Pozdravljeni vsi skupaj! Riprende il nostro tour europeo, ovviamente con il mezzo di locomozione più comodo ed economico: i libri.
Ci troviamo vicinissimi al nostro Bel Paese, siamo in Slovenia.
La letteratura slovena ha inizio con i Monumenti o Manoscritti di Frisinga (in sloveno: Brižinski spomeniki), databili intorno all’anno 1000. Oggi,si estende in tutti i generi letterari ed ha svolto un ruolo importante nello sviluppo e nella conservazione dell’identità slovena, perché il suo popolo non ha avuto il proprio stato fino al 1991, dopo la disgregazione della Jugoslavia. Poesia, prosa narrativa, teatro, saggio e la critica hanno mantenuto la lingua e la cultura slovena viva, consentendo alla Slovenia di diventare una vera e propria nazione.
Aurora boreale di Drago Jančar
Josef Erdman, un uomo di mezza età, arriva nella piccola città di Maribor, fra Austria e Slovenia, all’alba del 1° gennaio 1938, per incontrare il suo collega Jaroslav. La permanenza in città, però, si rivela subito una discesa agl’inferi, anzitutto per l’attesa (Jaroslav non arriverà mai), poi per le strane persone con cui Erdman si trova ad avere rapporti (aspiranti nobili, misteriosi proprietari di un’azienda di carta moschicida, alcolisti non meglio identificati, medici che vivono in obitorio, sedicenti artisti, la zoppa dell’ufficio postale in cui aspetta invano un telegramma da Jaroslav), infine per il clima di sospetto (pre-nazista) che vige, per cui lui stesso (con la sua immotivata permanenza in città) viene interrogato dalla polizia, e poi pedinato e controllato. Unica consolazione in tutto ciò: Margherita, moglie di uno degli aspiranti nobili che frequenta, con cui inizia una relazione clandestina, poi scoperta dal marito e dunque interrotta. Poco a poco, la solitudine incalza Josef e la nostalgia della donna lo rende ancora più triste. Non resta che continuare ad attendere: che qualcosa succeda, mentre un’aurora boreale, inaspettata e misteriosa, distende la sua luce opaca su tutta la città.
La ragazza della Mura di Feri Lainšček
Slovenia, Murska Sobota, 1941: alla vigilia dell’invasione tedesca, un giovane ingegnere sloveno rimasto senza i genitori in circostanze tragiche, incontra Zinaida, una ragazza ungherese che vive al di là di quel fiume che ha segnato tutta la sua vita. Per sfuggire alle contrapposizioni, i due progettano di scappare insieme. Ma una rivelazione inattesa scombinerà i loro piani profilando un’inconsapevole colpa, e consegnandoli in balìa del destino della guerra.
La ragazza dal fiore pervinca di Miroslav Košuta
La ragazza dal fiore pervinca ripercorre l’intero arco della produzione poetica di Miroslav Košuta, che si evolve da ormai oltre cinque decenni in un costante processo creativo e ricopre un posto fondamentale nella produzione lirica slovena contemporanea. Nei primi decenni del dopoguerra la poesia di Košuta vive fasi artistiche profondamente diverse. Echi e influenze dello spazio geografico in cui viene elaborata intessono la sua poesia e continuamente rimandano a momenti esterni alla poesia stessa.
Cultura slovena, italiana, i grandi lirici spagnoli ne delineano lo sfondo e si fanno parte della visione poetica. Nelle liriche di Košuta si coglie tutto l’inquietante destino personale e nazionale, inserito spesso in modo dichiarato nel paesaggio che si estende da Trieste a Duino e nelle Valli del Natisone. Con immagini di tangibile realtà quotidiana, il poeta intende cantare il male di vivere, raccontare la storia nazionale e sociale della sua gente senza mai indulgere in toni declamatori o patetici, ma riuscendo, a volte con ironia e acre sarcasmo, a farsi interprete di un’esperienza profondamente umana. Come evidenzia Tatjana Rojc: «Etica della parola: questa è, di fatto, la dimensione poetica di Miroslav Košuta. Che accompagna il lettore attraverso il percorso umano e artistico in cui il poeta definisce e cesella il proprio microcosmo, seguendo l’intreccio del divenire e dei singoli destini. Un microcosmo fatto di metafore quotidiane e frammenti di assoluto».
Jugoslavia, terra mia di Goran Vojnović
Vladan è l’unico del terzetto di inseparabili amici di Pola a non aver ancora visto il tipo con la bolla rossa in faccia: un vero fenomeno! Curiosi ed eccitati, i tre ragazzini si incamminano verso il pensionato dove l’uomo è alloggiato, ignari che sarà l’ultima loro passeggiata insieme. In quella giornata di inizio estate, infatti, l’idilliaca infanzia di Vladan finisce, all’improvviso. Sedici anni dopo, ormai quasi trentenne, digitando su internet il nome di suo padre Nedeljko Borojevic, ufficiale dell’Esercito popolare jugoslavo dato per caduto nel 1992, egli scopre qualcosa che lo riporta a quell’estate e lo spinge a un’ossessiva ricerca del risorto genitore per le impervie vie dello spazio geografico ‘balcanico’, metafora e dimensione dell’immaginario. Tragico nel messaggio, strinato a sorpresa da spiazzanti grumi ironici, sorretto da un incalzante ritmo narrativo, è questo il primo romanzo sloveno sugli scontri bellici nella Jugoslavia degli anni Novanta. Il libro si interroga sul significato di tutte le guerre, sulla banalità del male, sulla colpa, sul fato, sino a giungere al dilemma finale: è lecito per un figlio aiutare un padre macchiatosi di colpe esecrabili a morire in pace e, senza giustificarlo, concedergli perlomeno ascolto e pietà?
Niente di nero in vista: Un romanzo fatto di storie di Nataša Kramberger
Esistono le famiglie che ci affidano al mondo e quelle che il mondo ci affida, strada facendo.Amsterdam, ore tre. Un incontro perfetto è come trovare casa.Chi lo sa meglio di Jana e Bepi, i due protagonisti che danno vita ad una favola urbana dai mille incontri. Lasciare casa per ritrovarsi in famiglia? Basta seguire un fiume, una bici, un pesce …
La stagione secca di Gabriela Babnik
Nel Continente Nero tutto può succedere. Anna, una donna di 62 anni proveniente da un piccolo Paese del Centro Europa incontra per strada Ismael, un ragazzo burkinabé dal corpo divino, e decide di condividere con lui un’esperienza amorosa fatta di carne, desolazione, solitudine e incanto. Ad accomunarli un triste passato impossibile da dimenticare, ad allontanarli la distanza tra i due mondi ai quali appartengono. Gabriela Babnik, giovane scrittrice slovena, firma una delicata opera a due voci in cui frammenti di realismo magico si intrecciano con un’acuta riflessione su temi come il razzismo, il ruolo della donna e la solitudine dell’uomo nel mondo di oggi.