Vallo della Lucania (SA), 26 gennaio – Il secondo appuntamento al Draft è con i Paupière, un giovane trio di musicisti canadese. Pierre-Luc Bégin (Polipe, We are Wolves), Julia Daigle (visual artist) e Éliane Préfontaine (attrice e compositrice), di Montréal debuttano a gennaio 2016 con il loro “Jeunes Instants”, EP composto da 4 pezzi in lingua francese, i dalla conturbante carica elettronica. Il gruppo è reduce dal suo tour italiano del 2106, con il quale ha presentato il disco. E ora riparte con una nuova tournee.
I Paupière sono un esempio lampante di quanto una performance live possa rappresentare un’esperienza artistica differente – anche se non diametralmente opposta – dal semplice e solitario ascolto della musica. A spettacolo iniziato, il trio si impossessa letteralmente del palco, letteralmente giocando con gli spazi in maniera naturale, spontanea. Le melodie elettriche della strumentazione si fondono con le voci del trio, che nel frattempo, perfettamente coordinato, affiatato, si lancia in complesse e sensuali coreografie, esce dal palco, coinvolge il pubblico, riempiendo l’intera sala di un armonia travolgente, non privo di una certa leggera, piacevole ironia, che traspare anche dai loro discorsi.
I Paupière regalano un vero e proprio spettacolo musicale, una performance energica, travolgente, in questo senso “punk”, come la definiscono loro stessi nella nostra chiacchierata. Un tipo di performance, rivelano alla fine, che stanno cercando di trasformare in qualcosa di più.
Avete tutti un background differente, venite da esperienze artistiche diverse: un musicista, una visual artist, un’attrice e compositrice. Come vi siete incontrati, e come è nata la band?
Julia: Pierre-Luc ed Eliane erano già amici da 15 anni, mentre io e lui stavamo assieme prima. Poi abbiamo rotto, ma avevamo già messo su un gruppo e ci serviva un altro elemento, quindi Pierre-Luc ha chiesto alla sua amica Éliane. Noi due non ci conoscevo bene, ma presto siamo diventate amiche, e poi siamo diventati un trio…
La vostra musica è stata definita glam rock, electro pop e in vari altri modo. Ma dietro queste definizioni, che musica fate secondo voi? Cosa volete fare? Music stuff.
Pierre-Luc: Credo che in realtà noi facciamo synth-pop-punk…?
Éliane: Ci piace il suono della parola: synth-pop-punk…
Julia: Io credo che la performance sia punk, ma la musica in sé sia più dolce, pop.
Éliane: Quando senti il cd è synth-pop, ma quando vieni a vedere lo spettacolo la performance è molto energica, e punk in questo senso. Siamo punk sul palco, nel modo di esibirci.
Pierre-Luc: Siamo un post punk, sai un po come la joy division… loro erano punk? Post punk? Anche il nostro dress code è un po aggressivo, dark…
Éliane: Forse semplicemente non lo sappiamo per nulla. Facciamo musica.
Pierre-Luc: Su questo argomento abbiamo opinioni diverse
E qual’è la vostra definizione di arte? Cos’è per voi?
Éliane: Per me è prima di tutto espressione, una riflessione sul mondo in cui viviamo, e che abbiamo bisogno di esprimere in modi diversi dal semplice parlare. E’ una connessione più diretta con ciò che siamo dentro.
Julia: Sì, una riflessione sulla società, anche in modo provocatorio. E’ un modo per provocare, per dire cosa non ti piace di ciò che ti circonda, cosa senti del mondo in generale.
Pierre-Luc: Durante il nostro tour in Italia, prima dell’esibizione ci capitava di conversare con qualcuno. Ma c’era timidezza, c’era distanza, quando però salivamo sul palco tutte le barriere, i confini, cadevano. Comunicavamo in maniera molto più chiara. Per quanto mi riguarda mi sento molto più me stesso sul palco che nella vita reale.
Éliane: Anche io
Julia Sono d’accordo
Jeunes Instants è il vostro primo album. Di cosa parla? Qual’è il suo filo conduttore, la sua liaison?
Julia: Jeunes Instants è un ep di 4 canzoni, e volevamo dare ad ogni canzone un carattere differente. Non volevamo che parlassero di noi, ma che fossero storie, racconti. Jeunes Instants, per esempio esprime la nostra rabbia contro il nostro primo ministro.
Pierre-Luc: Non vogliamo esprimerci in prima persona, metterci in mezzo io io, quindi creiamo pesonaggi, racconti.
Julia: E non volevamo limitarci a scrivere canzoni d’amore o cose del genere. Cioè, alcune canzoni possono anche parlare d’amore, ma è sempre nascosto dietro qualcosa, come dei brevi racconti.
Com’è stato il vostro primo tour in Italia?
Julia: Eravamo più festanti, più eccitati rispetto ad adesso. Forse perché era la prima volta.
Pierre: Abbiamo imparato che girare in tour è una cosa impegnativa, faticosa. Non c’è solo la musica. Devi vivere in un van tutti i giorni per tutto il giorno, con altre 3 persone, è un lavoro quotidiano. Abbiamo dovuto imparare a convivere senza ucciderci, ma ci sono stati un sacco di scontri. Ognuno di noi ha pianto almeno una volta. La prima notte è stata drammatica, per esempio. Io mi sono svegliato il giorno dopo, nudo con questo piccolo scheletro di plastica, che è diventato la nostra mascotte, e mi ci è voluto un minuto per realizzare “ok, siamo in Italia, siamo i Paupière, va bene”.
Ma poi questi due anni sono volati ed è stato fantastico. Quindi alla fine…è stato fantastico.
Julia: Avevamo 14 date. Ci siamo mossi un sacco, quindi abbiamo visto una serie di
città, il mare, le montagne… Ma soprattutto siamo rimasti ossessionati dalla mozzarella, la mangiavamo a colazione tutte le mattine.
Pierre-Luc: In Canada costa 4 volte di più!
Éliane: E non è così buona! Ci puoi rivelare il segreto della ricetta? Perché qui la fanno così?
Cosa avete in programma, dopo il tour?
Pierre: Prima di tutto terminare quest’album, visto che ci sono ancora solamente 4 canzoni. E poi vorremmo avere uno show tutto nostro, con scenografie, luci e tutto il resto. Quindi ci stiamo muovendo in questa direzione.
Julia: Stiamo cercando qualcuno che organizzi il tutto.