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© 2022 Senzalinea testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Napoli n. 57 del 11/11/2015.Direttore Responsabile Enrico Pentonieri
Sport

MESSI SUL TETTO DEL MONDO, E’ IL DEGNO FIGLIO DI D10S

Jacques Pardi
Jacques Pardi 1 mese fa
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5 Min Lettura
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Alla fine, Lionel Messi ce l’ha fatta: il fuoriclasse di Rosario trascina la sua Argentina alla vittoria della terza Coppa del Mondo della propria storia, 36 anni dopo Maradona, ai danni dei Campioni uscenti della Francia, cui non è bastata la tripletta di un fenomenale Mbappè.

Quella giocata ieri nel Lusail Stadium verrà probabilmente ricordata come la più bella finale mondiale di tutti i tempi, con mille emozioni contrastanti e l’epilogo affidato anche stavolta alla lotteria del dischetto.

Eppure l’Argentina, reduce dalla netta vittoria per 3-0 (rigore di Messi e doppietta di Alvarez) in semifinale contro la Croazia di Modric, sembrava avere le mani sulla coppa già dopo la prima mezz’ora.

Messi e Di Maria, tornato titolare, hanno infatti confezionato le reti del 2-0 albiceleste, a coronamento di una partenza arrembante, condotta a ritmi altissimi, con un pressing che ha spiazzato i bleus di Deschamps, che nel turno precedente avevano infranto il sogno di un coraggioso Marocco con un 2-0 fin troppo severo per i maghrebini.

L’ex Real Madrid, a dimostrazione di una ritrovata condizione fisica, prima si è procurato il rigore trasformato dalla Pulce al 23′, e poi ha chiuso uno splendido contropiede avviato sempre da Messi con un delizioso scavetto al 36′.

I francesi, nonostante Deschamps avesse cercato una scossa sostituendo Giroud e Dembelè dopo 40′, sono apparsi a lungo abulici e incapaci di abbozzare una reazione anche nella ripresa, ma l’Argentina, pur apparendo in controllo, non aveva fatto i conti con la classe e la tenacia di Mbappè.

Il fuoriclasse del PSG ha rimesso tutto in discussione a 10′ dalla fine, segnando una doppietta da urlo in 120 secondi: prima il penalty realizzato con freddezza dopo il fallo di Otamendi su Kolo Muani, poi il fantastico esterno destro al volo dopo una combinazione tutta di prima con Thuram.

Getty Images

Tutto rinviato ai supplementari quindi, ed anche nell’extra time sono stati gli uomini di Scaloni a rimettere la testa avanti: merito ancora una volta di Messi, lesto a sfruttare la corta respinta di Lloris su botta ravvicinata di Lautaro Martinez al 108′.

Finita, dunque? Neanche per idea: a due minuti dalla conclusione del match, un fallo di mano di Montiel ha regalato un’altra chance dal dischetto a Mbappe, che non ha perso l’occasione di segnare la sua personale tripletta.

Persino nel recupero dei supplementari le due squadre hanno regalato ulteriori emozioni, ma prima Kolo Muani ha sparato su Emiliano Martinez il colpo del k.o. a botta sicura, e sul successivo ribaltamento di fronte Lautaro ha spedito fuori un’invitante incornata da posizione favorevolissima.

Il destino ha dunque voluto che anche la finale si decidesse ai rigori, e anche stavolta il portiere albiceleste si è erto a protagonista assoluto: dopo le reti, tanto per cambiare, di Mbappe e Messi, Martinez ha neutralizzato il penalty di Coman e indotto Tchouameni a tirare a lato, tuffandosi dalla parte giusta.

Il rigore trasformato da Montiel ha suggellato quindi il trionfo dell’Argentina, dando vita a una festa iniziata in Qatar e proseguita a Buenos Aires, passando ovviamente per una Napoli invasa dai tifosi sudamericani quanto mai di casa.

Il Mondiale appena concluso ha indubbiamente sancito il coronamento della straordinaria carriera di Leo Messi, finalmente in grado di regalare al suo popolo un trionfo atteso dal 1986: senza soffermarci su paragoni blasfemi, il passaggio di testimone da Maradona alla “Pulga” si è finalmente compiuto.

A Messi, capace di vincere veramente tutto, va riconosciuto l’enorme merito di aver saputo prima sopportare e poi togliersi di dosso il macigno di un’eredità impossibile, che avrebbe schiacciato chiunque: D10S ha finalmente trovato il suo Messi-a, degno figlio del più grande di sempre.

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Jacques Pardi Dic 19, 2022
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Pubblicato da Jacques Pardi
La laurea in ingegneria gli ha fatto perdere i capelli ma non le tante (troppe?) passioni, dallo sport (soprattutto il Napoli, calcio e basket, ma più che di passione qui parliamo di...malattia), al cinema, dalla musica alle serie tv, fino (inevitabilmente) ai fumetti. La moglie e le due figlie queste passioni spesso le supportano, altrettanto spesso le...sopportano. Un autentico e fiero "nerd partenopeo" insomma, incurante dell'età che avanza, con un sogno nel cassetto: scrivere di quello che ama
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