Come era prevedibile, a pochi giorni dall’inizio della cosiddetta “fase 2” in Italia, sembra già essere tornati ad una quasi completa normalità. A questo punto sarebbe opportuno interrogarsi sulle scelte del Governo. Perché il Presidente del Consiglio dei Ministri, insieme alla sua numerosa schiera di esperti tecnico scientifici, ha stabilito che dal 4 Maggio l’Italia avrebbe potuto riprendere gradualmente le sue attività lavorative ed in parte anche la socialità? Perché, insomma, il 26 Aprile 2020, in diretta nazionale, Giuseppe Conte ha annunciato al popolo italiano l’inizio della fase 2? L’emergenza sanitaria è forse già terminata, o totalmente sotto controllo? La risposta è ovviamente “no” ed anche un bambino lo capirebbe. Come è possibile, quindi, che talvolta non lo capiscano le persone adulte, ed in taluni casi anche quelle “molto adulte” cioè proprio coloro potenzialmente più a rischio? Che risposte si sta dando chi ha sempre mantenuto la tendenza a minimizzare il problema, e che ha rispettato controvoglia le regole imposte dal lockdown? Ci sono ancora persone che guardano al Covid-19 come ad una comune forma influenzale?
Appare evidente ormai che si tratta di un problema ben più serio di una banale influenza stagionale, eppure ci sono ancora tante persone che si ostinano a non accettare la realtà. Con la fase 2 il Governo si aspetta una ripresa economica, dopo la profondissima crisi avvenuta a causa della fase 1; è quindi l’economia a fare stavolta un passo in avanti, affiancando ora il diritto alla salute. Se, infatti, durante la fase 1 i nostri leader politici non hanno potuto fare altro che imporre a gran voce il diritto alla salute, come priorità assoluta e a discapito di tutto il resto, con la fase 2 si vorrebbe invece aprire un piccolo spiraglio ad altri bisogni, anch’essi necessari come il lavoro e l’affettività. Consentendo di ritornare a lavorare e ad incontrare i propri affetti più cari, il Governo ha voluto dare respiro a due componenti fondamentali della vita di ogni individuo, una riguardante la sfera economica e quindi materiale, l’altra riguardante quella affettiva e quindi emozionale. Due aspetti necessari al benessere psicofisico di ogni essere umano, due diritti che vengono subito dopo quello alla vita.
Sicuramente il premier Conte, parlando della possibilità di incontrare i propri congiunti durante la fase 2, non si riferiva ad amici e conoscenti; sicuramente il governatore campano Vincenzo De Luca, parlando di asporto, non si riferiva al caffè consumato di nascosto all’interno del bar come se nulla fosse. Si è voluto dare fiducia al popolo italiano, credendolo forse capace di buon senso, ma purtroppo non tutti i cittadini stanno rispettando al meglio le regole che, comunque, continuano a sussistere. La fase 2 è in questo senso più pericolosa della fase 1, proprio perché molti credono che il peggio sia ormai passato. Le strade si sono nuovamente riempite, il rumore del traffico ha di nuovo la meglio sul canto degli uccellini, l’inquinamento ha subito ripreso la sua normale attività distruttiva e la natura sembra già nuovamente compromessa. La voglia degli italiani di festeggiare questa ritrovata libertà sembra in alcuni casi priva di ogni assunzione di responsabilità. Mezzi pubblici affollati, file di clienti e riders fuori ai locali che vendono cibo d’asporto, parchi pieni di bambini che giocano ed interagiscono tra loro. Non era questo lo spirito della fase 2, non era così che ci si doveva comportare, non creando code e assembramenti.
Per farsi un’idea del rischio che corriamo basti pensare all’influenza spagnola che circa cent’anni fa provocò milioni di morti in tutto il mondo, anch’essa era altamente contagiosa e provocava gravi infezioni polmonari; ebbene, fu proprio durante la seconda ondata epidemica che si ebbe il maggior numero di morti, fu proprio la leggerezza con cui venne affrontata la fase 2 ad essere letale. Dobbiamo quindi mantenere viva la prudenza ed il senso di responsabilità, pur riprendendo gradualmente a vivere. Non possiamo permettere al virus, però, di uccidere un’intera nazione anche psicologicamente, oltre che fisicamente; non possiamo trasformare la paura in psicosi, né pensare che gli altri siano tutti superficiali e chiuderci in noi stessi, perché ci sono tantissime persone che fortunatamente rispettano le regole con la stessa minuziosa attenzione che si era diffusa durante la fase 1, quando ad un certo punto si era capito che solo il terrore generale avrebbe potuto salvare l’Italia da una possibile ecatombe.