“Dottore, ma non sono un alcolista, forse esagero solo un po’nei fine settimana”
Occupandomi in particolar modo di malattie epatiche questa è una frase che mi sento ripetere spesso sia dai pazienti visitati in ambulatorio, sia in quelli degenti nel reparto. Come è noto a tutti, l’alcol è un fattore di rischio importante nello sviluppo di malattie epatiche (cirrosi) e non solo (tumori, aumento del rischio cardiovascolare, sviluppo di cardiopatie dilatative, danni neurologici centrali e periferici, danni renali) e purtroppo, nell’immaginario collettivo, il paziente a rischio di suddette patologie è in genere l’uomo di strada, disadattato e persistentemente ubriaco. Mi dispiace dire che non è così. Tutti noi nel quotidiano o nei fine settimana ci concediamo il piacere di un buon bicchiere di vino o magari di una birra in compagnia, o un bell’amaro digestivo, ma per evitare conseguenze, capiamo quali libertà concederci e quando invece è necessario tirare il freno.
Secondo il Servizio Sanitario Inglese (NHS– https://www.nhs.uk/conditions/alcohol-misuse/), il rischio di salute correlato ad abuso alcolico è dato da un consumo di alcol di 14 unità a settimana. Un’ unità alcolica contiene circa 10 g di alcol puro. Le linee guida europee EASL (European Association Study Liver– https://easl.eu/wp-content/uploads/2018/10/EASL-CPG-Mgmt-ALD.pdf) considerano un rischio di salute per un consumo quotidiano di etanolo di 12 g per le donne e, 24 g per gli uomini, pari a circa 2-3 unità alcoliche. Non pensiate che siano valori irraggiungibili o lontani dal nostro abituale consumo. Infatti un’unità alcolica è contenuta in una mezza pinta di birra(3.6%), o in uno shot di superalcolico di 25 ml, mentre un bicchiere di vino (gradazione 12%) di 250 ml contiene 3 unità alcoliche (24 g). E’ chiaro che un consumo quotidiano di alcol può quindi gravare sul nostro stato di salute e non serve ubriacarsi tutte le sere per indurre un significativo danno epatico. Potremmo quindi pensare che almeno nei fine settimana, sia possibile concederci qualsiasi libertà, ma anche in questo caso mi dispiace contraddirvi, infatti un fenomeno sempre più comune ed in continua crescita è quello del “Binge drinking”.
Secondo le line guida EASL il Binge drinking è definito come il consumo entro circa 2 ore di quattro o più bevande alcoliche per le donne e cinque o più bevande per gli uomini, considerando che ogni bevanda alcolica standard contiene 10 g di alcol. Secondo i dati pubblicati dal Ministero della Salute riguardanti gli anni 2017-2018 (http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2844_allegato.pdf), il bingo drinking rappresenta l’abitudine più diffusa e consolidata nella fascia di età fra i 18 ed i 24 anni, i dati del 2017 mostrano che tale fenomeno riguarda il 22,3% dei maschi e l’11,5% delle femmine di età tra i 18-24 anni. Alcuni studi dimostrerebbero addirittura che l’abuso occasionale di alcol sia associato ad un maggior rischio di sviluppo di cirrosi epatica rispetto al consumo quotidiano (Aberg F,. Binge drinking and the risk of liver events: A population-based cohort study. Liver Int 2017).
Quindi a tutti gli amanti del buon bere come me, suggerisco estrema moderazione nel consumo quotidiano di alcol e magari concedersi un buon bicchiere di vino o una rinfrescante pinta di birra il sabato sera con gli amici. Per i ragazzi, lungi da me fare il rompiscatole; tutti nella vita abbiamo fatto sciocchezze ed a tutti è capitata una sbornia, sarà successo anche ai vostri genitori, però mi raccomando una serata “spericolata” può anche andar bene, ma non deve diventare un’abitudine, soprattutto quando dopo ci si deve mettere alla guida.