A volte i migliori incontri sono inaspettati.
A volte ci si trova in un posto ed il destino fa il resto.
Max Bellocchio, regista hard con alle spalle una trentennale carriera nel porno -il porno vero della Golden Age, non quello che troviamo noi oggi su internet. Tutti si improvvisano pornostar e registi di se stessi, la lettera scarlatta che etichettava questi precursori della libertà, dello scaldalo alla pubblica morale oggi non fa quasi più notizia, in un certo senso si è perso il gusto del proibito.
Premi, viaggi, isole da sogno e poi le femmine: elemento costante della sua vita.
Ho conosciuto Max Bellocchio per caso e siamo entrati subito in sintonia. Questa intervista in due parti e frutto della mia ammirazione e curiosità intorno a lui e al suo mestiere: l’uomo che ha scritto la storia del porno in Italia, l’uomo che ha conosciuto un mondo che mi affascina, che ha lavorato con le pornostar mito come Moana Pozzi e Angelica Bella, ed oggi continua a coltivare la sua “pornografica” passione con professionalità e esperienza.
Max Bellocchio, Alessandro Del Mar o Toni Montana o come lo chiamo io in persona: Maestro.
Max come ha iniziato?
Il destino, sempre il destino! Io ero uno dei ragazzi che frequentava la stazione di piazza Garibaldi, eravamo una decina con l’ intendo di “acchiappare “ le straniere che venivano a visitare Napoli, anche il Mattino ci dedicò un articolo sul genere: “questi ragazzi imbrillantinati e seduttori” . Ogni sera con una ragazza diversa: americane, giapponesi, francesi etcc
Una sera conobbi una ragazza americana che faceva ”la pompiera”, ognuno di noi aveva un giro, io facevo piazza Garibaldi, San Carlo, poi taralli a Mergellina, tredici scese Sant’ Antonio, Hotel Casanova, al 90% finiva sempre li.
Portai questa ragazza al San Carlo dove mi facevano entrare tramite amicizia, e quella sera il mio amico mi disse: Alessandro lascia perdere questa ragazza e ascoltami: ieri ho girato un film porno, ho conosciuto un produttore di nome Mario Salieri. Scoprii poi che i suoi racconti erano fasulli. Lui frequentava il set ma non faceva l’attore. Una sera chiesi al mio amico se a Salieri poteva servire un aiuto sul set, io parlavo inglese e avevo una Jaguar. Lui accettò e mi portò da Mario al vomero. Sembrava Robert De Niro nel film Cape Fear, barbuto con i capelli lunghi. Lui doveva girare un film a Ischia ambientato nel Vietman, gli serviva dell’abbigliamento militare, e gli recuperai tutto velocemente, lui poi mi disse: hai fatto per me in un giorno quello che gli altri fanno in un mese, ti do il doppio di quello che prendi ora se lavori per me. A Ischia arrivarono Rocco Siffredi, Joy, Karins, Malone, ero inizialmente intimorito, poi divenne naturale veder tutte queste belle donne nude che mi passavano davanti.
Questo fu il mio debutto nel porno italiano.
C’è un lato negativo nel tuo lavoro?
No, è un lavoro divertente, si guadagnano soldi, sei in giro per il mondo, e sei sempre attorniato da belle donne. Forse di negativo c’è che con l’evoluzione della tecnologia sono cambiati i modi di ripresa, cambia il modo di vedere il porno prima con le cassette e dvd, ora comprano telecamera e fanno tutto online. Il negativo è la fine dell’ era d’oro del porno.
Cosa è cambiato dal porno vissuto da te a quello di oggi?
Innanzitutto eravamo pochissimi, sempre gli stessi e chi faceva questo lo intendeva come un lavoro, un mestiere vero. Le ragazze (francesi ad esempio) erano pagate per una giornata di lavoro, non a scena. Ti faccio un esempio: una ragazza fece due scene e un‘altra tre, e quella che ne girò soltanto due mi chiese perché non girasse un’altra scena anche lei: “forse perché non era brava?”- mi domandò. Le attrici si interessavano al tipo di film, se stavamo girando una commedia o altro. Noi affittavo una villa in un bel posto e lì vivevamo tutti insieme come una famiglia, si cenava, si giocava. Oggi si arriva sul set, scena di venti minuti e fine.
Cos’è il peccato per te?
Il peccato è fare del male a qualcuno. Se tu vivi la tua vita senza danneggiare gli altri, senza prevaricare sul prossimo per arrivare al tuo obiettivo, allora non c’è peccato. Il peccato è solo se fai volutamente del male.
La pornostar più difficile con cui hai lavorato?
Claudia Ferrari (il film era Millonaire; Oscar a Los Angeles e Parig n.d.r.) era ungherese. In testa non aveva “tanto”, non capiva l’inglese, a Santo Domingo non voleva salire sul cavallo, cambiai scena e la feci salire insieme all’attore principale. Odiava i cavalli. E poi l’ultima settimana di ripresa da Budapest a Santo Domingo si presentò sul set con un taglio di capelli diverso (sempre per lo stesso film!), quindi abbiamo usato una sorta di parrucca per compensare.
Fine prima parte