Trama: Tra le viuzze e i baretti, tra i brindisi con birre economiche e le sniffate nei bagni, personaggi immobilizzati e anestetizzati dalla noia e dall’arrendevolezza vibrano in una continua tensione verso l’evasione. Donne che si mettono a nudo rinunciando ai propri abiti, strappandosi le proprie croste e persino abbandonando la propria pelle, che riducono in cenere ciò che hanno coltivato con minuzia e pazienza, che soffrono l’inconciliabilità delle proprie personalità con le aspettative della società. Con un linguaggio secco, rapido e ritmico, Francesca Mattei rappresenta in questi racconti una stasi nervosa frutto di forze contrastanti – il peso delle radici e l’accelerazione dell’inebriamento – che permeano le ombre malinconiche di piccole cittadine o case opprimenti da cui sembra non esserci via di fuga, fino a quando questa via di fuga non viene spalancata con la forza.
Pidgin Edizioni
Recensione: In questa raccolta di racconti il cui titolo riprende quello di una delle storie, la narrazione è tutta al femminile e non ha nulla a che vedere con la delicatezza, l’amore perfetto, gli occhi a cuoricino. No, le storie sono crude e dolorose, spesso oniriche nella loro assurdità. Uno spaccato di vite spesso al limite, in cui trapela tutta la sofferenza delle protagoniste: donne che in un modo o nell’altro provano, anche con la forza ad evadere dal microcosmo opprimente che le avviluppa.
Il punto di forza di questo libro è lo stile che si presenta scarno, essenziale, diretto, perfettamente in linea con ciò che racconta. Le donne descritte sono mancanti di qualcosa, distaccate e non cercano rivalsa, ma non sono deboli o perdenti.
La copertina è bellissima. rappresenta una tanica di combustibile, davvero geniale.
E’ stata una lettura difficile dal punto di vista del gradimento: è stata scorrevole, inizialmente affascinante, ma a lungo andare si è un po’ appiattita. Probabilmente la motivazione sta nel fatto che sebbene siano diciassette racconti, la sostanza non vada a variare, si modificano le condizioni, i personaggi, ma l’essenza resta sempre la stessa, tanto che si potrebbe avere la percezione di leggere un’unica storia, lo definirei claustrofobico e settatto verso un’unica direzione, ma credo che sia stato proprio questo il volere di Francesca Mattei. La provincia è la metafora di questa chiusura, vista come emarginazione, lontananza, un buco nero che inghiotte chi la abita.
Il corpo è il vero protagonista: in Muta, gli strati di pelle vengono strappati via per far emergere un nuovo corpo; in Ma tu non la senti il corpo viene violato; in Croste si parla di autolesionismo; in Struttura ossea la protagonista è ossessionata dalle sue ossa craniche.
Un libro che potrebbe non piacere, consiglio di leggerlo a piccole dosi per evitare di percepirlo ripetitivo, ma amerete la scrittura di Francesca Mattei, ne sono convinta.
Francesca Mattei ha studiato sociologia e vive in una piccola città al confine tra Toscana e Liguria. Alcuni dei suoi racconti sono apparsi su Verde Rivista, l’Elzeviro, Clean Rivista, SPLIT, Voce del Verbo, Narrandom, Malgrado le Mosche e nell’antologia “Vite sottopelle. Racconti sull’identità”, edita da Tuga Edizioni in collaborazione con la rivista Reader For Blind.