Si riparte con il giro d’Europa letterario. Siamo nel Regno Unito e riassumere in pochi titoli le nostre tappe risulta impossibile.
Culla di scrittori e scrittrici del calibro di William Shakespeare, Lord Byron, Gerorge Eliot, Mary Shelley, la letteratura inglese può vantare i classici più letti al mondo che continueranno ad incantare i lettori. Nonostante non sia antica come quella greca e latina, comincia a fiorire nel periodo dell’alto medioevo e da allora ricopre un posto di altissimo livello tra le letterature di tutto il mondo, ma il periodo più proficuo nell’arte e soprattutto nella letteratura è quello di Elisabetta I per poi non subire mai deflessioni ed arrivare all’età moderna con opere di autori che, un giorno, diventeranno classici intramontabili.
Alfred e Emily di Doris Lessing
Immaginate un’Europa che non è stata sconvolta dalla Prima e poi dalla Seconda guerra mondiale, dove tutte le pulsioni belliche sono state dirottate in imprese coloniali extraeuropee. La protagonista è Emily, fondatrice di scuole per i poveri e infaticabile “dama di carità”, tormentata però da una vita sentimentale infelice. Intorno a lei figure diverse, tra cui quella di Alfred, agricoltore sposato a una simpatica e affettuosa cicciottella di nome Betsy. Attraverso questo singolare filtro metastorico, Doris Lessing rilegge in forma paradossale e perciò efficacemente rivelatrice la vita dei suoi genitori (e di tutta una generazione di inglesi) – una vita che invece è maturata nel cono d’ombra della guerra e ha patito il trasferimento in Africa. Un terribile lascito da cui Doris Lessing tenta pervicacemente di liberarsi…
Suspiria di Thomas De Quincey
Scritto nel 1845, «Suspiria de profundis» precipita il lettore in un vortice di oniriche e inquietanti visioni. Permeato da un profondo senso di decadenza e di morte, il racconto è dominato dai temi della memoria e della fugacità del tempo: in un’incalzante sovrapposizione di piani temporali, l’autore medita sulla miseria della condizione umana, effimera e condannata a uno stato di dolore e afflizione perenni, fatalmente trasmessi da una generazione all’altra.
La casa di campagna di John Galsworthy
In questo romanzo, pubblicato per la prima volta nel 1907, John Galsworthy ha saputo condensare al meglio i tratti caratteristici che hanno fatto la fortuna della più nota Saga dei Forsyte. La casa di campagna presenta un magistrale ritratto dell’alta società dei proprietari terrieri e con il suo stile arguto e insieme ironico racconta l’amore sconveniente che George Pendyce nutre per Helen Bellew, separata dal marito ma non ancora divorziata. Una lunga lista di complicazioni e fraintendimenti metterà a serio rischio il loro rapporto, fino al fondamentale intervento della madre di George, divisa tra l’amore materno e la volontà di mantenere alta la reputazione del figlio. Con La casa di campagna, prosegue la riscoperta del grande narratore John Galsworthy, Premio Nobel per la Letteratura nel 1932.
L’ultimo settembre di Elizabeth Bowen
Irlanda, Contea di Cork, 1920. Seria e composta come si conviene a una diciottenne dell’aristocrazia anglo-irlandese, Lois accoglie insieme con Sir Richard e Lady Naylor, gli zii coi quali vive dopo la prematura scomparsa dei suoi genitori, i coniugi Montmorency, ospiti attesi da tempo nella grande dimora di Danielstown. L’ampia facciata della casa fissa fredda il declivio dei prati, i cani trotterellano nell’atrio, quando Francie Montmorency, la mano a proteggere la veletta viola agitata dal vento, e suo marito Hugo oltrepassano la soglia della villa in cui hanno vissuto, dodici anni prima, gli spensierati anni della giovinezza. Ma non li rivivranno. Danielstown è, infatti, la stessa soltanto per occhi distratti ed estranei. I davanzali bianchi mostrano bolle di vernice, come se la casa abbia trascorso un giorno ai tropici. Sui campi di tennis, nei giorni di pioggia, si riversa il bestiame. E tra un tè e l’altro, una partita di tennis e l’altra, gli aristocratici ospiti discorrono smarriti della guerra che già insanguina le strade della Contea. Romanzo sul tramonto dell’aristocrazia anglo-irlandese al tempo dell’efferato conflitto tra l’IRA, l’esercito repubblicano irlandese, e i Black and Tans inglesi, “L’ultimo settembre” apparve per la prima volta nel 1929 e incontrò subito il favore della critica. Nel decennio successivo, l’opera di Elizabeth Bowen fu unanimemente accostata agli scritti di Virginia Woolf, E. M. Forster e Henry James.
Il retaggio di Sybille Bedford
Quando uscì in Inghilterra, nel 1956, il romanzo piacque a Evelyn Waugh. Non c’è da stupirsene. Due case tedesche alla fine dell’Ottocento, nelle quali quasi tutti credevano di dover parlare solo in francese. Una famiglia di ebrei ricchissimi, i Merz, nell’immensa villa guglielmina di Berlino. E una famiglia terribilmente e formalmente cattolica nella casa di campagna, al sud, con un capostipite bizzarro e distratto e tre rampolli inaffidabili. Poi i vicini di tenuta, con il conte Bernin, assai implicato nelle Cancellerie e negli affari di Stato. E ancora: dame frivolissime e dame austere; viaggi; soggiorni a Parigi, in Costa Azzurra e in Spagna … Oggi, Il retaggio ci sembra un romanzo divertentissimo: una sorta di calco al negativo dei Buddenbrook; la rifinitura aerea e frivola di un’epoca inamidata e per certi versi plumbea. Con cambi di prospettiva vertiginosi e dialoghi magnifici come nella realtà, e come non si leggevano da tempo, amministrati dalla penna agilissima, capricciosa, di una signora ignara forse di avere come compagno di strada, più o meno in quegli anni, Vladimir Nabokov, proprio a Berlino.
La fattoria delle magre consolazioni di Stella Gibbons
Flora Poste è stata educata in modo eccellente a fare tutto tranne che a guadagnarsi da vivere. Rimasta orfana a vent’anni e dotata di una rendita esigua, va a vivere presso dei lontani parenti alla Fattoria delle Magre Consolazioni nel Sussex. Il suo arrivo alla fattoria coincide con l’inizio di uno dei romanzi più divertenti mai scritti. I parenti sono a dir poco eccentrici e la fattoria è sgangherata e in rovina: i piatti vengono lavati con rametti di biancospino e le mucche hanno nomi come Rozza e Senzascopo. La vecchia matriarca, che non c’è più stata con la testa da quando ha visto “qualcosa di orribile nella legnaia” settant’anni prima, tiene in scacco l’intera famiglia. Come Alice di Lewis Carroll, Flora non si fa intimidire da chi dice cose senza senso, e si rifiuta di essere trascinata in un mondo di matti. Non si può rovinare la vita propria e altrui invocando disgrazie infantili, né sottostare alle follie degli altri, bisogna ribellarsi… e in pochi mesi le cose alle Magre Consolazioni cambiano in modo radicale.