Sin dal suo esordio in edicola nel 2000 Dampyr è sempre stato un fumetto cosmopolita, nel quale i personaggi pur essendo di stanza a Praga si spostano di continuo in giro per il mondo, ovunque ci siano non-morti e Maestri della Notte da affrontare.
L’albo numero 263 della collana, intitolato La collana di Bhangarh e ideato da quella fucina di storie che è Stefano Piani non tradisce la consuetudine e sposta addirittura l’azione nel subcontinente indiano, distribuendola tra la caotica e trafficatissima Calcutta e la minuscola città di Bhangarh nello stato del Rajasthan dove è realmente ubicato un forte che la leggenda corrente reputa il luogo più infestato di tutta l’India.
Nel prologo ambientato nel 2018 due giovani amici, il più avventato e spaccone Harish ed il più cauto e pavido Rajiv decidono di sfidare la maledizione che vieta, a rischio della stessa vita, di trascorrere la notte nel forte.
L’azione si sposta a Calcutta 4 anni dopo, dove in presenza di una vecchia conoscenza dei lettori di Dampyr ossia la ghost hunter Maud Nightingale si scopre che il gesto dei due ragazzi ha avuto conseguenze nefaste sulle loro vite. Maud non ha altra via che contattare l’unica persona che possa aiutarlo a far luce sulla faccenda, il suo amico Harlan, per capirne di più sul Rasāyana al quale ha fatto cenno Harish, galvanizzato dalla presenza a Calcutta di una medium così potente al punto da fuggire dall’ospedale psichiatrico dove è rinchiuso pur di comunicare con lei.
Le indagini dei due, attraverso vari indizi, li conducono inevitabilmente a Bhangarh, un luogo che la medium conosce bene per averlo già visitato in passato avvertendone l’enorme energia psichica. Ciò che scoprono grazie alle facoltà medianiche di Maud è un vero incubo legato ad una storia d’amore non corrisposto e ad un insensato massacro avvenuto in quel luogo agli inizi del 1600.
Per sommi capi questa è la trama imbastita da Piani, non ritengo utile entrare in maggiori dettagli per lasciare ai lettori il piacere di scoprire la piega che prendono gli eventi non senza alcuni colpi di scena ben assestati: ben più interessante è analizzare il valore di un albo congegnato con un ritmo sapiente e che pur non contribuendo alla vastissima continuity della serie se non per il ritorno di Maud ha il pregio di proporre atmosfere spettrali e più connesse con storie di fantasmi che di vampiri. Un gradevolissimo intermezzo diversivo quindi, che pur facendo perno su uno dei tòpoi ricorrenti come la presenza di un misterioso oggetto dagli occulti poteri dimostra che Dampyr sa anche distaccarsi dai temi consueti a base di vampiri restando credibile ed avvincente.
Piani è sceneggiatore navigato per usare un eufemismo, è al suo quinto episodio per il personaggio e pur non avendo in questo caso toccato le vette di sottile horror di Possessione! (Dampyr N° 240) ha comunque offerto una storia tenebrosa e malinconica nel finale.
Alle chine ritroviamo Simone Delladio dopo soli due mesi da Opera mortale, probabilmente un segnale del maggiore investimento che Bonelli ha deciso di operare sul suo talento sfruttandone lo stile grafico ricco di sfumature ma soprattutto perfettamente in sintonia con atmosfere gotiche e in chiaroscuro. Sebbene le tavole puramente horror siano non più di un paio, Delladio si è però ben destreggiato tra il caos urbano di Calcutta e i diroccati scenari del Rajasthan, con in più incursioni nell’India del XVII secolo attraverso le visioni di Maud fino alle rappresentazione delle eteree entità spettrali che infestano il forte, ed il tutto con un tratto particolareggiato ma di facile interpretazione.
La copertina di Enea Riboldi enfatizza la presenza di Maud Nightingale nella storia ritraendo un passaggio chiave dell’albo all’interno del fortino fantasma di Bhangarh.
Uscita: 03/02/2022
Formato: 16×21 cm, b/n
Pagine: 96
Soggetto: Stefano Piani
Sceneggiatura: Stefano Piani
Disegni: Simone Delladio
Copertina: Enea Riboldi