Sono arrivati già da qualche tempo su Whatsapp gli stickers: adesivi digitali gratuiti che grazie agli editor si possono creare, scaricare e condividere. Sono particolarmente popolari tra i giovanissimi e sono fonte di grande creatività da parte degli utenti. Sfortunatamente, a causa degli scarsi controlli, sono spesso usati per diffondere contenuti offensivi, violenti, discriminatori, antisemiti e pedopornografici. Su Telegram c’è, da più tempo, lo stesso identico problema.
Gli investigatori della Polizia postale hanno dichiarato:
“Negli ultimi mesi anche WhatsApp, sulla scia dei propri competitor, ha offerto agli utenti la possibilità di utilizzare, accanto a emoji, gif e pacchetti di stickers messi a disposizione dall’applicazione stessa, anche la possibilità di crearne di personalizzati, ricavandoli da fotografie reali, tramite diverse App gratuite, disponibili per iOS e Android, che ne consentono la modifica”
Ed hanno aggiunto:
Questo tipo di servizio sta spopolando soprattutto tra preadolescenti e adolescenti, i quali, tuttavia, spesso ne fanno un uso improprio, diffondendo adesivi digitali dai contenuti illeciti (pedopornografici, xenofobi, discriminatori). Comportamenti, questi, che configurano reati gravi”
A genitori ed insegnanti la Polizia Postale consiglia di:
“sensibilizzare i ragazzi ad un uso consapevole della rete e, in particolare, dei sistemi di instant messaging (WhatsApp, Telegram, etc) e vigilare sul materiale (video, foto, stickers) che i ragazzi condividono e rivolgersi alle forze dell’ordine per segnalare situazioni riconducibili a tale fenomeno”.
Ci sono consigli anche per i ragazzi:
“Non create né partecipate a ‘gruppi’ il cui fine è la diffusione di immagini a sfondo sessuale, razzista ed offensive nei confronti di persone diversamente abili , non diffondete o scaricate stickers di tale contenuto, se siete a conoscenza che avvengano tali ‘fenomeni’ tra i vostri amici, parlatene con un adulto di riferimento”.
Considerato che tutti i consigli saranno come al solito inascoltati, si spera che la piattaforma appartenente a Facebook attui uno stretto monitoraggio degli stickers, così come succede con le gif animate “interne” a Wharsapp.