideo T4 nell’eventualità in cui sia causato da ipotiroidismo. Al contrario, se alla base c’è un disturbo di ipertiroidismo, lo iodio radioattivo oppure i farmaci anti-tiroidei possono essere la giusta soluzione. Quando, però, il gozzo è così ingombrante da dare problemi a deglutire e persino a respirare, procedere con la tiroidectomia può rappresentare l’unico modo per tornare a una vita normale.