Disturbi addominali, crampi, diarrea frequente, difficoltà nella digestione, sono sintomi che ognuno di noi ha provato almeno una volta nella vita, ma quando tale condizione diventa estremamente frequente e debilitante è meglio non sottovalutarla. Infatti, tali sintomi possono essere espressione di condizioni patologiche più importanti come il Morbo di Crohn.
Il morbo di Crohn è una malattia infiammatoria intestinale cronica che coinvolge più frequentemente la parte inferiore dell’intestino tenue, l’intestino crasso o entrambi, ma può interessare qualsiasi parte del tratto digerente dal cavo orale sino all’ano.
La diagnosi di morbo di Crohn è sempre più frequente. Colpisce in ugual misura entrambi i sessi e spesso è ereditario. La comparsa delle manifestazioni si presenta generalmente prima dei 30 anni di età.
La causa eziologica non è nota, ma sembra essere coinvolta una disfunzione del sistema immunitario.
La malattia di Crohn esordisce con infiammazione ed ascessi criptici che possono diventare delle ulcere profonde, longitudinali e trasversali, con edema della mucosa che conferiscono un caratteristico aspetto ad acciottolato dell’intestino.
Lo stato infiammatorio può diffondersi coinvolgendo gli strati più esterni della parete intestinale raggiungendo il mesentere. L’infiammazione estesa provoca ipertrofia, fibrosi e formazione di stenosi che possono portare a occlusione intestinale.
Le manifestazioni cliniche iniziali più frequenti sono: diarrea cronica con dolore addominale, febbre, inappetenza e perdita di peso.
Più rara è la presenza di sanguinamento rettale evidente che può presentarsi in caso di coinvolgimento del colon. In fasi più avanzate i sintomi possono simulare un addome acuto simile ad un’appendicite acuta o un’occlusione intestinale. Circa il 33% dei pazienti ha una malattia perianale con presenza di ragadi e fistole.
Non è solo l’apparato gastrointestinale a manifestare sintomi, esistono sintomi anche extraintestinali, soprattutto nei bambini, come: l’artrite, una febbre di origine sconosciuta, un’anemia o un ritardo della crescita.
La malattia cronica causa una varietà di sintomi sistemici come la febbre, il dimagrimento, la malnutrizione e le manifestazioni extraintestinali della malattia infiammatoria cronica dell’intestino.
La diagnosi si basa sul sospetto clinico, ma è chiaro che sono necessari ulteriori approfondimenti diagnostici per poterlo distinguere da altre malattie infiammatorie croniche come la rettocolite ulcerosa. Un TC o RMN dell’addome è utile per valutare la presenza di eventuali stenosi dell’apparato intestinale. Ulteriori approfondimenti sono praticabili con enteroscopia con videocapsula o, in caso di diagnosi differenziale con la rettocolite ulcerosa, colonscopia con biopsia.
Il trattamento varia in base allo stato della patologia, nelle forme lievi e nello stadio iniziale si utilizzano farmaci atti ad alleviare i sintomi crampiformi e diarroci nonché la mesalazina. Anche se quest’ultima non ha dimostrato evidenti benefici e diversi esperti preferiscono non utilizzarla.
In caso di mancata risposta ai trattamenti di prima linea vengono utilizzate terapia a base di cortisonici o immunomodulatori.
Nelle fasi più avanzate è necessario anche sottoporsi ad eventuali interventi chirurgici in caso di occlusioni, o formazione di ascessi e fistole.