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© 2022 Senzalinea testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Napoli n. 57 del 11/11/2015.Direttore Responsabile Enrico Pentonieri
Arte & SpettacoloMusica

Jovanotti e il continuo dell’onda

Giuseppe Improta
Giuseppe Improta 5 anni fa
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6 Min Lettura
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Il campo della comunicazione , da sempre, è un campo difficile ed ostico per chiunque ne entri a far parte in maniera attiva. “Comunicare” non vuol dire semplicisticamente dare un’informazione bensì, il più delle volte, significa entrare in connessione, creare un legame con una o più persone. La comunicazione è la chiave per la comprensione e lo svolgimento della vita su questa nostra terra, e, ad oggi, uno tra i più grandi comunicatori nell’ambito musicale non può essere che lui; Lorenzo “Jovanotti” Cherubini.

Di poche settimane fa, infatti, è l’ultimo prodotto rilasciato dal cantautore romano: “Non voglio cambiare pianeta. Dagli Appennini alle Ande – 4000 km fa; una miniserie di 16 puntate dove il cantante mostra questo suo viaggio in bicicletta partendo dal Cile con destinazione in Argentina. Un viaggio che rivela molto più di quello che in effetti mostra, tant’è che, in ogni puntata, veniamo accompagnati da tantissimi riferimenti letterali, musicale, sportivi, sociali e di tutto un po. Marco Pantani, Pablo Neruda, Charles Bukowski, la “natura”, lo “spirito”, Jovanotti vive con intensità ogni attimo di questo viaggio che narra con sublime maestria tanto da far immedesimare lo spettatore con ciò che viene mostrato. Non è il tipico viaggio fatto di fantasie e meraviglie, anzi, lo potremmo definire un viaggio “minimalista”, scarno, composto dall’essenza della vita quale il dialogo che vi può essere con un viandante o l’osservazione dello svolgimento quotidiano di un cittadino locale. E’ la riscoperta della vita e dei valori essenziali che a questa appartengono. Ed in tempi di Pandemia, cos’altro è più importante dell’essenziale?

Ma Jovanotti non è solo questo; non è solo il racconto di un viaggio. Jovanotti è molto di più. Jovanotti è un messaggio vivente che penetra nella vita delle persone attraverso la musica e l’aggregazione; non si può pensare a Jovanotti solo come ad un cantante o ad uno showman…un puzzle non ha senso compiuto se non completo di tutti i suoi pezzi. Facendo un salto indietro nel tempo allora, ricordiamo alcuni eventi chiave che il nostro “ragazzo fortunato” ha vissuto facendone, in effetti, dono al mondo. Era il 1994 e in uno dei suoi singoli di maggior successo in assoluto (Penso Positivo) lanciò uno dei primi proiettili della sua infinita cartucciera affermando che: <<Io credo che a questo mondo esista solo una grande chiesa/che passa da Che Guevara e arriva fino a Madre Teresa/passando da Malcolm X attraverso Gandhi e San Patrignano/arriva da un prete in periferia che va avanti nonostante il Vaticano>>. Sarebbe potuto essere solo un espediente per vendere qualche copia in più o un messaggio esca, diciamo, ma a togliere ogni dubbio, su quale sia il suo reale intento, ci pensa una tra le canzoni più belle di sempre incisa, qualche anno dopo, nel 1999. Oltre confine (ma non troppo distante da noi), in quegli anni, si stava consumando una nuova guerra, (la guerra del Kosovo) e, purtroppo, a morire per primi, in questi casi, sono sempre i più deboli. Al mondo mediatico, questo non sfuggì ed infatti ecco che radunati due, tre amici, il nostro carissimo decise di incidere un inno contro questa nuova ondata di barbarie. Uno tra i progetti con più potenziale (secondo chi vi scrive) ma, purtroppo, finito troppo presto, vide riunire le persone di Ligabue e Piero Pelù che, insieme al nostro, incisero un brano dal titolo “Il mio nome è mai più”. Una denuncia rock, che suonava come uno schiaffo; lento ma con mano ferma…(una di quelle sberle che si ricordano insomma) a denunciare che non esiste motivazione che giustifichi una guerra.

“Se esiste un Dio, questo, si chiama Jovanotti”.

Da lì in poi per Lorenzo Cherubini inizia un’ascesa tra i grandi della musica italiana e della comunicazione mondiale. La musica come mezzo principale, in cui risiede la forza dell’aggregazione e della condivisione, ed il cuore puro di chi, nel tempo, ha preso consapevolezza di ciò che poteva compiere attraverso i propri mezzi. Senza predilezione di generi, dal rap all’hip hop, al funky, diventando poi, di fatto, uno dei leader della world music mondiale. Di momenti memorabili, ovviamente, ce ne sono stati tanti tra cui possiamo menzionare il duetto col Maestro Pavarotti, il collettivo Soleluna (da lui creato e poi evolutosi) o ancora, uno dei tanti live da lui stesso organizzati. Concerti che si sono rivelati essere dei veri e propri eventi da ricordare, come ultimo (ma non per importanza) il Jova Beach Party che ha visto coinvolte nel progetto le più grandi spiagge italiane che hanno ospitato queste feste da intere giornate.

Che dire per concludere, un ragazzo, un uomo che più di chiunque altro è degno di essere ricordato nel panorama della nostra scena musicale con un posto di degno rilievo; augurandoci, seppur sicuri, che possa cavalcare ancora per tanti, tantissimi anni <<quest’onda che va (oooh oooh), quest’onda che viene e che va (oooh oooh, oooh oooh)>>.

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