Trama: Forse erano visioni o allucinazioni, ma iniziò a rivivere quello che era successo nella terra di nessuno quando era stato sul punto di perdere la vita, e in questa fase alcune cose che gli erano sembrate poco chiare nella realtà divennero limpide come un foglio bianco un attimo prima dell’invasione delle lettere.
“Tre ragazzi di etnie diverse e con un particolare passato alle spalle, vivranno un’avventura che li segnerà per il resto della vita. Abitato da creature mai viste, questo mondo straordinario condurrà i protagonisti a conoscere la verità e comprendere loro stessi nel profondo del cuore.” Sonia Lupi
Eretica Edizioni
Recensione: Un fantasy decisamente consigliato per i ragazzi dai 10 anni in su, soprattutto per quelli il cui unico svago è rappresentato da un tablet che, ironicamente, viene definito “tavoletta di vetro” da un personaggio del racconto non più giovanissimo.
Una storia fantastica, popolata da pennuti magici nel cui mondo regna l’ingiustizia e dove i ritmi circadiani sono scombussolati dalla costante ricerca della notte, condizione perfetta per la temutissima civetta bianca, Lady Yama, regina del regno. I Barbagianni al suo servizio ricordano le SS e fanno controlli serratissimi nei nidi dei vari uccelli che popolano il luogo, attentissimi a rilevare qualsiasi segno di “diversità”. I subdoli avvoltoi, personaggi venduti ed infidi, tranne il povero Geremia sempre deriso e ghettizzato perché vegetariano, dotato di grande humor, con una dialettica buffa e volatile di gran cuore, un personaggio la cui condizione ricorda quella degli omosessuali che per scappare dal giudizio degli altri preferiscono tacere i loro sentimenti che, possono sfuggire agli occhi degli altri, ma non a quelli di una madre amorevole. Il mondo fiabesco in cui è ambientato il libro, inizialmente è condiviso da due fazioni che disputano per la propria supremazia in un’arena dove il pubblico incita i gladiatori come se fossero ad Italian’s Got Talent, ma invece di urlare forte “Golden Buzz”, si sente echeggiare “Golden blow”, ovvero l’arma micidiale posseduta esclusivamente dalle aquile d’oro.
La storia è una grandissima metafora della vita dei ragazzi protagonisti, che grazie alle vicende vissute magicamente apprendono la verità su se stessi: Rion, ragazzo adottato scopre le sue origini e che il suo vero “nido” è quello in cui è cresciuto; Yama non vedrà più sua madre naturale come una persona insensibile che l’ha abbandonata.
Un libro dotato di ottima struttura e tematiche importanti espresse egregiamente, senza luoghi comuni, ma tantissima sensibilità.
Luigi Cardone, autore di racconti e romanzi per bambini e ragazzi, ha pubblicato Il gamberetto Willy (2016), Il regno di Amanita (2017) e Il mondo in bianco e nero (2018).
INTERVISTA
Le aquile d’oro è stata un’idea di tuo figlio, raccontaci.
Ricordo bene quel giorno in cui mio figlio innestò in me il seme della storia. Era un sabato pomeriggio e avevamo litigato per un motivo che adesso mi sfugge. Lui aveva ragione, ma io ero troppo orgoglioso per ammetterlo. Mi sedetti alla scrivania fissando il foglio bianco di Word e mio figlio, dimostrando più maturità di me, prese una sedia e si mise al mio fianco, dicendomi: pace, Papà. Io risposi: pace. Poi di punto in bianco mi disse: che ne dici di scrivere qualcosa che parli di animali leggendari, che ne so, scrivi delle Aquile D’oro. Da quel giorno iniziammo a parlarne, a fare la lista dei buoni e cattivi, e continuammo fino alla fine di una storia nata dallo stesso sangue.
Anche ne Il mondo in bianco e nero il tema principe è la diversità. Si tratta di un argomento che ti sta molto a cuore?
Ho scritto molto sulla diversità, anche racconti per adulti mai pubblicati. La scienza dice che siamo fatti tutti della stessa materia e tutti connessi, credo che la parola Diverso non debba nemmeno esistere. Io credo negli esseri umani, credo che molti agiscano per sentito dire, e credo che tutti in fondo in fondo siano coscienti del fatto che apparteniamo allo stesso nido.
I protagonisti del libro, troppo legati alla tecnologia, riscoprono la magia ed il gioco. Come vedi i ragazzi di oggi?
I ragazzi di oggi sono eccezionali, una marcia in più rispetto alla nostra generazione. Affrontano: separazioni, drammi, differenze sociali ed etniche, una vita frenetica senza un attimo di pausa. Non sono contrario alla tecnologia, sono a favore della socializzazione in tutte le forme possibili. Ogni cosa deve avere il suo equilibrio ed è un compito che spetta a noi genitori. I figli sono ciò che noi gli insegniamo. Credo che prima debbano crescere gli adulti, di conseguenza la futura generazione avrà basi solide.
C’è molta ironia nel tuo lavoro, questo lo dobbiamo a te o a tuo figlio Diego?
L’ironia è qualcosa che mi viene naturale, cerco di trattare temi importanti senza appesantirli. Il sorriso credo che sia la prima cura di tutti i mali. Se un testo è fluido, divertente, forse qualche ragazzo avrà voglia di leggerlo e forse rimarrà con qualcosa di positivo alla fine della storia.
Sono stata positivamente colpita dai tuoi ringraziamenti alla tua editor. Spesso gli autori dimenticano che dietro le loro idee c’è un grande lavoro.
Il mio Editor Sara Gavioli l’ho definita la mia Baby-Sitter letteraria. Ha creduto in me quando ero solo creatività e refusi di ogni genere. Altri mi avevano lasciato andare dicendo che c’era troppo lavoro da fare sulla mia scrittura. Lei lo ha fatto. Ho dedicato anche un racconto a Sara: Storie di punteggiatura. È stato emozionante vincere il mio primo concorso con quel racconto. Stephen King utilizza una parola per definire un Editor: divino.
A quale dei tanti personaggi del libro sei maggiormente legato e perché?
Se penso alle Aquile d’oro mi viene in mente subito Geremia. Un avvoltoio vegetariano che dona la sua vita per un ideale. Si mostra per quello che è senza filtri, senza timori. Riesce a liberarsi dalle credenze che gli vengono imposte dalla sua famiglia e rimanere se stesso fino alla morte. Vorrei essere come lui, avere la stessa determinazione e carattere. Credo che in ognuno di noi ci sia un po’ di Geremia, dovremmo solo tirarlo fuori.