“Dolcetto o scherzetto?”, quante famiglie avranno sentito questa frase durante le giornate dedicate alla memoria dei nostri defunti? Ovviamente questo tipo di festeggiamento non appartiene alla nostra cultura, ma è ormai un dato di fatto che Halloween ha sdoganato in tutto il mondo e, durante le feste dedicate alle persone che non sono più con noi, ci troviamo invasi di bambini mascherati in cerca di dolci e divertimento. È innegabile che l’evento diverta anche le persone più grandi e che di certo i dolci piacciano a tutti; è giusto concederci di tanto in tanto una “scorpacciata” di zuccheri, ma dobbiamo sempre fare molta attenzione alla nostra dieta abituale affinché sia sempre equilibrata e non dannosa per il nostro organismo. L’eccesso in zuccheri nell’alimentazione può associarsi a diverse problematiche, ma di sicuro l’associazione più comune tra le persone è quella con il diabete mellito.
Il diabete mellito è una condizione patologica caratterizzata da una ridotta secrezione insulinica e da vari gradi di resistenza periferica all’insulina determinando così un aumento dei valori di glicemia.
Per meglio comprendere il meccanismo fisioplatologico del diabete è importante sapere che nel nostro organismo è presente una ghiandola chiamata Pancreas che ha funzioni sia esocrine che endocrine. La parte endocrina viene svolta dalle cellule endocrine raggruppate nelle isole di Langerhans. Le cellule endocrine sono le cellule alfa, le cellule beta e le cellule delta: le cellule alfa si occupano di secernere il glucagone (ormone iperglicemizzante); le beta secernono l’insulina (l’ormone ipoglicemizzante); le delta, infine, secernono l’ormone somatostatina, grazie al quale riescono a monitorare l’attività delle cellule alfa e delle beta.
Possiamo distinguere due tipi di Diabete mellito:
Diabete mellito di tipo 1 (precedentemente conosciuto come diabete giovanile o insulino-dipendente): in questo caso la produzione di insulina da parte del pancreas, è assente a causa della distruzione, su base autoimmune, delle beta-cellule pancreatiche, probabilmente scatenata da un’esposizione ambientale in persone geneticamente suscettibili. Il diabete mellito di tipo 1 rappresenta < 10% di tutti i casi di diabete mellito. Le cause scatenanti l’autodistruzione possono essere varie, le più comuni di origine virale.
Diabete mellito tipo 2 (indotto da meccanismo di resistenza periferica all’insulina): in tali soggetti la secrezione di insulina risulta inadeguata perché i pazienti hanno sviluppato una resistenza all’insulina. Questa resistenza dà luogo a iperglicemia a digiuno e postprandiale. Spesso i livelli di insulina sono molto elevati, soprattutto nelle prime fasi della malattia. Successivamente nel corso della malattia la produzione di insulina può calare peggiorando ulteriormente l’iperglicemia. La malattia di solito si sviluppa negli adulti e diventa più frequente con l’avanzare dell’età; fino a un terzo degli adulti > 65 anni di età hanno un’alterata tolleranza allo zucchero. Il diabete di tipo 2 sta diventando sempre più frequente tra i bambini, da quando l’obesità infantile è diventata epidemica. Oltre il 90%degli adulti con diabete è affetto dal tipo 2. Nel diabete di tipo 2, l‘obesità e l’aumento di peso sono importanti determinanti per la resistenza all’insulina.
I sintomi possono variare in base alla forma di diabete, il diabete tipo 2 potrebbe essere del tutto silente anche per anni per poi presentarsi con sintomi legati alle complicanze. Il diabete tipo 1 può aver un esordio anche molto importante, se non diagnosticato in tempo, con stato di chetoacidosi diabetica.
Sintomi comuni possono essere: sete eccessiva, frequente necessità di urinare, dimagrimento, nausea e vomito, offuscamento della vista, predisposizione alle infezioni batteriche o fungine.
È fondamentale trattare il diabete per evitare le complicanze in particolare: l’alto rischio per eventi cardiovascolari, le neuropatie periferiche, l’insufficienza renale e le infezioni
La diagnosi di diabete non è complessa e si basa su semplici valori ematici quali glicemia ed emoglobina glicata. Chiaramente sarà il medico specialista che dovrà dare indicazione ai diversi esami atti anche a valutare gli eventuali danni indotti dall’iperglicemia incontrollata
Il trattamento del diabete mellito prevede in primis una corretta alimentazione associata ad esercizio fisico; tale condizione vale per qualsiasi forma di diabete.
Il diabete di tipo 1, purtroppo, può essere trattato solo con la terapia insulinica
Per il diabete mellito di tipo 2, invece esistono numerosi farmaci; da prima si agisce con degli antiperglicemici orali ed in caso di fallimento si passa a terapia insulinica o ad un’associazione di entrambi. Di recente sono in commercio una nuova categoria farmacologica, gli agonisti del recettore del peptide 1 simile al glucagone (GLP-1) (glucagon-like peptide-1) che agiscono con un meccanismo differente rispetto ai precedenti e sono particolarmente indicati nei pazienti obesi e/o affetti da scompenso cardiaco.
La terapia antidiabetica va prescritta presso centri dedicati e da personale esperto del settore poiché, come ogni terapia, non è scevra di eventi indesiderati come, ad esempio, il più comune l’ipoglicemia.