Gli italiani sono da sempre appassionati al gioco e uno dei più amati è quello delle carte che oltre alla fortuna permette di sfoggiare le proprie abilità. I giochi sono innumerevoli e lo stivale è ricco di peculiarità e piccole differenze per ogni tipologia.
Storicamente, la nascita delle carte risale al X secolo in Cina dove il mazzo conteneva tre semi: Jian, Tiao e Wan e la numerazione andava da 2 a 9. Si presume che le tessere del moderno Mah Jong e del domino si siano probabilmente evolute da queste prime carte da gioco. Il tempo e i modi dell’introduzione delle carte da gioco in Europa è oggetto di discussioni. Il 38° canone del Concilio di Worcester (1240) viene spesso citato come dimostrazione dell’esistenza delle carte in Inghilterra alla metà del XIII secolo, ma i giochi de rege et regina che vi vengono menzionati più probabilmente erano gli scacchi. Il fatto che Francesco Petrarca nel De remediis utriusque fortunae, opera scritta poco dopo il 1355 in cui si occupa di giochi d’azzardo, non accenni mai alle carte da gioco rende molto improbabile che a quell’epoca si fossero già diffuse in Europa.
Anche altri scrittori dell’epoca (tra cui Giovanni Boccaccio e Geoffrey Chaucer) citano o si riferiscono a vari giochi, senza mai accennare alle carte. In altre opere coeve, supponiamo dunque che la parola “carte” sia frutto di una errata traduzione o interpolazione. È probabile che le antenate delle moderne carte da gioco siano arrivate in Europa attraverso i contatti con i Mamelucchi egiziani alla fine del XIV secolo, e per quell’epoca avevano già assunto una forma molto simile a quella odierna. In particolare il mazzo dei Mamelucchi conteneva 52 carte, che formavano quattro semi: Jawkân (bastoni da polo), Darâhim (denari), Suyûf (spade) e Tûmân (coppe). Ogni seme comprendeva dieci carte, numerate da 1 a 10, e tre figure (o carte di corte) chiamate malik (re), nā’ib malik (viceré) e thānī nā’ib (secondo viceré).
Le carte sarde
La Sardegna oltre ad essere un’isola magnifica e meta turistica delle persone di tutto il mondo è anche una culla del gioco in Italia avendo dato vita a numerose tipologie di giochi, soprattutto riguardo alle carte. E’ indubbio che in Italia i mazzi di carte più diffusi sono quello napoletano (popolare in particolar modo al Sud), quello piacentino (presente in larga parte al Nord) e quello siciliano che domina in Sicilia e Calabria.
La Sardegna, definito dai suoi stessi abitanti ‘Piccolo Continente’, ha creato un proprio mazzo separato e conta 40 carte, divise in quattro semi, detti is mertzas: coppe (cupas), denari (oros), bastoni (bastos, come in spagnolo) e spade (ispadas). Ogni seme è formato da sette carte numerali e tre figure: il fante (suta, in dialetto sardo), il cavaliere (cuaddo, ossia ‘cavallo’) e il re, tutti rappresentati a figura intera.
Ogni carta è contrassegnata con un indice, situato nell’angolo in alto a destra e in quello in basso a sinistra; le numerali sono marcate con le cifre dall’1 al 7 mentre sulle figure gli indici sono 10, 11 e 12, un retaggio del mazzo spagnolo dal quale deriva quello sardo. Anche il disegno, seppur semplificato, conserva molti tratti chiaramente derivati dalle carte spagnole: il 4 di denari (così come i 4 degli altri semi), ad esempio, prevede una vignetta all’interno dello spazio individuato dalle quattro monete che simboleggiano il seme. Quella sulle carte sarde raffigura una donna e un uomo con un elmo sdraiati davanti ad un cespuglio; sui mazzi spagnoli ottocenteschi, invece, la raffigurazione è molto più complessa e dettagliata.
Analogamente, anche l’asso di denari appare molto più semplice nella versione presente sulle carte sarde, in quanto costituito semplicemente da una moneta d’oro con all’interno un sole e il nome del fabbricante inscritto nella corona esterna. Sulla carta originaria spagnola, invece, è raffigurata una grande moneta, sulla cui faccia sono raffigurate due donne che rappresentano il commercio e la navigazione. Dietro la moneta, sormontata da una corona, ci sono diverse bandiere mentre alla base si trovano una cornucopia, un caduceo e un’ancora. Anche l’asso di bastoni – un putto che sorregge una verga – è molto simile: la posa e il drappo rosso che ricopre il pube sono praticamente identici, così come l’arco e le frecce ai piedi della figura. Lo stesso dicasi per l’asso di spade. Per il resto, l’iconografia non si discosta molto da quella del mazzo spagnolo di de Roxas: le figure mantengono le stesse pose, specie nel modo in cui reggono i simboli dei semi, con la sola differenza che lo sfondo è meno dettagliato o lasciato in bianco.
Le vignette che decorano i 4 sono anch’essi molto simili: Bacco figura nel 4 di coppe, nel 4 di spade si ha una scena di battaglia tra due duellanti mentre sul 4 di bastoni è disegnata una figura seduta, con alle spalle due torri e un leone. Infine, per quanto riguarda i simboli dei semi, i denari sono monete (con sopra raffigurate delle teste), le spade sono raffigurate come spade da lato cinquecentesche con l’elsa riccamente decorata mentre i bastoni si presentano come verghe piuttosto tozze con piccoli germogli fogliati sui lati.
I giochi con le carte sarde
Le carte sarde si adattano a qualsiasi gioco classico come la scopa, scopone, briscola e tressette. Tuttavia questo tipo di giochi che sono tra i più diffusi ed amati da tutta la penisola italiana vengono presi in considerazione anche dai casino online, i quali arricchiscono la dinamica del gioco sfruttando tutta la tecnologia interattiva in loro possesso, dunque inserendo motivetti musicali, animazioni e grafica; aspetti molto amati dagli utenti della rete.
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