Benvenuti in Africa.
La letteratura africana è, in genere, l’insieme delle opere letterarie di autori appartenenti alle popolazioni indigene dei paesi dell’Africa al di sotto del deserto sahariano. L’alfabetizzazione si è diffusa in Africa subsahariana nel XIX secolo, in seguito all’opera dei missionari cristiani; la letteratura africana precedente all’incontro con le culture europee è quindi quasi integralmente costituita da tradizione orale. In epoca coloniale, molti africani ebbero modo di studiare nelle scuole degli europei, e di venire in contatto con la tradizione letteraria del paese colonizzatore; in questo periodo cominciarono quindi ad apparire romanzi, racconti, opere teatrali e poesie di autori africani. Soprattutto nel periodo tardo coloniale e post coloniale, la matrice europea della letteratura africana fu deliberatamente messa in discussione, e la letteratura africana iniziò a recuperare elementi tradizionali e linguistici indigeni.
Scopriamo insieme alcuni autori di questo meraviglioso continente.
Il Saggio di Bandiagara di Amadu Hampatè Bâ
Agli inizi del Novecento, a Bandiagara, nel cuore dell’Africa, a est di Mali, viveva Terno Bokar, uno degli uomini più santi e saggi che il Continente nero abbia mai generato.
Il Saggio di Bandiagara narra della vita, delle opere e dell’insegnamento di quest’uomo, ma non è soltanto la biografia di un santo. È anche, e forse soprattutto, uno straordinario e singolare racconto di viaggio che, attraverso i gesti, le azioni e le parole di Terno Bokar – un spirito puro che attestava semplicemente la grandezza e il mistero della creazione – ci riporta alle magiche atmosfere del Continente nero, al tempo in cui nei suoi centri più attivi la mescolanza di culture diverse non faceva mancare né prodi cavalieri né giochi di spada, né certami poetici né sceicchi illuminati e colti, né dotti islamici né uomini santi, che facevano della tolleranza e dell’amore universali il loro credo.
Con una scrittura avvincente, che ci fa rivivere la solennità del paesaggio e delle forme di vita africane del tempo (le incomparabili veglie notturne, ad esempio, in cui la conversazione tra dotti indugiava sui più vari argomenti e nelle capanne, nel cortile e nella zauia, si udivano discorsi illuminati, fioriti di immagini e di esempi tratti dalla tradizione) Amadu Hampatè Bâ ci conduce anche nel cuore della grande civiltà islamica, tra minareti, moschee, dispute tra maestri, sceicchi e guerrieri… Dispute animate da un solo, nobile scopo: la conoscenza della verità e la pratica della giustizia e della virtù.
Benvenuti a Hillbrow di Phaswane Mpe
“Benvenuti a Hillbrow” è un viaggio sconvolgente nel quartiere multirazziale di Hillbrow, a Johannesburg, città nella città, microcosmo di tutto quello che c’è di contraddittorio, affascinante e doloroso nell’anima sudafricana del post-apartheid. È qui che si intrecciano le storie di migranti provenienti dal resto del Sudafrica e da altri Stati africani, mentre la città è non solo l’aguzzino dei suoi spesso sventurati abitanti, ma anche la generosa produttrice di un continuo spettacolo di vita offerto dal suo tessuto urbano. Qui si incontrano i sogni infranti della giovinezza, la sessualità e i suoi costi imprevedibili, la xenofobia, il suicidio, la violenza onnipotente e la visione africana della vita che non termina con la morte ma continua a scorrere in un regno ancestrale.
Questa è la storia di un uomo che si è battuto per i diritti del suo popolo: gli Ogoni. I suoi discorsi, la straordinaria capacità di mobilitare le masse, la notorietà presso la gente lo hanno reso il bersaglio principale del governo militare nigeriano, che ha reagito decretando il suo assassinio. In occasione del decimo anniversario della sua esecuzione, avvenuta il 10 novembre 1995 per impiccagione insieme ad altri otto militanti del Mosop (il Movimento per la sopravvivenza del popolo Ogoni), è stata pubblicata una nuova edizione di questo libro – con la prefazione del premio Nobel Wole Soyinka – che contiene il suo diario del mese e un giorno di detenzione nel 1993 – vera e propria autobiografìa politica – il suo straziante testamento, rivolto al giudice del tribunale militare che lo aveva condannato a morte, alcune lettere della corrispondenza con gli amici, quelle di cordoglio inviate alla famiglia da personaggi illustri come Nelson Mandela, Ethel Kennedy, Chinua Achebe, Ben Okri, Harold Pinter, Salman Rushdie, Arthur Miller, Susan Sontag, Alice Walker, Fay Weldon, Nadine Gordimer, e le commoventi lettere scritte dal figlio al padre dopo la sua morte. Un duro atto d’accusa al regime nigeriano e alla multinazionale Shell, che solo nel 2009 è stata condannata a risarcire la famiglia Wiwa per la perdita di Ken e gli Ogoni per i danni causati al territorio e la ripetuta violazione dei diritti umani fondamentali.
All’indomani dell’Indipendenza della Nigeria e prima della guerra civile, cinque giovani intellettuali fanno ritorno in patria con grandi speranze di rinnovamento.
Sono gli interpreti del titolo: Egbo, impiegato al Ministero degli Esteri; Bandele, professore universitario; Sagoe, giornalista; Sekoni, ingegnere e scultore, e Kola, artista. Essi rileggono il quadro umano e sociale dello sterminato paese africano degli anni ’60 alla luce delle esperienze culturali vissute in Occidente, ma devono ben presto fare i conti con la disillusione e con una profonda crisi morale.
Il mago dei corvi di Ngugi wa Thiong’o
Il Presidente dell’Aburiria – poverissimo paese africano vessato dalla dittatura – soffre di una strana malattia: l’uomo vorace e senza scrupoli che ha instaurato un governo repressivo fondato sulla paura, ora fluttua nella stanza del trono, gonfio a dismisura e incapace di parlare. Nessuno può curarlo, tranne il famigerato Mago dei corvi: un giovane stregone di nome Kam ̃ıt ̃ı, noto tra la gente per le sue straordinarie facoltà magiche.
Nel paese intanto, mentre il governo avvia la costruzione di un’opera faraonica – la Marcia verso il Paradiso, una sorta di moderna Torre di Babele – esplode la protesta guidata dal Movimento per la Voce del Popolo, di cui fa parte la bella Nyaw ̃ıra, che lotta clandestinamente per i diritti delle donne, per i poveri e la libertà.
È così che proprio sul Mago dei corvi si concentrano le speranze di tutti: ragazzi e anziani, ribelli e reazionari, esponenti della rivolta e ministri – ogni fazione vorrebbe approfittare degli infallibili poteri del Mago. L’incontro con Nyaw ̃ıra segnerà per entrambi l’inizio di un’avventura: lei, accusata di essere una sovversiva, è il nemico numero uno del governo; lui invece è ricercato dalle autorità per curare il male del Presidente, venendo così chiamato a una scelta difficile. Accetterà di piegarsi al potere o preferirà lottare per il suo paese?
N g u ̃ g ̃ı w a T h i o n g ’ o, tra i maggiori scrittori africani e attivista politico, ci regala un romanzo intenso ed entusiasmante: tra rivolgimenti politici, magie, leggende e amori rivoluzionari, dà vita a un mondo dal fascino irresistibile e attuale, in cui la satira sul potere e le sue derive autoritarie si trasforma in un inno alla libertà contro le dittature di ogni epoca e ogni luogo.
Le nigeriane di Chika Unigwe
Quattro giovani nigeriane hanno lasciato il proprio paese. Hanno studiato, avevano un fidanzato e una famiglia, affetto e legami. Ognuna con la propria storia, con un’infanzia felice, ognuna cerca e desidera il meglio per sé e per i propri cari. Ma nel loro paese c’è solo il vuoto, non esiste un impiego, uno stipendio, la possibilità di farsi davvero una vita.
Le nigeriane sognano un mondo nuovo, che le accolga e sappia dar loro una speranza e un futuro. Anche se non si conoscono il loro destino è legato, e passa per lo stesso uomo che promette miracoli e regala miraggi. Lui può introdurle clandestinamente in Belgio, ad Anversa, con un patto: pagare ora per avere uno scopo, un domani, un lavoro. E forse, un giorno, la felicità.
Ad Anversa le quattro ragazze, ognuna con il proprio passato, con i propri dolori segreti, sono diventate amiche. Vivono assieme in un appartamento, condividono una dura realtà che mai avrebbero potuto immaginare. Belle e desiderabili, truccate e vestite con sfarzo, finalmente hanno ottenuto un lavoro. Sono diventate prostitute, e ogni notte si mettono in mostra e in vendita in un quartiere a luci rosse.
Improvvisamente una di loro trova una fine tragica, e questo evento spinge le altre a una riflessione e a una presa di coscienza. Le nigeriane si scoprono imprigionate in una città straniera, in una routine infame, si sentono gli ultimi residui di una società implacabile che vuole solo corpi e bellezza, cancellando ogni individualità. E l’Europa di queste ragazze, e di tanti come loro, è solamente un’illusione geografica, un effetto ottico, una promessa di modernità, sicurezza, benessere che risponde con distacco e leggi impenetrabili alle speranze delle nuove cittadine, dei nuovi lavoratori, che arrivano da ogni parte del mondo. Per essere respinti con disprezzo e paura, ignorati nelle loro esperienze e culture, nel cuore nero della Storia e della Civiltà.