Una figura tipica della cultura tradizionale popolare partenopea, è il femminello.
Ma chi è il “femminiello“? E’ una figura omosessuale tipica della cultura tradizionale e popolare napoletana. Di solito ha un aspetto marcatamente effeminato se non proprio travestito. Incarna un certo tipo di “Culto Ermafrodita” una realtà che ha in se tante forme di sessualità: il transgender, il transessuale e l’omosessuale, insomma possiamo dire che sono “uomini che si sentono e vivono da donne”.
A Napoli è stata una figura sempre rispettata e mai ostacolata anzi è stato il soggetto di una società che per molte cose girava intorno a loro.
La storia dei femminielli ha origine molto antiche che hanno resistito a qualsiasi trasformazione culturale e sociale della città e del Paese.
La figura del femminiello pare derivi dall’ermafrodita, che nell’antica Grecia era considerato sacro, poiché rappresentava il figlio della dea della Bellezza e del dio dell’Amore, e conteneva sia la parte maschile che femminile.
I femminielli a Napoli sono sempre stati visti in maniera particolare. I quartieri popolari partenopei, soprattutto quelli del centro storico, li hanno sempre integrati nel proprio tessuto sociale, accolti con benevolenza e la maggior parte di loro godeva di una certa popolarità, al punto che era esplicitamente richiesta la loro partecipazione ad alcune manifestazioni folcloristiche e religiose.
Uno dei riti più affascinanti, è il funerale del Carnevale. Fa parte della cultura popolare europea e in Campania è intimamente legato al mondo dei femminielli. La vedova e gli amici si siedono attorno al morto “Vincenzo detto Carnevale”. Lo piangono, ma lo pigliano anche in giro. Le battute a doppio senso sulle sue doti perdute risuonano tra lamenti funebri e occhiolini.
Un altro rito molto antico è la “figliata” in cui i femminielli portano avanti l’antica tradizione, di probabile derivazione pagana, degli uomini che si comportano come se stessero partorendo.
Ma le tradizioni non finiscono qui, ancora oggi nei quartieri spagnoli c’é l’usanza di organizzare nei periodi natalizi alcune tombolate particolari: la Tombola Vajassa a cui possono partecipare solo donne e femminielli che hanno il compito di pescare e commentare i numeri.
Ovviamente i doppi sensi e le continue allusioni sessuali rimangono ma il Femminiello riesce a farlo senza mai scadere nel volgare esprimendosi in un dialetto napoletano che risulta comprensibile a tutti. Prima dello spettacolo è prevista una selezione di dolci natalizi accompagnato da un flute di spumante.
Questa tradizione sembra che abbia origini dalla riffa, cioè sorteggio, antico gioco risalente al periodo borbonico, in cui larriffatore era proprio un femminiello.