Il Dylan Dog Color Fest è una testata collaterale dedicata alle storie dell’Indagatore dell’incubo che sin dal suo debutto nel 2007 ha sempre rappresentato il ruolo di piattaforma “sperimentale”. Al suo interno hanno spesso trovato spazio racconti che soprattutto sotto l’aspetto grafico, ma in alcuni casi anche delle tecniche narrative, propongono canoni diversi da quelli abituali, un modo per vedere Dylan anche sotto gli occhi di altri autori che magari approcciano il suo universo per la prima volta e per scoprirne così la loro interpretazione inedita.
Il Color Fest numero 31 dal titolo Selezione innaturale è in questo senso emblematico: la sceneggiatura è sì opera di un collaboratore fino a qualche anno fa presente in maniera assidua, il napoletano Giuseppe De Nardo, già autore di oltre 20 storie del personaggio; le tavole, i colori e persino la copertina sono invece stati affidati a Toni Bruno, disegnatore di origine catanese che ha saputo farsi strada a partire dall’underground fino a diventare un nome di riferimento nel panorama attuale del fumetto autoriale.
De Nardo ha dimostrato di essere ancora del tutto in sintonia con atmosfere ed intrecci gialli ed hard boiled, proponendo un caso sulla carta “semplice” come quello di una bella ragazza bionda, Lorna Gale, convinta di essere nella wishlist di un serial killer che sta facendo fuori altre giovani donne dall’aspetto identico al suo. In una trama lineare, che si presenta come un noir con incursioni nella parapsicologia con qualche spruzzata di etica, è Dylan stesso a narrare in prima persona il corso degli eventi, quasi fosse un detective venuto fuori da un romanzo di Dashiell Hammett.
Non riveliamo altro sugli sviluppi della trama perché preferiamo dare risalto alla lettura grafica così realistica e peculiare proposta da Toni Bruno, per una splendida resa visiva anche abbastanza omogenea che si dipana su tutte le pagine dell’albo.
Come spesso accade quando un autore emerge con la sua impronta stilistica, il colore è parte integrante dell’opera di Bruno, che ne fa un uso personalissimo offrendo cromie basilari, quasi piatte, a conferire unità al racconto (salvo un paio di tavole di flashback dai toni acquerellati). Il suo approccio al racconto è più che evidente sin dalla copertina da lui stesso realizzata ed ha un gusto puramente retrò che si incastra come un ingranaggio perfetto con le atmosfere del plot imbastito da De Nardo.
Sebbene abituato a concedersi molte libertà nell’impostazione delle vignette e delle tavole nel loro complesso, Toni Bruno ha in questa occasione saputo adattarsi ai canoni della gabbia bonelliana senza che l’efficacia del suo tratto ne sia uscita penalizzata. Il suo è un realismo in certi casi smaccato, ma con una sapiente alternanza di inquadrature che aggiunge dinamismo a delle tavole che, proprio per la forte unitarietà cromatica, ne avevano un gran bisogno.
Il Color Fest si conferma così terreno fertile per eccellenti ed interessanti sperimentazioni e variazioni sul tema: questo albo è passato un po’ in sordina in quanto pubblicato in un periodo nel quale l’attenzione verso le storie dell’Indagatore dell’incubo era tutta rivolta all’imminente impatto della Meteora e al giro di boa siglato dai numeri 399 e 400, ma suggeriamo di recuperarlo per concedervi una lettura gratificante per gli occhi e che lascia una buona dose di inquietudine con il suo finale a sorpresa.
uscita: 08/11/2019
Formato: 16×21 cm, colore
Pagine: 96
Soggetto: Giuseppe De Nardo
Sceneggiatura: Giuseppe De Nardo
Disegni: Toni Bruno
Colori: Toni Bruno
Copertina: Toni Bruno