La rubrica per la quale scrivo nasce dal presupposto di voler sfatare i falsi miti e le fake news mediche. Infatti, ai giorni nostri, grazie ad internet, girano notizie di qualsiasi genere e quelle sulle cure mediche sono tra le più gettonate. A mio parere Internet è un mezzo meraviglioso per l’informazione, ma sempre se si è in grado di utilizzarlo. Avere una potente macchina da corsa non vuol dire vincere ogni gara, anzi se non si è in grado di usarla diventa uno strumento pericoloso per la nostra vita è quindi, fondamentale saper interpretare in modo corretto ciò che si ha tra le mani.
Purtroppo proprio nell’ambito medico girano informazioni di tutti i tipi su cure mitologiche e senza alcun fondamento scientifico. Lungi da me il voler fare il professore e non ho alcuna intenzione di battagliare contro chi è fedele a cure non dimostrate e non dimostrabili. Infatti, in quest’ultimo caso si tratta di vera e propria “fede” poiché chi crede ciecamente in questi ultimi metodi, spesso rifiuta sistemi basati su dati reali e riproducibili; sarebbe come un dibattito tra ateo e credente nel quale il primo non ha alcuna possibilità di dimostrare la “non” esistenza del Divino, così come il secondo non potrà dimostrare la sua esistenza.
Le fake news mediche sono in numero talmente elevato che non mi è possibile analizzarle una alla volta e spiegare quali siano i limiti, ma discuterò qual è il corretto metodo scientifico per il quale si applica una determinata terapia a seconda delle condizioni patologiche.
Il metodo scientifico è per definizione: “la modalità tipica con cui la scienza procede per raggiungere una conoscenza della realtà oggettiva, affidabile, verificabile e condivisibile.”
Facciamo degli esempi pratici per comprendere meglio questo aspetto: leggevo l’altro giorno una notizia secondo la quale, si affermava che l’applicazione sul collo di sale ed olio migliorasse il dolore cervicale per almeno 5 anni. Con quale metodo è stata valutata questa cura? Sono stati presi due campioni di individui e somministrato ad un gruppo olio e sale ed all’altro un unguento di altra natura? Come è stato valutato il miglioramento del dolore? I due gruppi sono stati sottoposti ad un follow-up di 5 anni (cioè un monitoraggio del paziente per 5 anni dall’applicazione della “suddetta terapia”)? Chi ha analizzato i dati ottenuti e quali analisi statistiche ha effettuato era a conoscenza delle “terapie” applicate all’uno o all’altro gruppo? Ovviamente sono esplicitamente provocatorio nel porre tali domande, poiché era ben chiaro dal suddetto articolo che nulla di ciò elencato fosse stato applicato, ma è molto probabile che qualche prozia lontana utilizzasse olio e sale per la sua cervicalgia forse ottenendo anche qualche beneficio. Infatti questo non è da escludere (anche se personalmente ho i miei dubbi), ma si deve dimostrare e con metodo. Per tale ragione nasce il metodo scientifico, in primo luogo formulo un’ipotesi e quindi procedo con la fase sperimentale. Quest’ultima non è così semplice è deve essere eseguita in modo corretto, ad esempio i gruppi su cui si applica la terapia devono essere omogenei, cioè presentare le stesse caratteristiche (se ad esempio sperimento un farmaco per prevenire l’infarto cardiaco su due gruppi di cui uno è costituito da ventenni sportivi ed in forma e l’altro da uomini sopra la cinquantina, obesi e fumatori, il risultato sarà ovviamente falsato!); chi analizza i dati non dovrebbe essere a conoscenza della terapia somministrata ai gruppi per evitare di influenzare il risultato; vanno esclusi tutti i fattori confondenti (esempio: il tè verde migliora la prognosi di vita, ma solo se fatto con cura e dedicando circa 2 ore alla preparazione. In questo caso si deve valutare se è il tè verde a fare bene, o le due ore in cui ci si rilassa e ci si dedica ad un hobby piacevole).
Ciò che è stato descritto è solo una piccola parte della sperimentazione e si evince quindi, che condurre uno studio sperimentale non è semplice ed anche, quando un gruppo di ricercatori ha effettuato una sperimentazione, i risultati vanno inviati a riviste scientifiche che dovranno approvarne la pubblicazione dopo un’attenta revisione di un gruppo di esperti.
Quindi è sicuramente meglio credere a terapie validate, sperimentate e valutate da più esperti piuttosto che a metodi casalinghi basati su singole esperienze soggettive. Non riduciamoci come nel meraviglioso film di Monicelli “Il Medico e lo stregone” del 1957, dove il medico condotto di un piccolo paese di provincia dovrà faticare per far valere la scienza sull’ignoranza della gente che ritiene più valide le cure di Don Antonio (lo stregone).