Era il 15 Maggio del 1969 e al Festival di Canne veniva presentato il capolavoro on the road di Henry Fonda e Dennis Hopper “Easy Rider” che, in un momento storico in cui la parola d’ordine era libertà, influenzò un’intera generazione. Un mix perfetto di coincidenze, intuizioni e fatalità, si concentra dietro la storia di questo film che fu prodotto con un badget molto basso da Peter Fonda, figlio d’arte, che arrivò nelle sale americane il 14 Luglio di quel 1969 che era in pieno fermento per le rivole giovanili e l’aria di cambiamento. Il film salì alla ribalda sopratutto grazie al passaparola dei giovani, infuatuati dalla controcultura Hippy.
Senza attori famosi, ricordiamo che la maggior parte erano esordienti, con una trama caotica e quasi inesistente, il successo del film fu contro ogni logica di mercato cinematografico, ma rappresentava a pieno un’intera generazione, la voglia di evadere e ribellarsi, la voglia di rinascere a nuova vita, contro gli stereotipi e le oppressioni, contro una cultura imposta e poco creativa. Da molti critici il film fu il simbolo della Nuova Hollywood e quel famoso 1969 vinse il premio come miglior opera prima a Cannes, guadagnando due nomination all’Oscar come milgiore sceneggiatrua e miglior attore non protagonista, un giovane Jack Nicholson.
Da ricordare la colonna sonora, composta da canzoni rock di fine anni sessanta, con la celeberrima Born to be wild degli Stepppenwold, che anche grazie al film diventò un disco di successo che ancora oggi simbolo di libertà. E sarà proprio questa canzone che risuonerà il 15 Maggio al Festival di Cannes per la versione restaurata del film di Dennis Hopper, dove gli spettatori potranno rivedere Peter Fonda e Hopper correre verso il carnevale di New Orleans, con le loro fiammanti moto pagate con gli incassi della vendita di cocaina, un viaggio dove il vento soffia selvaggio e la libertà non si perde all’orizzonte.