Nel sottosuolo della basilica di San Francesco di Paola, ad una profondità di sei metri, è stato ritrovato un ipogeo di oltre mille metri quadrati. Esiste da circa due secoli ma era praticamente noto a pochi addetti ai lavori. Realizzato nell’Ottocento per volere di Gioacchino Murat, solo successivamente, con l’arrivo al trono di Ferdinando I delle due Sicilie, venne commissionata la costruzione della Basilica reale Pontificia San Francesco di Paola. Si tratta di una rete di cunicoli scavati nel tufo che si dirama nel sottosuolo di Napoli, una complessa e stupefacente architettura sotterranea.
Tutt’ora è poco chiara l’originaria destinazione, sebbene la funzione pubblica del sovrastante edificio possa far legittimamente ipotizzare che l’ipogeo servisse anch’esso come luogo di incontro collettivo. L’area è stata riqualificata da Comune e Provveditorato alle opere pubbliche, un gioiello che diventerà una prestigiosa area espositiva, capace di contenere fino a 300 persone. L’accesso all’ipogeo sarà attraverso le porte numero 6 e 7 del colonnato. Scendendo giù per una scala e poi in un ascensore di vetro si giunge nel cuore della Napoli sotterranea attraversando archi e pietre di tufo. La struttura al di sotto della basilica che la sorregge assomiglia ad un gigantesco fungo.