Dopo quasi un anno, il Napoli cede il comando: gli azzurri di Garcia giocano uno dei secondi tempi più brutti dell’ultimo lustro, e vengono battuti dalla Lazio dell’elegantissimo ex Sarri in modo molto più netto di quanto non dica il 2-1 finale.
Eppure i Campioni d’Italia sono partiti con il piede sull’acceleratore, sfiorando due volte il gol con Kvara, tornato finalmente titolare, e tenendo costantemente in apprensione la difesa laziale, guidata da un Provedel in stato di grazia.
I biancocelesti, con le spalle al muro dopo le due sconfitte iniziali, hanno però giocato una gran partita, tenendo con attenzione in difesa e riuscendo spesso a eludere il pressing azzurro grazie alla qualità dei suoi centrocampisti, in particolare gli imprendibili Felipe Anderson e Luis Alberto.
Proprio lo spagnolo, con un sublime colpo di tacco, ha portato avanti i suoi al primo vero affondo nell’area azzurra, ma Napoli ha avuto il merito e la fortuna di riequilibrare subito le sorti del match con un tiro di Zielinski (ancora una volta tra i migliori) reso imparabile per Provedel da una deviazione di Romagnoli.
Chi si aspettava un Napoli pronto al sorpasso nella ripresa, ha ricevuto un’amara sorpresa: dopo un’altra grande parata di Provedel su Zielinski, proprio una sanguinosa palla persa del polacco ha dato il via all’azione del raddoppio biancoceleste firmato da Kamada, lasciato però troppo solo da una difesa decisamente molle.
L’auspicabile reazione degli azzurri non c’è stata, anzi: incartati dalla compattezza delle due linee laziali, i partenopei si sono affidati a improbabili lanci lunghi, allungandosi progressivamente per inseguire le respinte della difesa ospite e finendo per lasciare sconfinate praterie agli abili contropiedisti di Sarri.
La Lazio ha realizzato per due volte, con Zaccagni e Guendouzi, il gol della sicurezza, ma per due volte il VAR, rilevando un fuorigioco, ha tenuto in partita il Napoli più dei cambi di Garcia.
L’uscita di uno stanco Kvara e quella, inspiegabile, di Zielinski a favore di Raspadori e Simeone, non hanno fatto altro che imbottigliare il centro dell’attacco, e poco ha inciso anche l’esordio in azzurro di Lindstrom in luogo di Politano.
La sconfitta toglie il Napoli dalla testa della classifica dopo 40 partite, con Inter e Milan appaiate in vetta e attese, dopo la sosta per gli impegni delle Nazionali, da un derby già ampiamente reclamizzato come sfida scudetto dalla stampa del Nord.
In attesa di vedere cosa combinerà contro la Macedonia di Elmas la nuova Italia dell’ex tecnico azzurro Spalletti, a disposizione di Rudi Garcia, per provare a risolvere tutti i problemi emersi contro gli aquilotti, ci sono i giocatori non convocati dalle proprie rappresentative e 2 settimane di tempo.
In realtà, anche prima della disfatta con la Lazio erano emerse delle crepe nei meccanismi che il tecnico di Nemours sta provando a far apprendere ai suoi nuovi giocatori.
Se il minor coinvolgimento di Lobotka può avere un senso, per cercare di togliere un facile punto di riferimento agli avversari, la ricerca costante di una manovra verticale ha causato la frequente perdita di distanze tra i reparti quando la palla finisce agli avversari, difetto che con una condizione fisica ancora poco brillante ha avuto conseguenze devastanti contro Immobile e compagni.
Non hanno convinto, come già accennato, neanche i cambi, che fin qui hanno penalizzato un giocatore fondamentale lo scorso anno come Elmas, utilissimo sia per dare fiato ai centrocampisti che a tenere larga la squadra; d’altro canto, Raspadori e Lindstrom tendono sicuramente ad accentrarsi più di quanto non facessero Politano e l’ormai ex Lozano.
Infine, non poteva non creare polemiche il mancato utilizzo nelle prime tre partite di Natan, erede designato di Kim: al di là degli oggettivamente limitati demeriti di Juan Jesus, che però resta un rincalzo, fa discutere il fatto che il Napoli abbia accettato il rischio di acquistare un giocatore non immediatamente pronto, anche se emettere giudizi definitivi sul valore del brasiliano appare non solo impossibile ma soprattutto ingiusto.
Il fatto che tutte queste difficoltà siano emerse in maniera così fragorosa contro la Lazio, che resta una signora squadra, non deve però abbattere i tifosi azzurri e soprattutto la squadra e il tecnico.
Che la scorsa stagione fosse irripetibile, per risultati e distacco dalle inseguitrici, era non solo prevedibile ma scontato, così come erano preventivabili le difficoltà di Garcia nel metter mano a un giocattolo così perfetto ma anche “pericoloso” dal punto di vista della prevedibilità (per gli avversari) e dell’appagamento (degli azzurri).
Servono quindi tempo, calma e tanto lavoro, e non c’è da dubitare sul fatto che un tecnico esperto come l’ex allenatore della Roma starà già pensando a come ripartire al meglio dopo la sosta.
Alla ripresa, il Napoli tra l’altro sarà chiamato al primo tour de force stagionale, con 7 partite in 21 giorni tra campionato e Champions, e serviranno i veri Supereroi per restare al vertice in entrambe le competizioni.