Il 26 gennaio il Museo Archeologico Nazionale di Napoli inaugura la mostra di Gaetano di Riso dal titolo “E Adone non lo sa”. Aperta tutti i giorni tranne il martedì dalle 9:00 alle 19:00, l’esposizione proseguirà fino al 25 aprile 2022. Le camere 94 e 95, adiacenti al Plastico di Pompei, ospitano alcune opere dell’artista originario di Lettere ispirate alla scultura “Adone di Capua“. Si tratta di un marmo del II secolo d.C. che ornava uno dei 160 archi dell’anfiteatro Campano di Santa Maria Capua Vetere. Vi è rappresentata la complessa figura di Adone che si appresta alla caccia del cinghiale di Calidone. Alcune versioni del mito riportano che fu il cinghiale a uccidere Adone su mandato di Ares per timore che Afrodite si innamorasse di lui.
Adone, simbolo di bellezza giovanile ma anche di rinnovamento della natura e di morte trova nelle opere di Gaetano di Riso nuova forma. È avvolto nel blu e nell’azzurro che caratterizzano le opere dell’Artista. Blu è il colore della sua terra, del suo cielo e mare. È la realtà cromatica che accoglie tutte le variazioni di luce. Il blu in fondo è il colore della costiera in cui di Riso ha vissuto la propria l’infanzia.
La mostra nasce da un incontro insolito e profondo, quello tra Gaetano di Riso e la statua evocatrice del mito: “Ho cominciato a lavorare sulla statua portandola simbolicamente in giro intorno ai luoghi dell’arte – racconta di Riso – è stato come documentarmi e dimostrare la mia interpretazione dei fatti. Eravamo io e Adone, viaggiatori sulla terra. Abbiamo volato su paesaggi, ponti, case, abbiamo conosciuto gli elementi, creando nuove configurazioni”.
Le dodici tele fanno eco ai dodici volti del dodecaedro che di Riso dedica ad Adone : “Dodici facce – dice l’artista – un solido che tiene unite dodici pitture. In perfetta armonia e gioiosa differenza”. Ed è qui che si può cogliere il senso del titolo della mostra: dodici facce di Adone, ognuna impossibilitata a guardare le altre, ognuna inconsapevole dell’esistenza delle altre. Così, Adone non sa quale forma avrebbe preso il suo volto più di due millenni dopo la nascita del suo mito. Così, l’identità di Adone sfugge a se stessa.
La mostra sponsorizzata dalla Fondazione Plart e patrocinata dalla fondazione Banco di Napoli, ricuce la distanza tra il mondo antico e quello contemporaneo, tra l’estetica di ieri e quella attuale. Nasce da un autentica esigenza artistica che di Riso racconta così: “Un lavoro sul corpo che diviene mondo. Come i miei quadri che si organizzano nella danza degli elementi, le mie tele le sento vibrare, soffrire, gemere; come tutto quello che sta per nascere a nuova vita. Poiché niente è immobile in natura, il movimento della mano crea, estrae, lascia apparire: è qualcosa che insegue il ritmo dell’espansione del suono e della luce. C’è la scintilla universale che ci tiene insieme quando ci sganciamo dal sentire comune, si avverte l’esigenza di abbandonarsi al potere delle apparizioni, alle onde che s’infrangono in spirali rumorose, in attrito graffiante di terrore… D’inadeguatezza. Sei stanco…vuoi solo riposare ti manca il ritmo eterno dell’Universo”.