Nell’autunno del 2020 un manipolo di sanguinari quanto lucidi zombi assalta in piena notte l’orfanotrofio di Guymri in Armenia: è questo il prologo di Schiavi del Krokodil, albo mensile numero 262 di Dampyr scritto da Davide Barzi per i disegni di Fabiano Ambu.
A rendere più misteriosa l’esplosiva scena iniziale c’è, da parte degli zombi, l’inspiegabile accanimento nei confronti dei soli adulti di guardia presenti nell’orfanotrofio, una furia cieca che nel corso del massacro risparmia però tutti i bambini.
Harlan Draka e Kurjak si presentano in veste di giornalisti serbi per indagare sulla vicenda, ben intuendo dalle notizie ricevute che ci sia qualcosa di ancora più terribile sotto: sebbene la trama sia sviluppata in maniera lineare, mettendo al centro della vicenda un mercenario di estrema crudeltà di nome Hagop ma noto a tutti con il nome di Dikobraz, ritenuto responsabile dell’eccidio all’orfanotrofio, Barzi riesce a depistare il lettore spedendo i nostri in giro per l’Europa e per il Caucaso.
Ciò gli permette di rivelare per gradi per gradi, anche attraverso misurati e toccanti flashback, i diversi tasselli a partire dal legame di Hagop con la sorellina Sirihui. Entrambi sono stati ospiti dell’orfanotrofio dal quale prende le mosse la trama, ed il loro legame è stato reciso in maniera “oscura”. A loro insaputa i fratelli vivono una reciproca parallela condanna, quella di incappare nel Maestro della Notte Qeratu che li trasforma in non-morti: proprio quel Qeratu che in seguito è caduto sotto i colpi infertigli da Dampyr (albo N°124, Nel covo del Maestro).
Se visto in questa ottica Schiavi del Krokodil potrebbe far pensare ad un seguito, ma la direzione presa è del tutto differente perché dopo molte tavole di azione, scontri con terribili non-morti ed un substrato a base di denuncia sui terribili effetti della droga derivata dalla codeina e nota appunto come Krokodil si giunge ad un finale dal forte carico emotivo e per nulla scontato, denso di risvolti dolceamari.
Davide Barzi è uno sceneggiatore particolarmente eclettico, come dimostrano i suoi trascorsi anche al di fuori di casa Bonelli; basti pensare alla sua serie Don Camillo a fumetti. Molte e diversificate sono state le sue incursioni sulle testate di Via Buonarroti, da Nathan Never a Dylan Dog sino a Martin Mystère. Notevole è stato il suo contributo alla miniserie a colori Odessa con la sceneggiatura di ben due albi consecutivi (Prigioniero del metallo e Una voce dal mare, tra i più emozionanti della collana) anche se per il momento il vertice artistico resta la sceneggiatura de Il cuore di Lombroso, pubblicata nella collana Le Storie Bonelli.
Il suo convincente esordio su Dampyr sta a dimostrare la polivalenza di uno scrittore capace di inserirsi in un contesto mai affrontato prima prendendo come spunto alcuni degli scenari dai quali questo è partito, quali le ambientazioni in città segnate da guerra e devastazioni, ed inserendo delle variabili impazzite come il malinconico e fiabesco racconto di origine sovietica che lega i due fratelli sin dall’infanzia a fare da tenero contraltare alla violenza della narrazione.
I disegni di Fabiano Ambu sono notevoli e ben si incasellano nella sceneggiatura che gli è stata affidata, accompagnandola con un tratto dall’accentuata matrice realistica ma che riesce a restituire con efficacia sia le atmosfere più cupe che quelle di maggiore azione. Sapiente e ben calibrato è l’uso dei chiaroscuri, con ombre e luci che si alternano e si rincorrono a rendere più dinamiche le tavole salvo alcune più “luminose” come quelle che vedono protagonisti gli “alter ego” di Hagop e Sirihui, ossia i pupazzetti Dikobraz e Ovjeta, o quelle dei flashback nei quali aleggia una appropriata sfumatura grigia.
Curata è la capacità di Ambu di far risaltare i personaggi sugli sfondi con energica espressività e attenzione per i dettagli anatomici specie nei combattimenti. Gli aspetti più gotici e grotteschi dell’intera storia sono così valorizzati ed assecondano il ritmo della lettura: se devo trovare una leggera carenza o un punto debole, questo risiede in una certa difficoltà nel riconoscere all’istante i volti di alcuni personaggi, tratteggiati con fattezze somatiche che richiedono un passaggio di lettura in più.
Ambu resta comunque una garanzia sulle pagine di Dampyr dalle quali mancava da quasi 5 anni (albo N° 212, El dìa de los muertos) proprio per l’emotività che traspare dalle sue chine e dal massivo uso di tinte scure.
Tutte le cupe atmosfere della storia trovano infine pieno riscontro nello scenario innevato dipinto da Enea Riboldi per la copertina, dove un’orda di non-morti mescolati alle vittime del Krokodil viene fronteggiata da Dampyr e Tesla.
Uscita: 05/01/2022
Formato: 16×21 cm, b/n
Pagine: 96
Soggetto: Davide Barzi
Sceneggiatura: Davide Barzi
Disegni: Fabiano Ambu
Copertina: Enea Riboldi