E’ una sosta amara, quella di questa settimana, per la Serie A e per tutto il calcio italiano: perdendo in casa con la Macedonia del Nord giovedì, la Nazionale Campione d’Europa manca per la seconda volta di seguito l’accesso alla fase finale dei Mondiali.
Un fallimento tanto clamoroso quanto, in fondo, inevitabile: tra società indagate per falso in bilancio, conti in rosso “sistemati” a suon di plusvalenze, mancanza di talenti, un interminabile digiuno di vittorie europee dei club e assurde mode tattiche come la suicida costruzione dal basso, il calcio italiano vive una crisi cronica, nascosta dall’ormai chiaramente casuale trionfo di Wembley dello scorso Luglio.
Dopo l’ormai inutile sfida tra gli azzurri e la Turchia di martedì prossimo, il campionato tornerà per lo sprint finale, con 3 squadre ancora in lotta per il titolo, visto che il ritorno della Juventus appare francamente tardivo.
Le vittorie nelle ultime due partite contro Verona e Udinese lasciano più di una chance al Napoli di Spalletti, distante 3 punti dal Milan e in vantaggio di altrettante lunghezze sull’Inter, che pure ha una partita da recuperare, a 8 giornate dalla conclusione del torneo.
La sconfitta interna nello scontro diretto con i rossoneri ha giustamente smorzato gli entusiasmi, sia per il peso specifico della gara che per il riproporsi degli atavici limiti caratteriali dei partenopei, ma superato lo sconforto del momento è giusto sottolineare come Koulibaly e compagni abbiano ancora il diritto, se non il dovere, di provarci.
Del resto la storia del Napoli insegna che gli scudetti si possono vincere o perdere a prescindere dall’esito degli scontri diretti: ne sono un evidente esempio il campionato perso dagli azzurri nel 2018 e quello viceversa conquistato nel 1990.
Tutti ricordiamo infatti che, nonostante la vittoria nello scontro diretto del 22 Aprile allo Stadium di Torino grazie al gol di Koulibaly sembrasse aver aperto le porte al trionfo tricolore, con un punto da recuperare a 4 incontri dal termine, la successiva sconfitta maturata a Firenze spense i sogni di gloria della squadra di Sarri, anche per via dell’ormai famigerata direzione di Orsato in Juventus-Inter del giorno prima.
Pochi invece forse ricordano che all’inizio del 1990 il Napoli di Maradona perse due volte, in rapida sequenza, a Milano sia contro il Milan che contro l’Inter, venendo prima agganciato e poi sorpassato in testa dai rossoneri.
Gli azzurri, in testa per tutto il girone di andata, furono costretti ad inseguire gli uomini di Sacchi, tra l’altro vincendo in modo spesso sofferto, come nel caso del successo contro il Genoa agguantato nel finale grazie a Zola, tra i fischi del San Paolo.
Con la primavera però gli azzurri rifiorirono ed il diavolo si spense, fino al controsorpasso della penultima giornata che invece è ben impresso nelle menti e nei cuoi dei partenopei, con il Napoli corsaro in scioltezza a Bologna ed il Milan tramortito a Verona.
Tra l’altro la parte finale del calendario potrebbe favorire un filotto finale degli azzurri, che dopo i prossimi tre, impegnativi turni contro Atalanta, Fiorentina e Roma, affronteranno squadre non irresistibili nelle ultime cinque giornate, potendo magari approfittare degli ultimi scontri diretti in cui saranno impegnate le milanesi.
Certo, un pareggio contro il Milan al “Maradona” avrebbe dato qualche chance in più a Spalletti ed ai suoi, ma i numeri e l’andamento non certo inarrestabile avuto da tutte le contendenti al titolo autorizzano sicuramente a crederci.
La speranza è che la sfortuna lasci finalmente in pace il Napoli, che tra l’altro dovrà rinunciare almeno per una ventina di giorni al fin qui insostituibile Di Lorenzo, vittima di una distorsione al ginocchio contro l’Udinese.
Con il recupero degli ultimi infortunati, un Osimhen affamato ed incontenibile, e la possibilità di restare un altro pò a fari spenti mentre i media continuano a descrivere la sfida scudetto come un affare “made in Milano”, chissà che queste ultime otto avvincenti giornate non regalino al popolo azzurro una gioia tanto inattesa quanto meritata.