Quest’oggi tocca all’Umbria essere la nostra tappa per il giro d’Italia letterario. La sua storia riempie tomi storici ed è impossibile riassumerla in poche righe, meta religiosa e culturale. Paesaggi incontaminati, immersi nel verde delle valli sinuose e antichi borghi fanno ne fanno una regione incantata. Una terra, fatta di colline, monti e valli, che nasce nel cuore dello stivale dove sono presenti, ancora oggi, i resti di insediamenti etruschi ed arroccati sulle pendici delle montagne ci sono magnifici villaggi a “presepe” è, inoltre, una regione ricca di arte, storia, cultura e spiritualità caratterizzata da un importante patrimonio culturale, con le sue bellissime città d’arte e gli affascinanti borghi medievali come Assisi, Todi e Spoleto. L’Umbria presenta una ricca varietà di piatti e prodotti tipici, ascrivibili alla cucina di terra come la torta al testo, la cacciagione ed i salumi.
Ovviamente trova spazio anche nella letteratura ed è mio compito indirizzarvi al meglio.
Il giallo di palazzo Corsetti di Alessandra Carnevali
La cittadina umbra di Rivorosso è da qualche settimana in grande fermento: Canale 16, neonata rete televisiva nazionale, ha scelto il castello della contessa Corsetti Billi come location per un reality show musicale, intitolato Sing Sing. Le due parole, che in inglese significano “canta canta”, sono anche il nome di una celebre prigione americana. I sei concorrenti scelti dalla produzione devono infatti cantare, vivere e raccontarsi h24 dentro il castello, senza poter mai uscire. Tutto procede a meraviglia fino alla serata finale, che decreterà il vincitore in diretta nazionale. Tutta Italia, con l’intera Rivorosso in prima fila, è davanti alla tv per sapere chi tra i concorrenti conquisterà il titolo, quando un terribile incidente trasforma in tragedia il clima festoso della proclamazione e dà inizio a una serie di morti misteriose. Il commissario Calligaris, affiancato dal fedele ispettore Matteo Corvo, si troverà a indagare a trecentosessanta gradi nel mondo patinato dello show business e nelle vite degli artisti. Che sono luminose solo all’apparenza…
Costellazione familiare di Rosa Matteucci
Nella famiglia della narratrice sono i cani ad assumere un ruolo determinante: quello di una «risicata passerella di corde gettata fra due impervie ripe sentimentali». Da un lato del baratro c’è una madre di «leggendaria bellezza», refrattaria a qualunque «smanceria», sorda a ogni «desolato richiamo d’amore», e del tutto disinteressata a fornire alla prole più che un incorporeo nutrimento spirituale; dall’altro, una figlia convinta da sempre della propria inadeguatezza, che non nasconde «una malsana predilezione per quello sfaticato» di suo padre, e votata all’accudimento di una lunga serie di cani, tanto deliziosi quanto pestiferi (e nutriti, loro sì, parecchie volte al giorno). Finché non si troverà, la figlia, a dover accompagnare la madre, amata sempre di un amore tacito e geloso, nel drammatico percorso della malattia che la porterà alla morte. Ancora una volta, con il consueto, lucido puntiglio e con quella lingua ardita e immaginosa che è soltanto sua, Rosa Matteucci mette in piedi un teatrino degli affetti al tempo stesso struggente e grottesco, dove allo strazio si alterna continuamente il riso.
La stanza del dipinto maledetto di Corrado Spelli
Perugia, 1540. Quattordici cavalieri, giovani e valorosi, devono difendere la città dall’invasione delle truppe di Papa Paolo III. Ma uno di loro tradisce e trascina i suoi tredici compagni in un patto oscuro, suggellato da un rito satanico e destinato a sciogliersi soltanto 476 anni dopo. Mancano pochi anni a quel fatidico 2016 quando Elizabeth si trasferisce a Perugia. È la figlia del professor Mclnley, uno storico dell’arte venuto da Londra per studiare un misterioso affresco rinvenuto nella Rocca Paolina. La ragazza comincia a frequentare l’università, cerca di fare amicizie, di sentirsi meno straniera. Tra i tanti nuovi compagni di corso incontra Lars, un ragazzo svedese affascinante ed enigmatico. Tra loro nasce subito una storia d’amore. Il professor Mclnley, nel frattempo, studia l’affresco, giorno e notte, senza tregua, tanto da sembrarne ossessionato. Chi sono gli uomini raffigurati nel dipinto? E cosa, di quel passato lontano, condiziona il presente e la vita della famiglia inglese? Intanto una serie di omicidi terrificanti sconvolge la città. Tra le vittime c’è un solo collegamento: tutte stavano lavorando all’affresco della Rocca Paolina…
Al di là dei muri di Simona Silvestri
Perugia, anni 2000. Cristiana è una trentenne frustrata da un lavoro all’Università che non la soddisfa e da continue delusioni sentimentali. Un giorno incontra Miri, un ragazzo albanese in cerca, anche lui, del suo riscatto da una vita di privazioni e di sofferenze. Dopo alcuni indugi e timori, Cristiana e Miri decidono di stare insieme affrontando i pregiudizi di amici e familiari, contando sulla forza della propria unione. Alla loro storia se ne intreccia un’altra nel testo: quella di Mustafa, un ragazzino nato in Albania ai tempi della morte del dittatore Enver Hoxha e cresciuto nel periodo post-comunista. Nonostante la vita lo costringa a esperienze durissime, Mustafa è determinato nel perseguire i suoi progetti per realizzare i suoi sogni.
Era ormai domani, quasi di Enrico Vaime
Perugia inizio anni Cinquanta. In una domenica d’agosto dal caldo estenuante, un uomo viene trovato riverso in casa con una corda al collo. Tutti nel rione lo conoscevano come “il Sor Aldo”, un personaggio dalla stazza elefantina e dalla vita misteriosa. In casa, accanto al cadavere, c’è Lalla, una bella ragazza di vent’anni: ufficialmente nipote del suicida, ma più probabilmente figlia, secondo voci di rione, o addirittura serva e amante. La voce narrante è un ragazzino di quindici anni che, proprio lì, abita con la famiglia. La domenica che il Sor Aldo si uccide, lui si ritrova sulla scena del dramma, fra il cadavere ancora caldo e Lalla. Lei si sposta un ciuffo dalla fronte in un gesto di straripante sensualità, e poi gli chiede di aiutarla a fare il nodo alla cravatta del morto. Il ragazzo obbedisce; quindi esce a raccogliere fiori nel campo vicino a un manicomio: là dove una vecchia internata zompettante è solita alzarsi il camicione all’altezza del ventre davanti ai passanti, e urlare: “Voi vede’ la passera?” Quella sera stessa, di ritorno dai campi, fra il ragazzo quindicenne ignaro alla vita e la sensuale Lalla inizierà un delicato dialogo dei sensi. Un approccio inizialmente giocato sul lieve filo dei gesti allusivi e delle mezze parole; una seduzione fatta di carnalità tenue e allo stesso tempo tenace.
La scelta di Giovanni Dozzini
Nel giugno del 1944 l’Italia è divisa in due. I tedeschi continuano a dettare la loro legge spietata di occupatori, ma gli alleati li costringono a ritirarsi progressivamente verso nord. Nel cuore del paese, poco sopra la linea del fronte, uno sparuto numero di ebrei scampati alla deportazione ha trovato rifugio su un’isola. Gli abitanti del villaggio affacciato sul lago Trasimeno conoscono alcune di quelle persone nascoste lassù al Castello, che a volte si sono spinte giù al borgo. Ma finora la guerra ha risparmiato quel piccolo pezzo di terra circondato dall’acqua, e i tedeschi hanno fatto la spola, di tanto in tanto, solo per prendere del pesce dai pescatori. Una mattina, però, un drappello sbarca e con un pretesto inizia a perquisire casa dopo casa. La tragedia si consuma improvvisa: a causa di un tafferuglio i soldati uccidono due civili e, per reazione, uno di loro viene colpito a morte. I tedeschi se ne vanno ma è certo che torneranno. Agli isolani non resta che compiere la scelta: attendere o scappare. E ancora, consegnare gli ebrei sperando di sottrarsi alla rappresaglia, o fare ciò che è umanamente giusto: aiutarli a salvarsi. Ispirandosi a un fatto realmente accaduto ma sconosciuto fuori dai confini locali, Giovanni Dozzini scrive un romanzo storico dall’andamento epico, una trama corale di umanità ed eroismo.