Scosso, come non mi accadeva da tanto tempo, subito dopo il triplice fischio di Orsato, ho acceso la tv e ho seguito per un po’ una nota trasmissione locale. Ospiti Bruno Giordano, Nando “Rambo” De Napoli e Beppe “palo ‘e fierro” Bruscolotti. Mi è bastato guardarli per capire il motivo per il quale il Napoli, per l’ennesima volta, è venuto clamorosamente meno nel momento clou.
Delle parole della vigilia di Spalletti, della voglia di essere ricordati come eroi nemmeno l’ombra.
Solo una squadra incapace di giocare, in balia di un Milan a cui è bastato mettere in campo grinta e “garra” per vincere la gara con il gol da opportunista di Giroud. Gli azzurri sono stati a guardare, traditi ancora una volta dalla paura e dall’inconsistenza di coloro i quali dovrebbero invece deciderle certe partite.
I numeri non mentono: le due “ali” azzurre ieri in campo hanno partorito un totale di 2 gol, lo stesso Osimhen, ieri il migliore per impegno, ha segnato sette reti, che sono poche anche considerando il lungo stop. La prestazione dei napoletani, dalla tre quarti in su, è stata imbarazzante. Nessun tiro degno di essere menzionato prima dell’ingresso di Ounas. L’algerino, e non sono uno di quelli che…”miettaunas”, mostra almeno coraggio di rischiare giocate difficili, che è tanta roba al cospetto dei suoi compagni, Insigne e Politano ai limiti dell’impresentabile, specie il primo, ormai ex e sempre titolare senza comprenderne le motivazioni.
L’impatto fisico dei milanisti è stato evidente, ormai il calcio si basa molto sulla prestanza fisica dei suoi interpreti e l’unico azzurro in mediana in grado di competere con i pesi massimi rossoneri, Anguissa, era in panchina. Motivi fisici, si dirà. Ma possibile tenere in campo gente che sbaglia tutto ciò che è possibile, come i due già citati oltre all’inguardabile Zielinski?
A Fuorigrotta il ruolino di marcia azzurro è avvilente: quattro sconfitte su quattordici in campionato, che diventano sette su diciannove (più di un terzo) se ci mettiamo anche le coppe.
Manca un leader serio, uno che sappia gestire vigilie tanto importanti.
La classifica che aveva fatto sognare tutti i tifosi azzurri dopo la rocambolesca vittoria di Roma (senza la quale sarebbero 4 le gare in campionato senza vittorie) non c’è più.
Lo scoramento e il pessimismo cronico di questa città, al quale facciamo onestamente fatica a sottrarci, hanno preso il posto dell’euforia.
L’obiettivo Champions è ancora ampiamente alla portata ma desidereremmo scelte più coraggiose anche da parte di Mister Spalletti; ha parlato di leggerezza, e allora maggio spazio a chi questa leggerezza ce l’ha: il già citato Ounas, ma anche Elmas, jolly tuttofare e sempre pronto all’occorrenza, Anguissa.
Mancano dieci partite, aver paura vuol dire non vincerle.
Lo psicologo Spalletti metta da parte le zavorre e faccia vivere un finale di campionato divertente a tutti i tifosi che lo meritano.